Prospettive svizzere in 10 lingue

Guadagni di borsa da tassare?

swissinfo.ch

L'Unione sindacale svizzera propone di imporre gli utili conseguiti in borsa, oggi unica fonte di reddito esente da ogni prelevamento fiscale. Levata di scudi da parte degli ambienti borghesi.

L’iniziativa popolare “per un’imposta sugli utili da capitale”, promossa dall’Unione sindacale svizzera (USS), intende porre fine al “privilegio fiscale” di cui godono gli azionisti: i guadagni di borsa sono, in effetti, l’unica fonte di reddito esente da tasse. La proposta non piace però alla maggioranza del Parlamento che invita a bocciarla per vari motivi, tra i quali anche la scarsa ed instabile redditività.

Il progetto si sviluppa nella seconda metà degli anni ’90. Anni nei quali si assiste ad un vero e proprio boom della borsa, sia in termini di guadagni per gli azionisti che di volume delle transazioni. Dati dell’USS, indicano che dal 1990 al 1997, il valore di tutte le azioni svizzere è aumentato di oltre 600 miliardi di franchi. Parecchi investitori hanno così colto l’occasione per moltiplicare i loro capitali.

In seguito, almeno fino a marzo del 2000, la tendenza al rialzo dei corsi si consolida ancor più. Ne consegue un forte incremento del numero di persone attive sui mercati finanziari: oggi, circa un terzo della popolazione svizzera detiene delle azioni.

Il quadro legale attuale

La legislazione vigente in Svizzera prevede un’imposizione progressiva a livello comunale, cantonale e federale di ogni tipo di reddito, sia esso proveniente dal lavoro, dal risparmio, da lotterie o da rendite varie su beni mobili o immobili. Il sistema fiscale elvetico dispone inoltre di un’imposta sulla sostanza che va a colpire principalmente i cittadini benestanti.

Gli utili da capitale sono imposti fiscalmente soltanto se ottenuti da persone giuridiche o da professionisti. Ne risulta l’eccezione dei guadagni di borsa realizzati dai privati: completamente esenti da qualsiasi tipo d’imposta. In sostanza, coloro che decidono di vendere delle azioni del loro portafoglio a quotazioni superiori a quelle d’acquisto, non subiscono detrazione fiscale alcuna, incassando così l’intero plusvalore realizzato.

L’USS intende cambiare questa situazione e lo fa appellandosi a principi di equità fiscale secondo i quali l’imposizione deve riguardare tutte le forme di reddito. Il 5 novembre 1999 l’iniziativa, corredata da 104’407 firme, è depositata presso la cancelleria federale.

Il contenuto dell’iniziativa

Cosa prevede la proposta sindacale? I guadagni patrimoniali generati da utili su divise, titoli, opzioni e prodotti derivati sono da imporre secondo un’aliquota unica del 20 % almeno, con tuttavia la possibilità per gli investitori di dedurre le perdite di capitale. Gli utili di poco conto beneficiano di un esonero fiscale: una franchigia di 5’000 franchi all’anno è accordata ad ogni contribuente.

Le posizioni dei due schieramenti

Secondo i promotori e la minoranza del Parlamento, la giustizia fiscale deve essere prioritaria a qualsiasi altro argomento. “Non è ammissibile che alcuni individui realizzino milioni in borsa senza pagare un sol franco d’imposta, mentre il cittadino medio non ha nessuna chance di sottrarsi al fisco” sostengono gli iniziativisti.

L’USS ricorda inoltre come la Svizzera e la Grecia siano gli unici paesi europei a non tassare i guadagni di borsa. L’argomento è combattuto dagli oppositori della proposta che sottolineano come numerosi Stati esteri non dispongano, a differenza della Svizzera, di un’imposta sulla sostanza. Imposta che garantisce circa 3 miliardi di franchi all’anno di gettito.

I fautori del no rilevano come nessun paese imponga contemporaneamente il patrimonio e gli utili da capitale, come invece accadrebbe in Svizzera in caso di accettazione dell’iniziativa. I sostenitori del progetto ribattono sostenendo che la pressione fiscale in Svizzera è inferiore alle altre realtà occidentali. Secondo loro, lo spazio per un prelevamento fiscale sugli utili da capitale è dunque ancora disponibile.

L’opinione del governo

Il Consiglio federale ha respinto senza controprogetto l’iniziativa le cui carenze, secondo l’esecutivo, riguardano le complessità a livello organizzativo e di riscossione. Il tutto per ottenere, in buone annate borsistiche, un gettito piuttosto modesto: da 100 a 400 milioni secondo l’autorità federale, fino a 1 miliardo per i promotori. Il Consiglio federale ritiene che il rapporto costi-benefici della nuova imposta non sia interessante per le casse dello Stato.

Il governo ricorda pure l’esperienza negativa di alcuni cantoni che negli anni ’80 avevano introdotto delle tasse simili, nel frattempo abolite ovunque a causa della scarsa redditività e di competitività intercantonali. I promotori dell’iniziativa ritengono questo paragone improponibile, adducendo ai sostanziali cambiamenti avvenuti da allora.

Le due camere legislative hanno seguito le indicazioni del Consiglio federale, bocciando l’iniziativa: il Consiglio nazionale con 120 voti contro 65; il Consiglio agli Stati con 35 voti contro 6. La proposta dell’USS ha trovato il sostegno dei deputati dell’area rosso-verde ed è stata rispedita al mittente dai rappresentanti radicali, democristiani e dell’UDC.

Marzio Pescia

Articoli più popolari

I più discussi

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR