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Via libera alle indagini del fisco USA su UBS

Keystone

Un giudice di Miami ha autorizzato l'agenzia statunitense delle entrate fiscali (IRS) a chiedere alla banca svizzera i nomi dei clienti che sarebbero stati aiutati ad evadere le tasse.

L’ordinanza del giudice permette all’IRS di citare in giudizio UBS per ottenere informazioni su operazioni illegali commesse da persone di cui ignora l’identità. Per molti osservatori, si tratta di uno sviluppo che mette ulteriore pressione sul tradizionale segreto bancario svizzero.

La decisione è stata rapidissima. Il Dipartimento di giustizia statunitense aveva chiesto solo ieri, martedì, di poter procedere alla raccolta d’informazioni sull’esistenza di conti segreti all’UBS, banca sospettata di aver aiutato facoltosi cittadini statunitensi a prendersi gioco del fisco tra il 2000 e il 2007.

Sempre martedì, l’istituto bancario ha annunciato che nel corso dell’anno quattro membri del consiglio d’amministrazione saranno sostituiti. Questa riforma, è una delle risposte di UBS ad un anno chiusosi con le enormi perdite innescate dalla crisi dei mutui subprime.

Il susseguirsi di notizie sembra non piacere agli investitori. Martedì, il titolo UBS ha chiuso al ribasso del 5,3%, toccando il minimo storico di 20,3 franchi per azione. L’azione si è poi ripresa mercoledì – nonostante un andamento del mercato leggermente negativo – quando al momento di chiusura della borsa veniva scambiata a 20,62 franchi.

Pressione

L’UBS continua a restare sotto pressione anche per quanto riguarda la gestione delle attività, dopo che nei mesi scorsi, a causa della tempesta dei mutui a rischio, è stata costretta a procedere a rettifiche di valore per 37 miliardi di dollari.

Ora, l’IRS potrà esigere dalla banca informazioni sui cittadini statunitensi che hanno conti all’UBS ma che nella dichiarazione fiscale non hanno fornito dettagli in merito.

«L’ordinanza permette all’IRS di procedere nei confronti di persone facoltose che non pagano le tasse», ha commentato Doug Shulman, commissario dell’IRS. «Chi nasconde conti all’estero non dormirà ancora a lungo sonni tranquilli».

Collaborazione

Dal canto suo, UBS afferma di prendere la faccenda «molto sul serio». Tra l’altro, starebbe già collaborando con le autorità svizzere e statunitensi nel pieno rispetto «delle leggi elvetiche e del quadro legale che regola l’assistenza e la cooperazione tra governi».

Anche il ministro delle finanze Hans–Rudolf Merz è pronto a collaborare con il fisco americano per evitare che UBS sia confrontata con un procedimento penale negli USA per complicità in frode fiscale. Il ministro spera che alla sbarra vengano portati i singoli contribuenti americani; in questo caso la Svizzera è pronta a prestare assistenza amministrativa. Attualmente una delegazione del governo svizzero è a Washington per «trovare le giuste vie giuridiche con le autorità americane».

Per il momento, gli USA non hanno ancora depositato una domanda di assistenza, ma se lo faranno e se quest’ultima sarà approvata dalle autorità svizzere, la banca potrebbe essere obbligata a fornire i dati dei suoi clienti.

La faccenda preoccupa la commissione parlamentare svizzera competente, che teme delle conseguenze per la piazza finanziaria elvetica. Più tranquilla invece, sembra essere l’Associazione svizzera dei banchieri. Thomas Sutter, portavoce di quest’ultima, ha dichiarato che si tratta di un problema circoscritto all’UBS. «In base alle informazioni che abbiamo in questo momento, il segreto bancario non è messo in causa».

Cospirazione

L’UBS è stata messa in difficoltà da un suo ex impiegato statunitense, Bradley Birkenfeld, che il mese scorso, in Florida, si è dichiarato colpevole di aiuto all’evasione fiscale, ammettendo di aver aiutato un promotore immobiliare a celare al fisco 200 milioni di franchi fra il 2001 e il 2006.

Birkenfeld avrebbe svelato agli inquirenti le procedure con cui UBS aiutava i ricchi americani. Secondo la stampa sarebbero una cinquantina i banchieri dell’istituto elvetico che, andando negli Stati uniti su base trimestrale, avrebbero suggerito ai clienti come risparmiare illegalmente sulle tasse.

Birkenfeld avrebbe per esempio aiutato un cliente ad acquistare dei diamanti e a contrabbandarli negli Stati uniti nascosti in un tubetto di dentifricio.

L’IRS è ora alla caccia dei clienti che avrebbero beneficiato del trattamento di favore. Secondo il fisco, fra il 2002 e il 2007 sono stati nascosti fino a 20 miliardi di dollari, che avrebbero generato imposte per almeno 300 milioni. Il denaro sarebbe finito in paradisi fiscali offshore.

swissinfo e agenzie

Il 2007 e l’inizio del 2008 di UBS sono stati caratterizzati dalla crisi dei mutui subprime.

In ottobre, UBS ha annunciato il taglio di 1’500 posti di lavoro nell’investment banking. Il capo del settore, Huw Jenkins, è stato licenziato, così come il direttore finanziario Clive Standish.

Nei mesi seguenti, la banca non ha potuto far altro che annunciare continue perdite e rettifiche di valore. Nell’ultimo trimestre del 2007, il primo in rosso dopo nove anni di risultati positivi, UBS ha registrato una perdita di 12,4 miliardi di franchi. Il primo trimestre del 2008 si è chiuso con una perdita netta di 11,5 miliardi di franchi.

In maggio, UBS ha indicato di voler ridurre ulteriormente i costi del personale con il taglio di altri 5’500 posti di lavoro entro la fine del 2008.

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