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I campioni e gli altri

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A Mendrisio non vi sono solo i corridori di primo piano delle grandi nazioni del ciclismo. I mondiali sono anche l'occasione per degli atleti sconosciuti di vivere un'esperienza unica e di confrontarsi con i campioni.

James Weekes è soddisfatto. Ha appena concluso la cronometro in un’ora e venti minuti. “Un buon tempo”, ci dice mentre sta effettuando la seduta di defaticamento. Primo ciclista a lanciarsi sul circuito di Mendrisio, più di tre ore prima di Cancellara, terminerà ultimo, a oltre 20 minuti dal vincitore.

Va comunque bene così. “È stato semplicemente fantastico poter correre qui. Si è trattato di un’esperienza straordinaria!”, sottolinea con un gran sorriso sulle labbra. “Inoltre durante un allenamento ho incrociato Fabian Cancellara, uno dei miei idoli, assieme a Lance Armstrong”.

Weekes proviene da Saint Kitts e Nevis, un piccolo arcipelago caraibico composto di due isole, la cui popolazione non supera i 40’000 abitanti.

“Quando mi alleno dopo il lavoro devo fare diversi giri dell’isola, poiché la circonferenza non supera i 36 chilometri”.

Niente cinque stelle

L’atleta caraibico è giunto a Mendrisio con altre sei persone. La delegazione ha potuto beneficiare del sostegno di una società americana produttrice di una nuova bevanda energetica, che ha coperto una parte dei costi del viaggio.

Al contrario di altre nazionali, però, niente albergo a cinque stelle. La squadra ha trovato alloggio a pochi chilometri da Mendrisio, da Oscar Petroboni, un giudice internazionale di triathlon che conosce bene il responsabile della federazione ciclistica dell’arcipelago. “Sapevo che avevano pochi soldi, quindi ho proposto di ospitarli a casa mia”, ci dice Petroboni.

Oltre a Weekes, Saint Kitts e Nevis ha schierato nella cronometro anche Reginald Douglas, buon penultimo, che con le sue treccine rasta potrebbe facilmente girare un remake del film “Rasta Rocket”, ma con una bicicletta al posto del bob.

Anche due donne

Per quanto concerne l’equilibrio uomo-donna, la squadra di Saint Kitts e Nevis è un esempio di perfetta uguaglianza. Ai mondiali partecipano infatti anche due donne: Kathryn Bertine, atleta con la doppia nazionalità statunitense e di Saint Kitts e Nevis, e Monica Ceccon, di origine italiana.

“In Italia ho corso per molti anni in bicicletta. Poi ho deciso di smettere e di vedere un po’ il mondo”, ci dice la 33enne varesina. “Nel 2007 sono arrivata su queste isole, ho scoperto che c’era un po’ di ciclismo e sono risalita in sella”.

“Nei Caraibi ci sono molte gare, ogni isola organizza una sua competizione”, spiega James Weekes.

Nella regione, il ciclismo resta comunque uno sport di secondo piano, soprattutto per le donne. “In questi anni ho visto solo qualche ragazzina andare in bicicletta”, sottolinea Monica Ceccon, che se vuole correre deve allinearsi coi maschi, poiché di competizioni femminili non ve ne sono.

Promuovere il ciclismo

“All’inizio erano tutti un po’ sorpresi. Il livello non è alto e riuscivo a seguirli senza troppi problemi. Dopo un po’ di chilometri si guardavano e dicevano ‘è ancora qua, è ancora qua!'”.

Al pari dei suoi compagni di squadra, Monica Ceccon, che parteciperà anche alla gara in linea di domenica, non è venuta a Mendrisio per far risultato. “A dire il vero ho passato un po’ troppo tempo in spiaggia”.

L’obiettivo era un altro. “Lo scopo è soprattutto di contribuire a promuovere il ciclismo nel nostro paese”, sottolinea l’elettricista James Weekes, che a 37 anni sa di aver raggiunto ormai l’apice della sua carriera di dilettante.

Trasformare una passione in professione

Il sogno di José Ragonessi è invece un altro: l’ecuadoriano spera un giorno di poter trasformare la sua passione in una professione.

Del resto questo studente di 24 anni non ha certo sfigurato, giungendo 60esimo a meno di 9 minuti da Cancellara.

Contrariamente alle isole caraibiche, in Ecuador e più in generale in Sudamerica – Colombia in primis – il ciclismo è uno sport che gode di una certa notorietà. “Nel mio paese c’è una vera tradizione. Del resto la cronometro odierna era trasmessa in diretta alla televisione nazionale”, dice José Ragonessi.

La federazione ecuadoriana ha inviato a Mendrisio due atleti, ciò che rappresenta uno sforzo finanziario considerevole, sottolinea il giovane ciclista. “Si tratta di una grande opportunità per mettermi in mostra. Partecipare ai Mondiali mi permette di avere qualche contatto coi responsabili delle squadre professionistiche”, aggiunge.

E chi lo sa, forse tra qualche anno al posto di appassionarsi per le imprese di Cancellara il pubblico europeo potrà applaudire le prodezze degli eredi di Ragonessi e Weekes. Del resto, come sottolinea Oscar Petroboni, chi avrebbe mai immaginato, appena qualche decennio fa, che il mondo dell’atletica sarebbe stato dominato dagli atleti caraibici e africani?

Daniele Mariani, swissinfo.ch, Mendrisio
(con la collaborazione di Samuel Jaberg)

I Mondiali di ciclismo di Mendrisio si sono aperti il 23 settembre con la cronometro Under 23, che ha visto trionfare l’australiano Jack Bobridge. Nella corsa contro il tempo femminile è invece salita sul gradino più alto del podio l’americana Kristin Armstrong.

Giovedì è invece stato il turno di Fabian Cancellara, che nella cronometro élite ha sbaragliato tutta la concorrenza.

Sabato sono in programma le corse in linea degli Under 23 e delle donne. Domenica il gran finale, con la gara degli élite.

A questi Mondiali, che Mendrisio ospita per la seconda volta dopo quelli del 1971, sono rappresentate 49 nazioni. Gli Stati africani e asiatici sono praticamente assenti, per mancanza di mezzi o perché il ciclismo è poco praticato.

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