Ultimo omaggio al salvatore dell’orologeria svizzera
Con la morte di Nicolas G. Hayek, la Svizzera perde un imprenditore visionario, che era riuscito negli anni '80 a risollevare e rilanciare un'industria orologiera ormai moribonda. La stampa rievoca con commenti positivi la straordinaria opera e la personalità originale del fondatore della Swatch.
“Danke”, ossia “grazie”, è il titolo scelto dal Blick per rendere omaggio a Nicolas G. Hayek. “Grazie per la Swatch, grazie per la Smart e grazie di tutto. Mancherà alla Svizzera e al mondo”.
“Ieri è deceduto il più grande imprenditore della Svizzera e una delle personalità più impressionati del paese”, rileva il giornale popolare, ricordando lo spirito di iniziativa e la creatività del patron della Swatch. “Dovremmo tutti tentare di essere un po’ come Hayek. Non dobbiamo necessariamente salvare l’industria orologiera, ma cercare di seguire il suo modello”.
Formidabile venditore
“Possiamo farlo”: riportando questo motto di Hayek, Le Temps sottolinea la determinazione che contrassegnava il patron della Swatch. “Hayek era una venditore formidabile, un talento della comunicazione: vi fissava negli occhi e si metteva a raccontarvi una storia che sembrava così bella, così vera e così credibile, da far sparire ogni dubbio”:
Salvando l’industria orologiera svizzera, Hayek ha saputo realizzare “una riconversione che tutti consideravano ormai senza speranze”, osserva il quotidiano romando. “È riuscito a rinnovare la tradizione dell’orologiera meccanica, a ristabilire la supremazia di Omega, a far rinascere dalle ceneri Breguet, a reinvestire nelle imprese e ad aprire boutique prestigiose”.
Uno come Steve Jobs
“Addio Monsieur Swatch”, titola Le Matin, per il quale “la Svizzera perde un visionario”. “Incontrare Nicolas Hayek era un momento di piacere: non accordava nessun importanza alle apparenze. Sapeva relativizzare il successo e gli onori, come gli orologi molli dipinti da Salvador Dalì relativizzano il tempo”.
Il giornale romando si spinge fino a tracciare un paragone tra Hayek e l’inventore di Apple. “Come Steve Jobs con il suo IPhone, Nicolas G. Hayek si è fatto le sue cerchie di appassionati con la Swatch. Un orologio che non ha inventato, ma che ha fabbricato e soprattutto reso popolare per salvare l’industria orologiera svizzera. Migliaia di impiegati della sua ditta sono orfani, ma la sua morte tocca anche milioni di persone nel mondo”.
Una bussola per il paese
Secondo 24heures, Nicolas G. Hayek è stato una vera e propria “bussola” per la Svizzera, in grado di indicare la direzione giusta in un’epoca tormentata. “Hayek ha saputo rifiutare la logica dell’insuccesso durante la crisi dell’orologeria svizzera. Si è rifiutato di veder crollare secoli di tradizione orologiera”.
“Lanciando la Swatch e risollevando il settore orologiero elvetico, si è rifiutato di credere che la sua patria d’adozione non potesse avere, come altri paesi, una produzione industriale di massa e non sapesse innovare in modo competitivo”, aggiunge il giornale vodese. “Testardo, assolutista, Hayek ha rifiutato la mediocrità”.
Vera stoffa di imprenditore
“Nicolas G. Hayek è riuscito a dimostrare che la piazza economica svizzera è capace di avere successo, automatizzando la sua produzione industriale”, rileva anche la Berner Zeitung, annotando che il patron della Swatch è morto al suo posto di lavoro.
“Diceva che la morte lo avrebbe raggiunto nel suo ufficio. E ha avuto ragione. Il luogo del suo decesso sta a simboleggiare la personalità di Hayek: aveva una vera stoffa di imprenditore poiché amava prendere delle decisioni. E non avrebbe mai potuto immaginare di ritirarsi quale pensionato”.
