Bonus, internet e fuga di capitali sotto la lente della Commissione federale delle banche
La politica dei bonus al personale delle banche, i rischi legati alle transazioni finanziarie su internet e la questione dei fondi depositati da dirigenti stranieri: questi i temi affrontati durante la presentazione del rapporto di gestione 1999.
La politica dei bonus al personale delle banche non richiede una
regolamentazione specifica. Questo il risultato di un’inchiesta della
Commissione federale delle banche (CFB) che ha presentato il rapporto di
gestione per il 1999.
Lo studio, che prende in considerazione gli anni 1997 e 1998, mostra che tre
quarti delle 361 banche esaminate prevedono questo tipo di remunerazione per
il loro personale e che, secondo il vice-presidente della CFB Jean-Pierre
Ghelfi, in generale i bonus accordati non risultano eccessivi. Da notare che
i due colossi bancari elvetici, oggetto di un’analisi separata, fanno un uso
decisamente maggiore di questo strumento nella loro politica salariale.
Rispetto all’insieme delle spese per il personale nel 1998 i bonus
costituivano infatti il 21 percento l’UBS e ben il 39 percento per il CS-Group.
Per oltre un terzo delle altre banche la parte variabile del salario legata
alle prestazioni si situa tra il 25 e il 100 percento della parte fissa, mentre per un decimo degli istituti la quota supera il salario fisso abituale. Forti
incentivi finanziari vengono applicati soprattutto nel settore della
gestione patrimoniale dove il bonus medio raggiungeva nel 1998 31mila
franchi, con punte massime assolute di 423mila. In questo settore l’importo
totale dei bonus rientrava ancora entro la soglia del 14 percento dei costi
salariali.
Altro discorso, invece, per le due grandi banche dove la pratica dei bonus è
molto diffusa e la parte legata alle prestazioni risulta in linea generale
nettamente superiore. In alcuni settori rappresenta oltre la metà delle
spese e, in termini assoluti, raggiungono importi di diverse centinaia di
migliaia di franchi. Nel 95 percento dei casi il salario al merito non solleverebbe nessun problema di sorta, ha rilevato Ghelfi. La CFB intende comunque proseguire con un’analisi più approfondita del fenomeno per avere un
panorama più preciso.
Sul fronte delle attività di sorveglianza, nel 1999 la CFB ha intenisificato
la collaborazione con le autorità estere e ha trattato un numero crescente di richieste di assistenza amministrativa. Per la maggior parte dei casi si è trattato di richieste relative a informazioni insider e riguardanti transazioni effettuate su borse estere ma da clienti di istituti svizzeri.
E ancora quest’anno la CFB metterà in cantiere anche un’indagine riguardante
le transazioni finanziarie via Internet, un settore in piena espansione e
che presenta un alto rischio di abusi ma curiosamente ancora poco
approfondito dalla Commissione. La legislazione elvetica risulta infatti
assai liberale in questo ambito e per il momento consente alla CFB un
controllo solo su siti svizzeri
Per concludere il presidente della CFB, Jurt Hauri, ha annunciato che verrà accordata una grande priorità all’inchiesta sui fondi depositati in Svizzera dall’ex-dittatore nigeriano, Sani Abacha. Hauri non ha nascosto la sua delusione per il comportamento manifestato da alcune banche elvetiche in relazione a questa vicenda. Ricordando le decisioni adottate dalle autorità di sorveglianza in casi analoghi del passato – i fondi Marcos, Duvalier, Mobutu e Bhutto – il presidente della CFB ha sottolineato la necessità da parte degli istituti bancari di rispettare le direttive di diligenza e di verifica sulla provenienza dei fondi depositati da dirigenti stranieri.
Luca Hoderas

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