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Kevin Spacey ‘non colpevole’ di abusi sessuali in Gb

Il due volte premio Oscar Kevin Spacey. KEYSTONE/AP/Kirsty Wigglesworth sda-ats

(Keystone-ATS) Kevin Spacey è stato giudicato non colpevole di abusi e molestie sessuali gay contestate a Londra nel corso di un processo su vicende risalenti a un periodo compreso fra il 2001 e il 2013.

Il verdetto della giuria popolare, radunata dinanzi alla Southwark Crown Court, è arrivato oggi, dopo circa un mese di udienze.

Il celebre attore americano – 63 anni, due volte premio Oscar per American Beauty e I soliti sospetti – si era sempre dichiarato innocente rispetto alle accuse, riguardanti una decina di episodi, rivoltegli da quattro uomini più giovani tra cui un ex aspirante attore.

Un pianto liberatorio in aula, l’abbraccio al team legale guidato dall’avvocato Patrick Gibbs (principe del foro di Londra che lo ha difeso con successo), un “grazie” mormorato col groppo alla gola verso i giurati. Spacey ha reagito così al verdetto di piena assoluzione, destinato a mettere fine a un secondo cruciale capitolo del ciclone MeToo piovutogli addosso a partire dal 2017, dopo una prima sentenza di non colpevolezza già pronunciata mesi fa in patria, negli Usa.

L’esito del processo è arrivato come un’ancora di salvezza per Spacey, alla ricerca di una via d’uscita dall’impasse professionale patita a Hollywood e non solo in questi anni sulla scia delle ombre calate sulla sua reputazione. Ed è stato nettissimo nelle conclusioni raggiunte dopo tre mezze giornate e oltre 13 ore di camera di consiglio effettive dai 12 membri della giuria popolare (nove uomini e tre donne) radunati di fronte al giudice togato Mark Wall presso la corte londinese. Il celeberrimo attore e regista è stato scagionato da tutti e nove i capi d’accusa sopravvissuti in dibattimento (dei 12 originariamente presentati dalla polizia e sostenuti alla sbarra dai due combattivi pubblici ministeri donne chiamati a rappresentare l’accusa) a coronamento di un processo iniziato il 28 giugno.

All’uscita dal tribunale l’attore si è detto “riconoscente” per l’epilogo dell’odissea, aggiungendo tuttavia di accogliere il verdetto odierno “con umiltà”: conscio d’avere fatto errori, seppur negando d’aver mai commesso reati o di essere “un mostro” e un criminale.

I quattro denuncianti hanno raffigurato l’imputato come “un predatore” incallito, convinto di poter far valere il proprio potere e il proprio ascendente, “viscido, spregevole e disgustoso” nei momenti peggiori. “Un cobra che si credeva intoccabile”, nelle parole di un accusatore riprese durante la requisitoria finale dalla pm Christine Agnew, capace di approfittare dell’atmosfera nebulosa di party ed eventi di gala innaffiati di alcol e droghe “ricreative” per fare avances pesanti o ricorrere ad asserite molestie.

Un’immagine infamante dalla quale Spacey, assistito dalle arti forensi di Gibbs, si è difeso in tutti i modi. E a cui ha risposto parlando di “bugie”, o al massimo di “equivoci”: non senza ammettere di aver fatto uso di alcolici e stupefacenti o di essere un individuo “promiscuo”, sessualmente spregiudicato, incline “al flirt”, ma solo nell’ambito di corteggiamenti e interazioni “consensuali”.

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