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«La Svizzera è una meta privilegiata per i russi corrotti»

L’oppositore russo Alexej Naval’nyj punta l’indice contro i legami della corruzione e del riciclaggio russi con la Svizzera. zVg

L’oppositore russo Alexej Naval’nyj è un ostinato cacciatore di corrotti e un critico severo di Vladimir Putin. Neppure la Svizzera esce indenne dal suo esame.

In un’intervista per iscritto con swissinfo.ch prima dello scandalo dei Panama Papers, Naval’nyj ha sottolineato che l’interesse della Svizzera a denaro di dubbia provenienza non può essere ignorato. Alla luce delle nuove rivelazioni, le sue dichiarazioni appaiono di scottante attualità.

swissinfo.ch: In Svizzera le tradizioni di democrazia diretta sono molto radicate. Cosa significa per lei la democrazia diretta?

Alexej Naval’nyj: È un elemento molto importante della nostra agenda politica. Il nostro Partito del progresso è l’unica forza politica in Russia che si basa sui principi della democrazia diretta, per esempio quando si tratta di eleggere gli organi di partito, ma anche nella soluzione di questioni di fondo.

All’interno dell’opposizione russa ci impegniamo con coerenza perché primarie trasparenti diventino parte integrante della vita politica. In questo senso l’esperienza della Svizzera è proprio ciò a cui ci richiamiamo quando si tratta di confutare l’opinione che le decisioni popolari siano sempre fuorvianti. Il popolo non è stupido.

swissinfo.ch: Lei si è dedicato alla lotta contro la corruzione. Com’è la situazione della corruzione in Russia?

A. N.: Per il sistema Putin è il principio guida. Si cerca persino di dare una sorta di legittimazione filosofica alla corruzione. Tuttavia sono convinto che la corruzione in Russia sia il nemico pubblico numero uno. Perché gli investitori evitano la Russia e perché non si formano strutture economiche normali? A causa della corruzione.

Dirò di più: per distrarre la popolazione dal problema della corruzione – perché essa era il motivo principale per cui i cittadini sono scesi in piazza nel 2010 e 2011 – Putin ha scatenato la guerra contro l’Ucraina.

Praticamente l’intero patrimonio nazionale della Russia si trova nelle mani di un gruppo di circa una dozzina di persone molto vicine a Putin e dei loro familiari. Come ci si può stupire che in queste condizioni in Russia la libera impresa non abbia nessuna possibilità di svilupparsi?

Il caso Artjom Chaika

Uno dei figli del procuratore generale russo Juri Chaika, Artjom Chaika, è sospettato di essersi appropriato illegalmente di un’azienda statale. Inoltre ci sono indizi di rapporti con la mafia, sostiene Alexej Naval’nyj in un video prodotto dalla Fondazione FBK e diffuso nei media sociali.

Naval’nyj nel filmato suppone che il denaro investito da Chaika in Svizzera sia di origine illegale. Perciò si è rivolto al Ministero pubblico della Confederazione e all’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (Finma).

Il procuratore generale Juri Chaika respinge tutte le accuse, giudicandole infondate e lacunose, il presidente russo Vladimir Putin considera il film «non interessante».

Interpellato da swissinfo.ch, il Ministero pubblico della Confederazione ha fatto sapere che l’Ufficio federale di polizia (fedpol) ha compiuto indagini su suo incarico. Non sarebbero tuttavia emersi elementi concreti che confermino l’ipotesi di riciclaggio.

swissinfo.ch: In tutto il mondo si cerca di combattere la corruzione e il riciclaggio di denaro e anche lei ha accumulato molte esperienze in questo ambito. Come vede la posizione della Svizzera?

A. N.: La Svizzera purtroppo è meta privilegiata per persone corrotte provenienti dalla Russia. Qui queste persone si sentono protette e a loro agio. Basta ricordarsi di Gennady Timchenko, figura simbolica della corruzione russa. È diventato ricco perché Putin ha obbligato le aziende petrolifere russe a vendere le loro materie prime esclusivamente attraverso la sua azienda con sede in Svizzera.

Un altro esempio è Artjom Chaika, il figlio del procuratore generale russo Juri Chaika. Chaika junior aveva legami con una banda di criminali, responsabili di numerosi omicidi nel sud della Russia. Ciononostante ha ricevuto un permesso di soggiorno in Svizzera, ha investito circa 3 milioni di franchi in immobili ed è ora alla testa di un’azienda insieme a un cittadino svizzero. Si sente completamente libero e gode a quanto pare della benevolenza delle autorità svizzera, compresa quella del Ministero pubblico.

swissinfo.ch: I russi ricchi ottengono facilmente dei permessi di soggiorno in Svizzera. Secondo le lei autorità svizzere sono troppo ingenue?

