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Protesta contro le scorie della chimica

Gli attivisti di Greenpeace con i tre fusti di rifiuti chimici Keystone

Greenpeace esige che le discariche in territorio francese, in cui si trovano anche i rifiuti tossici dell'industria chimica basilese, siano bonificate.

Partiti dalla Francia con l’intenzione di rimpatriare tre fusti di scorie chimiche, i militanti sono stati fermati alla frontiera svizzera.

«Non siamo contenti della situazione, siccome l’industria chimica basilese non ha assunto le proprie responsabilità per affrontare il problema di questi rifiuti tossici».

Così si esprime Christoph Wiedmer, attivista di Greenpeace, interrogato da swissinfo sul significato della protesta di lunedì.

Nel mirino dei manifestanti ecologisti, la discarica del Letten, utilizzata tra l’altro dall’industria chimica basilese dal 1957 al 1961.

Sul sito internet di Greenpeace si legge che «la chimica basilese ha trasportato rifiuti tossici all’estero, passando illegalmente la frontiera. Oggi intendiamo perciò riportarli a Basilea».

Dalla Francia in direzione di Basilea

In mattinata, gli ecologisti avevano depositato tre fusti contenenti rifiuti chimici davanti alla prefettura dell’Alto Reno a Colmar (Francia), chiedendo alle autorità di agire per risanare la discarica “selvaggia” di scorie del Letten a Hagenthal-le-Bas, a 150 metri dal confine elvetico.

Non avendo ottenuto risposta dal prefetto di Colmar, Greenpeace ha definito irresponsabile l’atteggiamento delle autorità francesi e minaccia ora azioni legali.

Gli ecologisti sono poi partiti alla volta di Basilea per deporre i tre fusti di scorie anche davanti alla sede di Novartis.

Giunti alla frontiera, i militanti si sono però visti confiscare i fusti dai doganieri svizzeri, in quanto gli involucri erano, ovviamente, sprovvisti di regolari documenti di importazione.

I rifiuti saranno eliminati conformemente alle norme dalle autorità cantonali.

Ultimatum all’industria chimica basilese

Le industrie chimiche della regione basilese sono state particolarmente criticate da Greenpeace dopo la scoperta, nella discarica del Letten appunto, di mucchi di rifiuti tossici industriali a cielo aperto.

Il movimento ecologista aveva dato una settimana di tempo a Novartis, Syngenta e Ciba per ripulire e bonificare i luoghi.

«Questi veleni minacciano seriamente la falda freatica e l’acqua potabile dei comuni di Schönenbuch e di Allschwil nel cantone di Basilea Campagna», sottolinea un comunicato di Greenpeace.

Una convenzione senza valore

A tal proposito, Greenpeace ritiene che la convenzione conclusa venerdì scorso fra lo Stato francese ed il Gruppo d’interesse per la sicurezza delle discariche della regione basilese (GIDRB), che riunisce le principali aziende chimiche della zona, «non dia la minima garanzia di affidabilità».

Dal canto suo, il GIDRB ha però annunciato proprio lunedì di aver già deciso un pacchetto di misure concrete relativo alle discariche della zona su territorio francese.

Per il deposito del Letten, il GIDBR sottolinea che prevede di «procedere ad una valutazione dettagliata dei materiali presenti»: tutte le scorie speciali «saranno localizzate entro la fine di marzo e successivamente ritirate ed eliminate».

Per quanto riguarda la discarica del Römisloch, anche nei pressi di Basilea, il GIDRB intende procedere, oltre al risanamento dei luoghi, anche ad un monitoraggio della falda freatica.

Circa la piattaforma doganale di Saint-Louis, il GIDBR segnala di aver programmato per il mese di marzo uno studio di impatto ambientale.

swissinfo e agenzie

Venerdì scorso, l’industria chimica basilese ha firmato un accordo con il governo francese per bonificare, entro il 2007, le tre discariche situate nei pressi del confine svizzero.


Greenpeace Svizzera aveva però accusato le due parti di agire troppo lentamente, ammonendo del pericolo rappresentato dai rifiuti chimici per gli abitanti dei due Paesi.

Dal 1957 al 1961, l’industria chimica basilese ha depositato i suoi rifiuti nella discarica del Letten, in territorio francese.
Greenpeace indica che vi si trovano 3’000 tonnellate di prodotti tossici.
La durata del processo di bonifica del sito è stimata in anni.

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