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Primo passo verso una mini amnistia fiscale

Secondo il ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz tutte le collettività pubbliche approfitteranno dell'amnistia fiscale Keystone

Gli evasori fiscali che si autodenunciano per regolarizzare dei beni sottratti al fisco non vanno multati. Lo ha deciso giovedì il Consiglio degli Stati accettando, quale prima camera del parlamento, un progetto di legge del governo.

L’amnistia prevede anche una semplificazione della dichiarazione da parte degli eredi degli evasori. Il ministro delle finanze spera che la manovra riporti alla luce importanti capitali sommersi.

Il testo prevede che gli evasori che si denunciano spontaneamente non siano più perseguiti penalmente e non vengano puniti con una multa. Dovranno però rimborsare le tasse non pagate e l’interesse di mora per un periodo di dieci anni al massimo.

Questa “mini-amnistia” si applicherà solo alla prima autodenuncia. In caso di recidiva, l’interessato sarà obbligato a pagare una multa pari a un quinto della somma sottratta al fisco.

Lo scopo è quello d’invogliare persone fisiche e società a rivelare la loro reale situazione alle autorità fiscali. Le casse della Confederazione, dei cantoni e dei comuni potranno così recuperare una parte delle tasse non pagate.

Nessuna amnistia generale

Quest’amnistia individuale ha il merito di scartare definitivamente l’amnistia fiscale generale richiesta a intervalli regolari dal campo borghese, ha sottolineato la senatrice socialista Simonetta Sommaruga, secondo la quale si tratta della “soluzione più accettabile dal punto di vista etico”.

Gli evasori dovranno anche rimborsare le prestazioni ottenute indebitamente dichiarando un reddito inferiore alla realtà, ha aggiunto la socialista riferendosi in particolare alle sovvenzioni per l’assicurazione malattia o alle prestazioni complementari.

La “mini-amnistia” prevede anche facilitazioni per gli eredi di coloro che hanno evaso il fisco. Chi regolarizza un’eredità dovrà rimborsare le imposte sottratte negli ultimi tre anni, invece di dieci come finora. La sinistra ha tentato invano di fissare il termine a cinque anni.

Gli eredi non hanno scelto di frodare il fisco e le considerazioni etiche che possono valere in caso di amnistia non si applicano al loro caso, ha sostenuto il senatore liberale-radicale ticinese Dick Marty.

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L’esempio ticinese

Quanto alle possibili entrate, Marty ha citato ad esempio le cifre riguardanti il Ticino. Fra il 1993 e il 2001, gli anni durante i quali è stato applicato questo tipo di amnistia, sono stati dichiarati nel cantone 1’588 casi di evasione per un patrimonio totale di 1,3 miliardi di franchi, ha detto.

Questi averi finalmente dichiarati sono interessanti dal punto di vista finanziario – perché portano più soldi nelle casse dello Stato – ma anche economico, visto che una volta venuti alla luce possono essere reinvestiti più facilmente.

swissinfo e agenzie

Con il suo progetto, il governo vuole evitare che certi patrimoni sfuggano al fisco per generazioni.

Tuttavia è impossibile affermare quanto questi provvedimenti possano fruttare alle casse dello Stato, dato che in Svizzera non esistono dati sicuri sulle somme che sfuggono alle imposte, indica il Dipartimento federale delle finanze.

L’ultima amnistia generale praticata in Svizzera, nel 1969, aveva fatto riemergere 11,5 miliardi franchi.

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