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Le sfide di un pianeta con 7 miliardi di persone

Mentre l'India è confrontata ad una forte pressione demografica, altre regioni del pianeta si stanno spopolando. Keystone

La Terra è sovrappopolata? Quante persone è in grado di sopportare? E quanti sono gli abitanti che può accogliere la Svizzera? Ne parliamo con il demografo Philippe Wanner, professore all'Università di Ginevra.

Nel corso del XX secolo, la popolazione mondiale è letteralmente esplosa passando dagli 1,6 miliardi del 1900 ai 6,1 del 2000. Il 31 ottobre di quest’anno la Terra raggiungerà la quota di 7 miliardi di abitanti, secondo le proiezioni del Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione.

swissinfo.ch: Fra poco la Terra supererà la soglia simbolica dei 7 miliardi di abitanti. Bisognerà stappare lo champagne oppure annotare la data quale momento nero per l’umanità?

Philippe Wanner: Direi che si tratta di una buona notizia siccome questo traguardo è il risultato di una serie di congiunture favorevoli: da una parte abbiamo la diminuzione della mortalità infantile, dall’altra l’aumento della speranza di vita. Il numero di persone cresce per ogni classe di età. Lo ritengo quindi uno sviluppo positivo.

swissinfo.ch: In un rapporto del 2008, l’ONU aveva previsto che la popolazione mondiale avrebbe raggiunto i 9 miliardi nel 2050, per poi stabilizzarsi. Nel maggio di quest’anno ha invece pronosticato 10,1 miliardi per il 2100. Come spiegare questa improvvisa rivalutazione?

P. W.: È molto difficile prevedere l’evoluzione demografica, in particolare in contesti di elevata fecondità. Una o due nascite supplementari per donna bastano a provocare un effetto moltiplicativo dopo tre o quattro generazioni. Le Nazioni Unite hanno preso in considerazione le nuove tendenze, le quali prevedono un rallentamento del declino della fecondità in alcuni paesi. Ad esempio in Niger. Questo spiega come mai le proiezioni sono cambiate in soli tre anni.

swissinfo.ch: È quindi impossibile prevedere il futuro numero degli abitanti della Terra…

P. W.: Esatto. Non dobbiamo inoltre dimenticare che non conosciamo in dettaglio la popolazione mondiale. Si parla di 7 miliardi di individui, ma è impossibile affermare se siamo 6,5 o 7,5 miliardi. Alcuni paesi quali l’Afghanistan e il Kosovo non effettuano censimenti dagli anni ’80 del secolo scorso. Nell’Africa subsahariana non conosciamo né il numero futuro delle nascite, né l’evoluzione della mortalità infantile. Quanti sopravvivranno e quanti di loro avranno dei figli? Una domanda per ora senza risposta.

swissinfo.ch: Il fenomeno della “transizione demografica”, ovvero la riduzione congiunta di mortalità e natalità, è in atto ovunque?

P. W.: Il fenomeno è terminato nei paesi industrializzati e si sta concludendo nei paesi dell’America latina. Nell’Africa subsahariana la fecondità diminuisce molto lentamente, mentre la mortalità rimane elevata, soprattutto a causa dell’Aids. Questa transizione sta avvenendo molto più lentamente di quanto previsto e ci vorranno ancora decenni prima che finisca.

swissinfo.ch: Con l’avvicinarsi della soglia simbolica dei 7 miliardi di persone riaffiora lo spettro della sovrappopolazione. Quante persone può sopportare la Terra?

P. W.: È impossibile dare una risposta. Sono in effetti i comportamenti delle diverse popolazioni a determinare la capacità della Terra di sopportare l’aumento demografico. Se tutti consumassero come i cinesi o i messicani, potremmo prevedere una popolazione mondiale di 10 o 15 miliardi di individui. Ma se i 7 miliardi si comportano come gli americani, la disponibilità delle risorse e l’impatto ambientale costituirebbero un freno decisamente importante.

Per lungo tempo, il dibattito sul carico demografico è stato incentrato sulle questioni alimentari e sulla capacità del pianeta di nutrire i suoi abitanti. Oggigiorno, invece, si parla maggiormente dell’impatto ecologico. Si tratta qui di un concetto molto più limitante, visto che l’aumento della produttività non svolge più lo stesso ruolo.

swissinfo.ch: Le realtà tra un paese e tra una regione e l’altra sono assai diverse. La popolazione africana potrebbe triplicare e raggiungere i 3,6 miliardi di abitanti in un secolo, mentre la Russia si sta spopolando. È corretto parlare di “popolazione mondiale”?

P. W.: Direi di no. Oltre alle diverse realtà, c’è un altro aspetto fondamentale: le migrazioni. L’Europa è destinata a spopolarsi, è una certezza. L’Asia, al contrario, non riesce a controllare la sua crescita demografica. Questo secolo è segnato da importanti squilibri demografici. I flussi migratori sono inevitabili, quando abbiamo da una parte una forte pressione demografica e dall’altra una penuria di manodopera.

swissinfo.ch: Una pressione demografica che si manifesta anche in Svizzera. Quanti nuovi abitanti potrà accogliere la Confederazione?

P. W.: Stando alle proiezioni dell’Ufficio federale di statistica, la Svizzera avrà 9 milioni di abitanti nel 2050. Secondo me si può arrivare a 10 milioni di persone. L’importante crescita demografica che sta vivendo la Svizzera è essenzialmente dovuta all’immigrazione di lavoratori altamente qualificati. Per permettere questo flusso migratorio è però necessario disporre di aziende e infrastrutture adeguate, in particolare nel campo dei trasporti e degli alloggi. La Svizzera si mostra a volte reticente di fronte a tali investimenti. Credo comunque che per i lavoratori stranieri continuerà a rimanere attrattiva.

Crescita. Dall’inizio del XX secolo, la popolazione svizzera è più che raddoppiata, passando dai 3,3 milioni del 1900 ai 7,8 milioni del 2009.

Nel 2009, la popolazione svizzera ha registrato un aumento di 83’950 individui, soprattutto a causa di una forte immigrazione. L’aumento dello 0,7% del numero di cittadini elvetici (6’071’802) è dovuto principalmente alle naturalizzazioni (43’440) e a una leggera crescita naturale (669).

Inversione. La piramide della popolazione si è profondamente modificata nel corso del XX secolo. La proporzione dei giovani (meno di 20 anni) è regredita dal 40,7% nel 1900 al 21% nel 2009. Quella degli anziani (oltre 64 anni) è salita dal 5,8% al 16,8%. L’aumento è stato particolarmente marcato per le persone della terza età (oltre 80 anni): dallo 0,5% al 4,8%.

Disuguaglianze. Le donne vivono più a lungo rispetto agli uomini. La loro speranza di vita si è però stabilizzata a 84,4 anni, mentre quella degli uomini è leggermente cresciuta (79,8).

Stabilizzazione. Dai 2,5 bambini per donna negli anni ’60, il tasso di fecondità è diminuito fino all’inizio degli anni 2000 (1,4). Negli ultimi anni è leggermente risalito (1,5) e, secondo le previsioni dell’Ufficio federale di statistica, dovrebbe stabilizzarsi entro il 2050.

Traduzione e adattamento di Luigi Jorio

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