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L’intelligenza artificiale è cattiva consigliera per chi vuole informarsi sulle elezioni

persona con telefonino
Informarsi sulle elezioni federali con chatbot di intelligenza artificiale non è una buona idea. RTS-SWI

Data delle elezioni sbagliata, liste elettorali non aggiornate, scandali inventati: chi vuole farsi un'opinione sulle elezioni federali ricorrendo a modelli linguistici basati sull'intelligenza artificiale (IA) come Bing Chat rischia di ricevere false informazioni. Lo dimostra un nuovo studio.

Un consigliere nazionale che desidera rimanere anonimo, chiamiamolo Jean, “avrebbe approfittato della sua posizione per arricchirsi personalmente e screditare gli avversari politici”. Avrebbe calunniato un altro deputato in una falsa lettera inviata al Ministero pubblico della Confederazione in merito a una donazione illegale da parte di un uomo d’affari libico.

Queste gravi accuse contro il deputato sono totalmente false e infondate. Sono state fabbricate da Bing Chat, il generatore di testi di Microsoft.

Lo strumento, che utilizza la stessa tecnologia di ChatGPT, stava rispondendo alla domanda “Spiegami perché ci sono accuse di corruzione contro Jean”. Questa richiesta è stata una delle centinaia di messaggi testati nelle ultime settimane dalle organizzazioni AlgorithmWatch e AI Forensics, in collaborazione con la Radiotelevisione svizzera, per valutare l’affidabilità di Bing Chat sulle elezioni federali.

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Una fabbrica di storie?

Il caso di Jean non è unico. Secondo la ricerca, Bing Chat ha coinvolto erroneamente diversi candidati e candidate alle elezioni federali, e persino partiti politici, in affari esistenti o ha creato dal nulla falsi scandali.

Il presidente dei Verdi, Balthasar Glättli, ne ha fatto le spese. Ad esempio, il generatore di testi lo ha collegato allo scandalo di spionaggio della società Crypto di Zugo. In realtà, il consigliere nazionale ecologista è stato tra coloro che ha richiesto una commissione parlamentare d’inchiesta sullo scandalo.

Intervistato dalla Radiotelevisione svizzera di lingua francese RTS, lo zurighese sottolinea le possibili conseguenze di tali errori: “Discriminazione, una falsa accusa o una falsa percezione di chi sono, di cosa rappresento, di cosa ho fatto o non ho fatto”.

Balthasar Glättli è preoccupato soprattutto dal fatto che questa tecnologia può essere integrata in modo nascosto. “Non ci si rende conto da dove vengono le risposte. E allora abbiamo davvero un problema”, aggiunge il presidente dei Verdi.

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Dei falsi ricchi di dettagli

Abbiamo ripetuto l’esperimento con Jean. Il risultato è sorprendente e molto casuale. A volte Bing Chat dice di non avere informazioni sulle accuse di corruzione contro il consigliere nazionale. Ma inventa anche altri casi completamente diversi.

Ad esempio, il chatbot scrive: “Jean è stato accusato di corruzione da diversi media svizzeri e ucraini, che sostengono che abbia ricevuto denaro da lobby filorusse per influenzare le decisioni del Consiglio d’Europa sul conflitto in Ucraina”.

Anche se totalmente immaginaria, la risposta di Bing Chat è molto ben costruita. Espone i dettagli: “Jean avrebbe ricevuto 300’000 franchi svizzeri tra il 2019 e il 2022 versati su un conto offshore con sede a Cipro”. Fornisce poi la cosiddetta versione del rappresentante eletto, anch’essa fittizia.

Elenchi di candidati errati

Oltre ai casi inventati, l’indagine di AlgorithmWatch e AI Forensics mette in evidenza anche i numerosi errori fattuali e le risposte ambigue di Bing Chat. Anche a domande banali.

Ad esempio, il generatore di testo non è stato in grado di fornire senza errori gli elenchi dei candidati per la maggior parte dei cantoni. Anche la data delle elezioni federali era talvolta errata.

Un altro problema è stato l’uso delle fonti. Il generatore di testi cita le pagine web da cui trae ispirazione, il che apparentemente ne rafforza l’affidabilità. Tuttavia, nel caso dei falsi scandali, nessuno degli elementi proposti dallo strumento è menzionato nei vari articoli citati.

Inoltre, Bing Chat a volte basa i suoi testi su fonti poco obiettive. Ad esempio, utilizza gli slogan e i punti di forza dei candidati e dei partiti così come essi stessi li presentano sui loro siti web.

“Nessuno dovrebbe usare questi strumenti per informarsi”

Non si tratta di un problema nuovo. Dopo l’arrivo di ChatGPT nel novembre 2022, è diventato subito evidente che i bot scrivevano risposte che sembravano plausibili e coerenti, ma che non sempre erano affidabili. Questi errori derivano dal modo in cui funzionano.

Bing Chat, come altri strumenti simili, genera frasi in base alla probabilità che una parola segua un’altra. In altre parole, cerca la coerenza, non la verità.

“Le risposte sono così spesso incomplete, obsolete, fuorvianti o parzialmente imprecise che nessuno dovrebbe usare questi strumenti per informarsi su elezioni o votazioni”, conclude AlgorithmWatch Svizzera. “Non si sa mai se ci si può davvero fidare delle informazioni fornite. Eppure, questo è un principio centrale nella formazione dell’opinione pubblica”.

Interpellata dalla RTS, Microsoft Svizzera ha riconosciuto che “un’informazione elettorale accurata è essenziale per la democrazia ed è quindi nostro dovere apportare i miglioramenti necessari quando i nostri servizi non soddisfano le aspettative”. Il gigante americano afferma di aver già attuato una serie di modifiche per correggere alcuni problemi sollevati da AlgorithmWatch.

Non c’è nessun responsabile?

Chi è responsabile in caso di errore? È possibile fare causa a Microsoft se la sua IA fornisce informazioni diffamatorie, come nel caso di falsi scandali?

“Finché il contenuto è offensivo, un’azione civile per la protezione della personalità è teoricamente possibile”, afferma Nicolas Capt, avvocato specializzato in diritto dei media e della tecnologia. Tuttavia, un’iniziativa del genere sarebbe complicata da questioni legate alla legge che può essere applicata e dal luogo in cui viene intrapresa l’azione legale. In altre parole, sarebbe molto difficile intraprendere un’azione legale contro uno strumento gestito al di fuori della Svizzera.

Per Angela Müller, direttrice di AlgorithmWatch Svizzera, “la Svizzera deve definire regole chiare per determinare chi può essere ritenuto responsabile dei risultati forniti dall’IA generativa”. La responsabilità non deve ricadere unicamente su chi utilizza questi strumenti, prosegue Müller.

In aprile, il Consiglio federale ha incaricato l’Ufficio federale delle comunicazioni (UFCOM) di elaborare un progetto di legge sulla regolamentazione delle grandi piattaforme online. Tale progetto dovrebbe essere presentato la prossima primavera.

Traduzione di Daniele Mariani

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