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Un’opportunità mancata per le aziende svizzere del settore alimentare e delle bevande

Dorothée Baumann-Pauly

Dorothée Baumann-Pauly vuole che le aziende si pongano obiettivi misurabili per affrontare le questioni relative ai diritti umani, come il lavoro minorile.

Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, oltre 100 milioni di bambine e bambini lavorano come bambini-lavoratori nell’agricoltura, compresa la coltivazione, la pesca, l’acquacoltura, la silvicoltura e l’allevamento. Si tratta di circa tre quarti di tutti i bimbi lavoratori nel mondo nella fascia di età compresa tra i 5 e gli 11 anni. Il lavoro minorile incide sulla salute e sul benessere dei più piccoli e impedisce a milioni di essi di frequentare la scuola.

Il settore svizzero del cacao e del caffè è particolarmente esposto ai rischi operativi e di reputazione legati al lavoro minorile. Entrambe le filiere sono da anni oggetto di esposizioni negative da parte dei media e di controlli da parte delle ONG. Le aziende elvetiche dispongono di volumi di approvvigionamento significativi che potrebbero contribuire a creare un effetto leva sulle condizioni di lavoro a livello di azienda agricola.

Alcune aziende svizzere di cacao e caffè stanno già collaborando alla Piattaforma svizzera per il cacao sostenibileCollegamento esterno (SWISSCO) e alla neonata Piattaforma svizzera per il caffè sostenibile Collegamento esterno(SSCP), due iniziative sostenute dalla Segreteria di Stato per l’economia. Il Governo svizzero deve pretendere che queste iniziative di collaborazione sviluppino obiettivi chiari e un piano d’azione per eliminare il lavoro minorile.

Un piano privo di ambizione

Alla fine del 2024, il Consiglio federale ha adottato un Piano d’azione nazionaleCollegamento esterno (PAN) rivisto sull’attuazione dei Principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani. Il piano è stato preparato da un gruppo di esperti di cui faccio parte, composto da rappresentanti di associazioni imprenditoriali, sindacati, ONG e mondo accademico, guidati congiuntamente dalla Segreteria di Stato dell’economia (SECO) e dal Dipartimento federale degli Affari esteri.

Il PAN che l’Esecutivo ha approvato e pubblicato nel dicembre 2024 non riflette il lavoro del gruppo di esperti, ma si limita a un elenco di attività che possono contribuire a sensibilizzare le imprese sui diritti umani. Ciò è sorprendente perché le valutazioni del precedente PAN, finanziato dalla Confederazione, hanno concluso che la sensibilizzazione non è più sufficiente. Sarà invece necessario definire obiettivi misurabili per questioni sostanziali come il lavoro minorile.

Punti di vista

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Il PAN rivisto manca di ambizione, ma non tutto è perduto. La leadership del gruppo di esperti ha deciso di sviluppare e pubblicare un piano di attuazione più dettagliato da allegare al PAN rivisto. A questo punto ci si aspetta che le iniziative di collaborazione svizzere, come quelle nel settore del cacao e del caffè, svolgano un ruolo guida nel dare priorità alle attività incentrate sull’impatto, con passi misurabili verso l’eliminazione del lavoro minorile. Le iniziative dovrebbero stabilire standard, metriche e sviluppare strumenti di valutazione in modo da poter misurare e riferire i progressi nel tempo. Il mondo accademico può contribuire alla misurazione degli impatti conducendo studi di base, sviluppando indicatori chiave di performance e valutando i progressi.

Il punto di riferimento principale per sviluppare un piano di attuazione del PAN dovrebbe essere rappresentato dagli impatti che il governo svizzero spera di vedere entro la fine del periodo di attuazione, nel 2027.

“Cittadinanza aziendale dignitosa”

Helene Budliger Artieda, direttrice della SECO, ha dichiarato in occasione di un evento per i commercianti di materie prime a Zugo un paio di settimane fa che si aspetta che le aziende creino posti di lavoro in Svizzera, paghino le tasse e siano cittadini onesti in tutto il mondo. Sarebbe utile se la vaghezza della “cittadinanza aziendale dignitosa” potesse essere supportata, nel 2027, da dati d’impatto reali.

Altri sviluppi

Questo rispecchierebbe anche lo spirito del tempo. A gennaio, oltre 180’000 cittadine e cittadini svizzeri hanno firmato un’iniziativa volta a rafforzare le regole riguardanti gli impatti sociali e ambientali delle imprese. L’ampio sostegno a questo secondo tentativo d’iniziativa indica che molte persone nella Confederazione non considerano competitività e sostenibilità come obiettivi inconciliabili.

Le aziende svizzere del settore alimentare e delle bevande hanno l’opportunità di essere protagoniste nello sviluppo di soluzioni che concilino profitto e principi. Il PAN elvetico dovrebbe chiedere conto alle piattaforme di collaborazione sostenute dal Governo dei risultati ottenuti rispetto a questa opportunità.

Articolo a cura di Anand Chandrasekhar/vm

Tradotto con l’aiuto dell’IA/mrj

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