Sensibilità ecologica
“Il suo spirito imprenditoriale, la fede nella propria forza, associata allo scetticismo nei confronti della concorrenza e dei detrattori, hanno caratterizzato Hayek fino al suo ultimo minuto e sono diventati addirittura la strategia del Gruppo Swatch”, afferma la Bieler Zeitung.
Il giornale di Bienne, in cui ha sede il gruppo orologiero, ricorda inoltre la sensibilità manifestata da Hayek per la salvaguardia dell’ambiente. L’imprenditore aveva lanciato tra l’altro la Smart, una delle prime automobili con un basso consumo di carburante.
“Non dimentico mai che siamo soltanto dei passeggeri sulla navetta spaziale Terra. È nostro dovere di fare il possibile affinché questa astronave possa continuare a volare intatta”, aveva detto il patron della Swatch in un’intervista concessa due anni fa al quotidiano biennese.
Troppo grande per la Svizzera
“Hayek amava il microcosmo Svizzera, pur essendo a volte quasi troppo grande per questo paese”, dichiara l’Aargauer Zeitung, per la quale se ne va una fonte di creatività, in grado di associare visioni infantili con una ricca esperienza”.
“I suoi criteri di scelta non si posizionavano né a sinistra né a destra. Si basavano sulla curiosità. Voleva semplicemente sapere se un’idea può dare vita a qualcosa di nuovo e di ancora migliore rispetto a ciò che già esiste. Sapeva spingersi sempre avanti, verso cose nuove, rimanendo però con i piedi per terra”, aggiunge il quotidiano argoviese.
Armando Mombelli, swissinfo.ch
Figlio di un dentista e professore all’università americana di Beirut, Nicolas Hayek (1928) si è laureato nel 1948 in matematica e fisica all’Università di Lione, città in cui si era trasferito dopo aver frequentato la Scuola dei padri gesuiti nella capitale libanese.
Nel 1949 giunge in Svizzera, dove conosce la sua futura moglie e inizia a lavorare nel settore assicurativo. Alla morte del suocero, proprietario di una fonderia, assume la direzione dell’azienda e inizia la sua carriera d’imprenditore.
Nel 1983, chiamato al capezzale dell’industria orologiera svizzera, promuove la fusione delle due principali aziende del settore, la SSIH e l’Asuag, dando vita alla Società di microelettronica e orologeria (SMH), ribattezzata nel 1998 Gruppo Swatch.
Grazie al lancio sul mercato mondiale dell’orologio di plastica Swatch, Hayek riesce a risollevare l’industria orologiera svizzera, che occupa attualmente la prima posizione mondiale in termini di fatturato. Il Gruppo Swatch raggiunge da solo una cifra di affari di circa 5,7 miliardi di franchi.
In seguito ai suoi successi imprenditoriali, nel corso degli anni riceve la laurea honoris causa in legge ed economia all’Università di Neuchâtel nel 1996 e all’Università di Bologna nel 1998. Decorato con la Legione d’onore, è pure diventato cittadino onorario di Bienne.
Il figlio Nick è il suo successore, mentre la figlia Nayla siede nel consiglio d’amministrazione del gruppo.
L’industria orologiera rappresenta la terza industria d’esportazione elvetica, dopo le macchine e la chimica.
È impiantata principalmente nei cantoni di Neuchâtel, Berna, Ginevra, Soletta, Giura e Vaud.
Dopo aver raggiunto l’apice alla fine degli anni ’60, con circa 90’000 dipendenti impiegati in più di 1’500 imprese, il settore è crollato, anche a causa dell’arrivo degli orologi al quarzo dall’Asia.
All’inizio degli anni ’80, il settore impiegava appena 30’000 persone.
Il rilancio è avvenuto in un primo tempo grazie alla produzione di massa ed in particolare agli orologi prodotti dalla Swatch. Negli ultimi anni, è stato soprattutto il settore del lusso a fare da traino.
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