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Béglé: per la stampa era l’uomo sbagliato

Claude Béglé non è rimasto nemmeno un anno alla guida della Posta svizzera Reuters

Le dimissioni del presidente del consiglio di amministrazione della Posta svizzera sono da considerare logiche per la stampa elvetica: Claude Béglé aveva commesso troppi errori. La sua partenza non risolve però i problemi ai quali è confrontato il gigante giallo.

“Béglé se ne va. Questo passo era prevedibile: il fuoco dei media nei suoi confronti era troppo martellante”, osserva la Basler Zeitung, ricordando che al centro delle critiche avanzate nelle ultime settimane contro il presidente del consiglio di amministrazione della Posta svizzera vi erano “il suo stile di gestione, i suoi metodi di comunicazione, ma anche il suo carattere”.

“Béglé era diventato ormai un fardello troppo grande per Moritz Leuenberger, il quale aveva proposto lui stesso al Consiglio federale la nomina del romando alla presidenza della Posta”, aggiunge il quotidiano basilese. “Ora il ministro delle comunicazioni dovrà spiegare perché ha scelto una personalità così controversa, che nel giro di nemmeno un anno è riuscita a generare un simile caos e a suscitare una tale insicurezza presso il consiglio di amministrazione e presso il personale dell’azienda”.

Troppi errori e troppo ego

“Béglé e la Posta erano, sin dall’inizio, due cose che non potevano andare assieme”, sostiene la Berner Zeitung. “Béglé non è infatti riuscito a trovare una forma di collaborazione costruttiva con il direttore esecutivo dimissionario Michel Kunz. Non aveva fiducia in nessuno e voleva sempre controllare tutto di persona”.

Inoltre, prosegue il foglio bernese, il presidente della Posta uscente “aveva ideato ambiziosi piani di espansione all’estero, per poi relativizzarli lui stesso. E, per finire, si era saputo che aveva accettato un incarico lucrativo in India. Béglé ha commesso errori su errori, perché gli è semplicemente mancata la sensibilità giusta. Al centro delle sue riflessioni sembravano essere soprattutto il suo ego e la sua volontà di rimanere alla testa del gigante giallo”.

Uomo sbagliato

“Claude Béglé getta la spugna e lascia dietro di sé uno spettacolo vergognoso”, afferma il Tages Anzeiger. La Posta si ritrova senza un consiglio di amministrazione funzionante e con un direttore esecutivo costretto a sobbarcarsi il doppio ruolo di gerente della Posta e di Postfinance”.

Per il giornale zurighese, le dimissioni rappresentano la migliore soluzione: “Béglé era semplicemente l’uomo sbagliato per questo incarico. Non era riuscito, né all’esterno né all’interno dell’azienda, a fornire le risposte giuste alle questioni principali alle quali si vede confrontata la Posta: la diminuzione degli affari nelle sue attività tradizionali e sul mercato nazionale”.

Problemi irrisolti

“Con la partenza di Béglé non si risolvono i veri problemi della Posta”, rileva anche la Neue Zürcher Zeitung. “Bisognerà infatti vedere come sarà possibile assicurare il servizio pubblico con un fatturato in calo nel settore delle lettere, quale ruolo potranno assumere le attività finanziarie e quali passi saranno opportuni per espandere l’azienda elvetica all’estero”.

Preoccupazioni condivise dal Blick: “I problemi di base devono ancora essere risolti. Come finanziare in futuro il servizio pubblico? Cosa fare ora con la Posta? I 45’000 impiegati del gigante giallo e i 7,7 milioni di utenti svizzeri hanno diritto a ricevere rapidamente delle risposte. E il ministro Leuenberger è ora chiamato a fornirle”.

Danni collaterali

“I danni collaterali sono notevoli”, afferma La Liberté. “Il personale è destabilizzato e la credibilità dell’impresa ha perso colpi, soprattutto sui mercati esteri che Béglé aveva tentato di conquistare. Non è questo il modo migliore per affrontare la sfida della liberalizzazione”.

Il giornale friburghese, come altri quotidiani romandi, mostra tuttavia una certa comprensione nei confronti del presidente della Posta dimissionario, proveniente dalla Svizzera francese. “Béglé ha mollato dopo una campagna di attacchi condotta esclusivamente nella Svizzera tedesca”, osserva La Liberté.

Linciaggio mediatico

Per la Tribune de Genève, “la stampa svizzero tedesca può ora stappare bottiglie di champagne: la sua campagna di denigrazione è stata per finire pagante”. A detta del foglio ginevrino, il presidente della Posta “è stato vittima di un vero e proprio linciaggio mediatico. Accuse anonime e perfide insinuazioni sono arrivate da ogni parte in queste ultime settimane”.

“Un presidente del consiglio di amministrazione che espone in piazza le sue opzioni strategiche, bacchetta i suoi direttori e critica i suoi predecessori finisce sempre per bruciarsi le ali. E ciò ancora più facilmente se questo presidente è romando e ignora il riserbo che conviene avere in uno Stato federale”, rileva anche Le Temps.

Tradimento del servizio pubblico

Il Giornale del Popolo prende infine spunto da queste dimissioni per criticare la strategia adottata negli ultimi anni dalla Posta svizzera. “La storia del servizio postale in Svizzera fin verso la fine del secolo scorso è la storia gloriosa di un indiscutibile successo. La storia recente del servizio postale in Svizzera è una brutta storia: è la storia di un tradimento, di un sabotaggio, di uno smantellamento pianificato di cui purtroppo non abbiamo ancora esperimentato tutte le conseguenze negative”.

“Tradimento”, aggiunge il quotidiano ticinese, “di un’idea alta di servizio pubblico che garantiva rigorosamente le stesse prestazioni su tutto il suolo nazionale (servizio universale) e nel contempo assicurava il mantenimento di attività e posti di lavoro pregiati nelle zone periferiche (compiti di politica regionale). Smantellamento pianificato attraverso scelte operative centralizzatrici, con la conseguente chiusura di un gran numero di uffici postali e la diminuzione delle prestazioni, non solo nelle zone periferiche”.

Armando Mombelli, swissinfo.ch

In Svizzera la Posta opera in particolare sul mercato delle lettere e della logistica, nel mercato finanziario retail, nel traffico dei pagamenti e nel trasporto di viaggiatori su strada.

All’estero la Posta è attiva nei mercati di nicchia come il traffico transfrontaliero delle lettere. In Europa, America del nord ed Asia è presente con società del gruppo, partner di franchising e agenzie di vendita.

Nel 2008 la Posta ha conseguito l’82% del proprio fatturato in Svizzera e il 18% all’estero (1,8 miliardi di franchi): è presente in 20 paesi, e 8’000 dei suoi 45’000 impiegati totali assicurano le attività all’estero.

Dal 2006 in Svizzera è in corso la revisione totale della legislazione postale. Nell’ottobre 2008, basandosi sul risultato delle consultazioni, il governo elvetico ha stabilito un procedimento a tappe per l’ulteriore apertura del mercato delle lettere.

In una prima fase il monopolio delle lettere è stato abbassato a 50 grammi con un’ordinanza in vigore dal 1° luglio 2009. In una seconda fase toccherà alla revisione della legge sulle poste, che dovrebbe entrare in vigore nel 2011. In una terza fase dovrebbe essere decisa – mediante un decreto federale separato – l’apertura totale dei mercati.

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