A. N.: Tutto questo non ha nulla a che fare con l’ingenuità. Queste persone sono molto note in Russia e lo sono anche in Svizzera.

swissinfo.ch: In Svizzera è più facile cercare informazioni che non altrove?

A. N.: Sì, in effetti. Il registro di commercio svizzero per esempio è pubblico. La ricerca è più difficile quando si tratta di localizzare certi immobili. Tuttavia, nella maggior parte dei cantoni di regola riusciamo a trovare quello che cerchiamo. Per farlo possiamo sempre contare sull’aiuto di volontari locali.

swissinfo.ch: Il settimanale «L’Hebdo» parla di una «galassia svizzera di Putin». Questa galassia svizzera di amici di Putin in Svizzera secondo lui è una realtà?

A. N.: In Svizzera esistono effettivamente dei gruppi di lobbisti che si impegnano in modo mirato a diffondere il punto di vista del Cremlino. Non si può neppure ignorare l’interesse per il denaro di dubbia provenienza. In questo ambito è sorta un’enorme infrastruttura in cui sono coinvolti sia normali impiegati di banca, sia funzionari di alto livello. Guardi solo al quartiere delle banche di Ginevra.

swissinfo.ch: Che tipo di collaborazione ha con il Ministero pubblico svizzero?

A. N.: Purtroppo la collaborazione tende ad andare solo in una direzione. Subito dopo che abbiamo resi pubblici tutti gli atti relativi al caso Chaika junior nel dicembre 2015, abbiamo inviato al Ministero pubblico un esposto molto dettagliato su tutto quello che Artjom Chaika fa da queste parti. Da allora quasi ogni settimana inviamo richieste al Ministero pubblico per sapere a che punto sono le indagini.

Le autorità tuttavia non ritengono necessario condividere queste informazioni con noi, sebbene il caso Artjom Chaika sia così chiaro che francamente sono scioccato. Le autorità giudiziarie svizzere non hanno apparentemente nessun interesse a proteggere i propri cittadini da ladri e assassini.

swissinfo.ch: Cosa ha ottenuto finora con le sue attività?

A. N.: Abbiamo trovato per esempio degli immobili non dichiarati in modo corretto intestati a un parlamentare russo, Vladimir Pechtin. Ne è risultato uno scandalo incredibile e Pechtin ha dovuto abbandonare tutte le sue cariche.

Ma già da qualche tempo le autorità in Russia si rifiutano semplicemente di prendere in considerazione il nostro lavoro e non fanno quindi nulla che nella percezione dell’opinione pubblica possa apparire come reazione alla nostra attività.

Abbiamo seguito per esempio per molto tempo il caso del capo delle ferrovie russe Vladimir Jakunin. Alla fine è stato licenziato, ma solo due anni dopo. Il suo licenziamento è stato a lungo rinviato, per non dare l’impressione che fosse una conseguenza logica delle nostre indagini. Ci aspettiamo la stessa cosa dal caso Chaika.

swissinfo.ch: Ha mai pensato di andare in esilio?

A. N.: No, non ho progetti del genere, senza contare che al momento non dispongo di un passaporto e mi è stato vietato di lasciare il paese. La mia attività è senza dubbio collegata con certi rischi. Per questo per me è molto importante dividerli con i miei colleghi e tutti i collaboratori della Fondazione per la lotta alla corruzione. Altrimenti non sarei più credibile.

Il politico nazionalista e leader dell’opposizione Alexej Naval’nyj (39 anni) ha fondato nel 2011 la ONG «Fondazione per la lotta alla corruzione» (FBK), finanziata con collette. L’obiettivo della FBK è di documentare la corruzione statale e di renderla pubblica. Nel luglio 2013 Naval’nyj è stato condannato a cinque anni di carcere per appropriazione indebita, al termine di un processo controverso. Nell’ottobre dello stesso anno la condanna è stata sospesa con la condizionale. Nel dicembre 2014 è seguito un altro processo ritenuto dagli osservatori motivato politicamente. Alexej Naval’nyj è stato nuovamente condannato a una pena con condizionale, suo fratello a una pena detentiva.

(Traduzione: Andrea Tognina)

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