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Edilizia: accordo tra parti grazie alla mediazione del Seco

Dopo mesi di conflitto, le parti sociali dell'edilizia hanno sotterrato l'ascia di guerra: con la mediazione del Segretariato di Stato dell'economia (Seco), sono giunti a un «compromesso dell'ultimo minuto».

La soluzione della vertenza salariale nel settore dell’edilizia è ormai vicinissima. Grazie alla mediazione del Segretariato di stato dell’economia (Seco) i partner sociali hanno trovato un accordo: gli imprenditori concedono un aumento di 100 franchi mensili a tutti i lavoratori del settore,
mentre i sindacati accettano di discutere in futuro su aumenti più flessibili. L’intesa deve ora essere ratificata dalle rispettive basi, ma non vi dovrebbero essere problemi.

L’accordo tra partner sociali è stato firmato giovedì a Berna alla presenza del consigliere federale Pascal Couchepin, intervenuto in prima persona nel conflitto per disinnescare una tensione che a suo avviso rischiava di compromettere il clima sociale del paese. «La pace del lavoro è un atout essenziale della piazza economica Svizzera», ha ricordato il ministro dell’economia nel successivo incontro con la stampa.

Le autorità federali si sono mosse per scongiurare una situazione di vuoto contrattuale che si sarebbe verificata a partire dal 1. aprile. Dopo estenuanti round negoziali i vertici del sindacato cristiano sociale Syna, del Sindacato edilizia e industria (SEI) e della Società svizzera degli impresari
costruttori (SSIC) avevano infatti trovato autonomamente una soluzione di compromesso.

Ma a sorpresa l’intesa era naufragata dopo il «niet» pronunciato dall’assemblea dei delegati straordinaria della SSIC. In seguito a questa decisione, i sindacati avevano disdetto il Contratto nazionale mantello (CNM) del settore principale della costruzione. La mancanza di un CNM avrebbe permesso ai sindacati di dare il via ad una serie di scioperi, peraltro già annunciati.

Una prospettiva che ha spaventato il Consiglio federale. Pascal Couchepin, spesso accusato da sinistra di essere troppo liberista, ha messo sul piatto della bilancia il peso del governo, forse anche per scongiurare la mincaccia sindacale di ritirare il sostegno agli accordi bilaterali con l’Unione europea. «Di regola lo Stato non deve immischiarsi nell’economia» -ha puntualizzato- «si è trattato di un intervento inabituale che deve rimanere tale. Ma vi sono occasioni eccezionali in cui l’intervento dello stato è giustificato». L’ultimo caso analogo risale al 1947. Le trattative sono state condotte dal Seco. Il responsabile della Direzione del lavoro Jean-Luc Nordmann ha chiarito come l’unica via percorribile fosse quella di una soluzione globale. Il «pacchetto» complessivo è quindi molto articolato. In sintesi: a partire dal 1. luglio i salari saranno aumentati al minimo di 100 franchi al mese per tutti, mentre per i primi sei mesi dell’anno vi sarà un versamento globale.

Per quanto riguarda il cosiddetto orario flessibile sui cantieri, i sindacati accettano una regolamentazione meno restrittiva, però solo in circostanze particolari e limitatamente a singole imprese. Ma soprattutto i rappresentanti dei lavoratori accettano in futuro di entrare in materia su aumenti individuali.

Negli ultimi tempi la vertenza si era concentrata proprio su questo punto, assurta a questione di principio: gli impresari non erano contrari agli aumenti, ma molti di loro volevano introdurre il principio del salario al merito. I sindacati puntavano invece a consistenti aumenti generalizzati.

Per Couchepin il compromesso raggiunto è da considerare buono per tutti. Si tratta ora di ratificarlo ed a questo proposito il consigliere federale ha invitato i partner sociali a dare prova di responsabilità.

Le prospettive in questo senso appaiono favorevoli. Da parte padronale un voltafaccia come quello fatto dall’assemblea della SSIC appare poco verosimile. Il presidente Heinz Pletscher ha detto di aver ricevuto «segnali» che mostrano che la base accetterà il compromesso. Dopo gli ultimi turbulenti mesi «gli imprenditori vogliono tornare alla calma», ha aggiunto. L’importante era far capire ai sindacati che la pace del lavoro non poteva essere estorta con la forza e i ricatti, ha affermato Pletscher.

Per quanto riguarda il Syna, il sì all’accordo è definitivo, ha spiegato il segretario generale Peter Scola. Ma anche la ratifica da parte del SEI è da considerare praticamente sicura: il presidente Vasco Pedrina ha infatti lodato l’intesa come positiva per tutte le parti in causa.

A suo avviso il nuovo Contratto nazionale mantello offre prospettive positive per il futuro, aprendo la strada a migliori condizioni nei prossimi round negoziali. Ma non solo: sulle nuove basi è possibile guardare con fiducia alle prossime sfide che dovranno affrontare i quasi 100 000 lavoratori del settore, prime fra tutte la realizzazione di AlpTransit e le conseguenze degli accordi con l’Unione europea. A questo proposito Pedrina ha promesso il sostegno del sindacato nella votazione per gli accordi bilaterali.

Anche l’Unione sindacale svizzera (USS) si è detta soddisfatta per il raggiungimento dell’accordo. I sindacati, come si legge in un comunicato stampa diramato giovedì, sono riusciti a frenare l’introduzione di salari individuali. Gli imprenditori che si opponevano all’intesa iniziale per motivi ideologici sono stati «ricondotti alla ragione» e la lotta contro la mentalità del «padrone nella propria azienda» si è rivelata pagante, conclude il comunicato stampa diffuso dall’Unione sindacale svizzera.


swissinfo e agenzie

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