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Il trionfo degli azionisti

A Basilea erano presenti oltre 4'700 azionisti, in rappresentanza del 64,6% dei voti, un record Keystone

Il rifiuto di concedere il discarico agli ex dirigenti dell'UBS rappresenta un trionfo per la democrazia degli azionisti in Svizzera, commentano giovedì i quotidiani elvetici. La stampa nutre però seri dubbi sulla possibilità che gli ex top manager debbano un giorno comparire in tribunale.

“Un ceffone per Marcel Ospel”, “Un voto per la nuova UBS”, “Un rifiuto storico”, “Gli azionisti si ribellano”… La maggior parte dei giornali elvetici vede nel voto di mercoledì una vittoria storica della democrazia degli azionisti in Svizzera.

“Per la prima volta in una grande società per azioni si è riusciti, contro la volontà del consiglio d’amministrazione, ad inviare non solo un segnale, ma anche a raggiungere una maggioranza”, commentano ad esempio il Tages Anzeiger e il Bund.

Per la Neue Zürcher Zeitung, rifiutando di concedere il discarico agli ex dirigenti per l’esercizio 2007, i proprietari dell’UBS hanno mostrato che “la presunta debolezza della democrazia degli azionisti può benissimo funzionare nell’attuale quadro legislativo”.

“Hanno osato e ci sono riusciti”

“Non era mai successo prima nella storia economica recente; oltre la metà degli azionisti ha rifiutato di assolvere gli ex dirigenti della banca”, constata dal canto suo 24 Heures.

“Hanno osato e ci sono riusciti”, sottolinea il quotidiano di Losanna riferendosi a Ethos, Actares e ai vari fondi etici. “Hanno federato tutto un popolo di piccoli azionisti e grandi investitori anglosassoni basandosi su una semplice evidenza: chi ha agito in questa maniera non può cavarsela così”.

Secondo l’Aargauer Zeitung e la Neue Luzerner Zeitung, il risultato rappresenta un segnale forte non solo per quanto concerne l’UBS, ma anche per tutti i manager e le grandi aziende svizzere, poiché “per la prima volta gli azionisti hanno imposto dei limiti da non superare”.

Quali conseguenze?

Sul reale impatto del voto di mercoledì, Le Matin non si fa però nessuna illusione. Questo “conato di nausea” degli azionisti serve più che altro a sfogarsi contro “l’arroganza dei banchieri” ed è “una forma di psicoterapia di gruppo” che rischia però di rimanere senza conseguenze.

Secondo il giornale vodese, Ospel & Co. verosimilmente non dovranno mai affrontare un processo. “Solo la banca avrebbe i mezzi per lanciarsi all’attacco, ma nulla indica che ha intenzione di farlo”.

Un’opinione condivisa anche da altri editorialisti. Nei loro commenti, l’Aargauer Zeitung e la Neue Luzerner Zeitung sottolineano che “il consiglio d’amministrazione dell’UBS continua ad opporsi con tutte le sue forze a una procedura giudiziaria e sarebbe una grossa sorpresa se il voto di mercoledì ammorbidisse questa posizione”.

Secondo La Regione, si è trattato prima di tutto di un “segnale politico”, poiché “è praticamente impossibile che uno degli ex amministratori verrà trascinato prima o poi in tribunale a pagare di tasca propria”.

“Nonostante il ritorno in zona utili che certamente con il tempo aiuterà a rimarginare lo strappo con i piccoli azionisti – rileva inoltre il giornale ticinese –, la grande banca non è ancora fuori dalle secche e ricostituire il suo capitale di fiducia sarà il compito più arduo per l’attuale dirigenza”.

Il cda ha il dovere di agire

La Neue Zürcher Zeitung è invece più possibilista in merito ad un’eventuale procedura giudiziaria: “Anche se il rifiuto del discarico rappresenta soprattutto un segnale simbolico, il consiglio d’amministrazione farebbe bene a non prendere questo voto alla leggera” e dovrebbe riconsiderare la possibilità di sporgere denuncia. “In qualità di servitore degli azionisti, il consiglio di amministrazione ha il dovere di farlo”, sottolinea la NZZ.

In tal senso si esprime pure la Berner Zeitung, secondo cui “anche se le possibilità di successo sono molto limitate, la banca non avrebbe che da guadagnarci dal punto di vista della credibilità “.

Il cartellino rosso estratto mercoledì è percepito da Le Temps come una disapprovazione anche per l’operato di Kaspar Villiger. “Il presidente della banca ha il compito di neutralizzare i dossier politici, come quello del discarico o del voto in parlamento sull’accordo con Washington, mentre il direttore generale deve riportare sui binari giusti l’istituto. L’ex consigliere federale ha quindi fallito”.

Per il quotidiano romando, la “rivolta” degli azionisti dell’UBS, che oltre a rifiutare il discarico hanno pure contestato il rapporto sulle rimunerazioni (4 azionisti su 10 l’hanno disapprovato), avrà ripercussioni anche politiche.

“Rinforzerà il sostegno all’iniziativa Minder [contro i salari abusivi]. E potrebbe pure obbligare Hans-Rudolf Merz a preparare una tassa sui bonus. Sarebbe un altro cambiamento di paradigma”.

Daniele Mariani, Pierre-François Besson, Christian Raaflaub, swissinfo.ch

L’UBS, che ha sede a Zurigo e Basilea, è la più grande banca svizzera e impiega circa 65’000 collaboratori.

Nel 2009 ha registrato una perdita di 2,7 miliardi di franchi e un deflusso netto di capitali pari a 147 miliardi. Il patrimonio in gestione ammonta ad oltre 2’200 miliardi di franchi.

È il terzo anno consecutivo che la banca chiude i propri conti con un disavanzo. Nel 2008 aveva accusato perdite record per oltre 20 miliardi di franchi, mentre nel 2007 l’eccedenza è stata di 4,4 miliardi.

L’ultimo anno positivo è stato il 2006, quando l’UBS aveva totalizzato un utile di 11,5 miliardi di franchi.

Particolarmente esposta sul Nel 2007 il presidente del consiglio d’amministrazione dell’UBS era Marcel Ospel, rimasto in carica fino al primo aprile 2008. Tra i suoi colleghi vi era pure Ernesto Bertarelli, l’ex patron di Serono e capo del team Alinghi.

I direttori generali erano Peter Wuffli, in carica fino al 6 luglio 2007, e Marcel Rohner.

La decisione presa mercoledì dagli azionisti dell’UBS lascia aperta la possibilità di aprire una causa civile nei confronti degli ex dirigenti della banca. L’attuale presidente del cda Kaspar Villiger ha però ribadito che l’istituto è contrario ad intervenire. Fino a quando non emergeranno fatti nuovi, questa posizione non cambierà, ha dichiarato.

Il rifiuto del discarico è una misura molto rara in Svizzera. In passato casi simili si erano verificati presso le aziende OC Oerlikon, Forbo, Arbonia-Forster e SGS. Nel 2001, il governo aveva rifiutato di liberare dalle loro responsabilità i membri del cda di SAirGroup (Swissair). L’assemblea generale aveva però poi accordato il discarico ai dirigenti.

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