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Traffico «diamanti insanguinati»: Berna rafforza le misure di controllo

Stando ad un rapporto ONU, circa il 4 % della produzione annuale di diamanti sarebbe utilizzato come mezzo di finanziamento per guerre civili da parte di gruppi di ribelli in Sierra Leone, Angola, e Repubblica democratica del Congo Keystone Archive

In seguito ad un rapporto critico da parte dell'ONU, la Svizzera intende combattere con maggiore efficacia il traffico di diamanti finalizzato al finanziamento di guerre civili. Il 15 marzo entreranno in vigore nuove misure di controllo mentre un sistema internazionale di certificazione sarà introdotto a fine anno. I porti franchi di Ginevra e Zurigo saranno sorvegliati più attentamente.

Primo cambiamento: non soltanto la provenienza, ma pure il paese d’origine e la quantità di diamanti grezzi saranno rigorosamente controllati. «Finora, solo il paese di provenienza entrava nelle nostre statistiche», ha dichiarato all’ats Markus Leitner, funzionario del Servizio economico e finanziario al Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae).

La differenziazione tra il paese di provenienza e quello d’origine permetterà un migliore controllo dei flussi di diamanti, sottolinea Leitner. Attualmente, quando un diamante non fa che transitare dalla Svizzera, non viene registrato.

I depositi doganali nei porti franchi di Zurigo e Ginevra – i due poli più importanti – saranno sorvegliati speciali. Un obbligo di registrazione permetterà di controllare con esattezza che le pietre preziose depositate nelle zone extradoganali sono le stesse che poi ne escono.

Paesi a rischio

Sarà inoltre completata la lista dei paesi che aggirano le sanzioni contro quelle nazioni che finanziano conflitti con la vendita di diamanti. Il repertorio elvetico dei «paesi a rischio» sarà reso conforme a quello dell’ONU.

Queste nuove misure avrebbero dovuto essere applicate già dal primo febbraio scorso. «Ma problemi tecnici ci hanno indotti a rimandare l’entrata in vigore al 15 marzo», ha precisato Leitner.

Sistema internazionale

L’altra grande novità riguarda l’introduzione di un sistema internazionale di certificazione dei diamanti. Si tratta di un’armonizzazione dei criteri su scala mondiale. Questo dispositivo standard dovrebbe permettere di meglio seguire il percorso di una pietra preziosa: dalla miniera fino al paese importatore passando dal paese esportatore. Il dispositivo è in elaborazione e dovrebbe essere operativo il prossimo novembre.

Il sistema è frutto di un forum di discussione tra diversi paesi produttori, in particolare africani, e organizzazioni non governative, come pure di un mandato dell’ONU dello scorso primo dicembre. Obiettivo: combattere il traffico di diamanti che finanzia le guerre civili, in primo luogo in Angola e Sierra Leone.

Costi difficilmente valutabili

Per Markus Leitner, è difficile per ora avanzare cifre sui costi delle nuove misure. Il funzionario del Dfae pensa tuttavia che non dovrebbero esserci costi diretti per la Confederazione. «Non cerchiamo di essere più severi che all’estero, ma in ogni caso non vogliamo essere meno severi di altri paesi», riassume Leitner. Egli auspica che gli sforzi svizzeri siano riconosciuti dall’ONU: «Abbiamo già collaborato lo scorso novembre con esperti delle Nazioni Unite. Il lavoro è stato positivo».

Svizzera sotto accusa

Secondo un’inchiesta di esperti dell’ONU pubblicata nel dicembre 2000, la Svizzera sarebbe uno dei principali crocevia del mercato internazionale delle pietre preziose. Berna ha protestato presso le Nazioni Unite, ritenendo che le misure già prese dalla Svizzera non siano state prese nella dovuta considerazione.

In Svizzera ogni anno vengono importati diamanti per 2-3 miliardi di franchi. Nel primo semestre 2000, le statistiche del commercio estero indicano importazioni per 1,9 miliardi ed esportazioni per 907 milioni.

La principale piazza mondiale di scambio per i diamanti è Anversa. Anche la città portuale olandese è stata aspramente criticata in relazione ai traffici illeciti. Le altre piattaforme internazionali sono New York, Tel Aviv e Bombay.

Diamanti insanguinati

Stando al rapporto ONU di dicembre, circa il 4 per cento della produzione annuale di diamanti, il cui valore complessivo è stimato in 6,8 miliardi di dollari, sarebbe usato per finanziare le guerre civili in Africa. Ricorrono in particolare al commercio dei diamanti per l’acquisto di armi i ribelli in Sierra Leone, Angola e Repubblica democratica del Congo.

Sempre secondo il rapporto, per il commercio internazionale delle pietre preziose vengono sovente utilizzati punti franchi, dove le merci sono esenti sia dai dazi doganali sia dall’Iva.

swissinfo e agenzie

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