Inflazione in calo? Troppo presto per gioire

(Keystone-ATS) L’inflazione è risultata in calo in dicembre (i prezzi al consumo sono saliti del +2,8% su base annua, contro il +3,0% dei due mesi precedenti e il picco del +3,5% in agosto), ma non è ancora il caso di fare i salti di gioia.
È il parere comune degli esperti, che avanzano peraltro previsioni non perfettamente concordi circa gli sviluppi futuri.
I dati attuali rappresentano solo una tregua prima di un’ulteriore accelerazione in gennaio, a causa dell’aumento dei prezzi dell’elettricità e dei premi delle assicurazioni sanitarie, avverte in un commento Roman Bättig della Banca Cantonale Grigione. In seguito però la curva dovrebbe scendere nuovamente.
Secondo Karsten Junius di J. Safra Sarasin stiamo assistendo a un allentamento della tensione su un ampio fronte. È comunque troppo presto per decretare il cessato allarme, poiché i tassi bassi sono relativamente comuni in questo periodo dell’anno.
Da febbraio in poi, gli effetti base favorevoli dovrebbero far scendere l’inflazione al di sotto del 3%, argomenta da parte sua Maxime Botteron di Credit Suisse. D’altra parte verso la fine dell’anno si può però prevedere un aumento significativo degli affitti. A quel punto, tuttavia, la pressione inflazionistica su altre categorie di servizi dovrebbe essersi attenuata.
Molti analisti sottolineano peraltro come la flessione di dicembre sia da attribuire in particolare al calo del prezzo del petrolio, al clima invernale mite e ai prezzi più bassi degli ortaggi. Più importante per la politica monetaria è però il tasso di inflazione di fondo e l’aumento dei prezzi dei beni nazionali: e proprio l’inflazione di fondo è tornata a salire nell’ultimo mese dell’anno, mette in guardia Alexander Koch di Raiffeisen.