Le ragioni morali della talpa di HSBC

L’ex informatico della banca HSBC, al centro della cronaca per aver fornito una lista di potenziali evasori fiscali alle autorità francesi, ha agito per denunciare il sistema, ha affermato in un’intervista.

In seguito alle informazione circolate durante il fine settimana sui dossier sottratti dalla filiale ginevrina di HSBC, il principale protagonista della vicenda ha rotto il silenzio esprimendosi all’emittente televisiva France 2.

L’ex collaboratore italo-francese ha spiegato di aver agito per questioni morali, dopo aver scoperto che il sistema applicato dalla banca permetteva di aggirare tasse, prelievi e tassa sul valore aggiunto. In questi casi, ha detto, o si fa finta di niente oppure si tenta di capire.

Per la lista di presunti evasori trasmessa al fisco francese, ha aggiunto, «non ho ricevuto soldi». L’elenco non conteneva meno di dieci nomi come invece sostiene la banca, ma 130’000 e di varie nazionalità, ha indicato su Le Journal du Dimanche il procuratore di Nizza Eric de Montgolfier, che ha ordinato l’apertura di un’inchiesta per riciclaggio.

Secondo il magistrato, l’informatico ha agito con una motivazione «messianica e sincera». L’ex collaboratore era stato arrestato nel dicembre 2008 dalla polizia svizzera, che lo sospettava di essersi introdotto in modo fraudolento negli schedari informatici della banca. Quando è stato rilasciato si è rifugiato in Francia, dove ha «aiutato» la giustizia – ha spiegato alla televisione – a decrittare i dati sottratti.

Riferendosi alle polemiche suscitate in Francia dal sospetto che il Ministero del Bilancio possa usare una lista rubata per combattere l’espatrio di capitali all’estero, il presidente Nicolas Sarkozy ha affermato che la lotta contro gli evasori «è morale, ma le regole devono essere rispettate».

swissinfo.ch e agenzie