Smartphone, streaming e IA: l’impatto ambientale del digitale in Svizzera
I dispositivi elettronici e i servizi online che usiamo ogni giorno prosciugano le risorse naturali del pianeta e contribuiscono al cambiamento climatico. Ci sono però modi per rendere la vita digitale più sostenibile.
Tutti utilizziamo i servizi digitali per lavorare, comunicare, fare acquisti, gestire conti bancari e pianificare le vacanze. Oltre 6 miliardi di persone – tre quarti della popolazione mondiale – sono onlineCollegamento esterno.
Nelle nazioni ad alto reddito come la Svizzera, praticamente ogni cittadino e cittadina ha accesso a Internet. Nel Paese alpino, le persone trascorrono in media 5 ore e 32 minuti al giorno online, tre volte più che nel 2011.
“Acquistare uno smartphone di ultima generazione è tutt’altro che insignificante dal punto di vista ambientale.”
Louise Aubet, Resilio
Sebbene il mondo digitale possa sembrare a prima vista immateriale ed efficiente, contribuisce in modo significativo all’inquinamento ambientale e al consumo delle risorse del pianeta. Con la crescita demografica e la diffusione dell’intelligenza artificiale (IA), l’impatto delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) sul clima e sull’ambiente aumenta rapidamenteCollegamento esterno. Così come il problema dei rifiuti derivanti dalla produzione e dallo smaltimento dei dispositivi elettronici.
“Acquistare uno smartphone di ultima generazione è tutt’altro che insignificante dal punto di vista ambientale”, afferma Louise Aubet di Resilio, una start-up del Politecnico federale di Losanna (EPFL) che mira a rendere le tecnologie digitali più sostenibili.
Uno studioCollegamento esterno recente di Resilio ha quantificato per la prima volta l’impatto ambientale del settore digitale in Svizzera. I dispositivi elettronici di uso quotidiano, dagli smartphone ai televisori, hanno conseguenze negative sul clima già prima di arrivare nelle nostre mani. Il numero di data center – strutture fisiche che archiviano, elaborano e distribuiscono dati digitali – e l’elettricità per alimentarli sono in aumento.
La Svizzera è tra i Paesi con il maggior numero di apparecchi elettronici pro capite e la più alta concentrazione di data centerCollegamento esterno.
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Che cosa è l’intelligenza artificiale?
Una centrale nucleare per alimentare il settore digitale
Il settore ICT utilizza il 12% dell’elettricità in Svizzera, rileva lo studio, che ha considerato tutti i dispositivi elettronici ad uso privato e professionale (smartphone, tablet, laptop…), le reti di telecomunicazione e i data center presenti nel Paese nel 2024. Il fabbisogno elettrico complessivo è di poco inferiore alla produzione annuale della centrale nucleare di Gösgen.
I circa 120 data centerCollegamento esterno del Paese sono responsabili della metà di questo consumo (o il 6% dell’elettricità nazionale). Il loro numero è in costante crescita da alcuni anni, così come il consumo di elettricità e di acqua necessaria per raffreddare i server.
La quota del digitale nel consumo elettrico nazionale in Svizzere è paragonabile a quello in Francia, tra i pochi Stati ad aver analizzato l’impatto del settore ICT con una metodologia analoga. Nel 2022, i servizi e i beni digitali hanno utilizzato il 14,3% dell’elettricità franceseCollegamento esterno. Anche il consumo elettrico individuale di chi naviga in Internet è simile nei due Paesi.
L’impronta climatica del digitale è paragonabile a quella dell’aviazione
L’impatto della tecnologia digitale non si limita al consumo energetico dei dispositivi elettronici e dei data center. Nella sua analisi, Resilio ha considerato l’intero ciclo di vita delle apparecchiature e infrastrutture ICT impiegate in Svizzera: dall’estrazione dei materiali che le compongono – come il litio e il cobalto presente nelle batterie – alla gestione dei rifiuti elettronici.
Per soddisfare la domanda elvetica di minerali e metalli per i dispositivi e le apparecchiature in uso nel 2024, sono stati scavati 930 milioni di tonnellate di terra, secondo Resilio. È l’equivalente di un cratere grande quanto la città di Winterthur e profondo dieci metri.
L’estrazione dei materiali, la produzione dei dispositivi e il loro trasporto in Svizzera generano circa 2 milioni di tonnellate di CO₂, pari a quasi il 2% delle emissioni legate a tutti i beni e servizi consumati nel Paese. A livello globale, il settore digitale rappresenta tra l’1,5% e il 4% delle emissioni di gas serra, una quota paragonabile a quella dell’aviazione civile, secondo un rapportoCollegamento esterno dell’Unione internazionale delle telecomunicazioni e della Banca mondiale.
Quando l’energia necessaria per l’intera catena di approvvigionamento proviene da combustibili fossili, si generano emissioni di CO₂. In Asia, dove è assemblata la maggior parte dei dispositivi usati in Svizzera e in Europa, i combustibili fossili rappresentano il 70% del mix elettricoCollegamento esterno (contro il 40% in Europa).
Inviare una breve e-mail da un computer genera 0,3 grammi di CO2Collegamento esterno. Una quantità irrisoria, che va però moltiplicata per gli oltre 374 miliardi di messaggiCollegamento esterno inviati e spediti ogni giorno.
Una ricerca su Google consuma in media 0,3 wattora di elettricitàCollegamento esterno. Una richiesta a ChatGPT ne richiede dieci volte tanto (2,9 wattora).
I datacenter necessitano di grandi quantità di acqua per la loro costruzione e per raffreddare i componenti elettrici. La domanda globale di IA consumerà tra 4,2 e 6,6 miliardi di metri cubi d’acquaCollegamento esterno entro il 2027. A titolo di paragone, la popolazione svizzera ne utilizza ogni anno oltre 2 miliardi di metri cubi.
Entro il 2030, l’IA genererà tra 24 e 44 milioni di tonnellate di CO2 all’annoCollegamento esterno. È l’equivalente dell’impatto ambientale di 5-10 milioni di automobili.
L’impatto dei data center crescerà nei prossimi dieci anni
Nel 2024, in Svizzera erano in uso 73,5 milioni di dispositivi ICT, pari a una media di 8,5 telefoni, laptop, tablet, cuffie o simili per abitante (contro 6,9 in Francia e 5,7 a livello mondiale). Queste tecnologie di uso quotidiano sono responsabili della maggior parte (66%) dell’impronta ambientale del digitale in Svizzera, rileva lo studio di Resilio,
I data center – ai quali i dispositivi si collegano per navigare e scaricare dati – rappresentano circa un quarto dell’impatto ambientale dell’ICT. Ma la situazione sta cambiando. Secondo le previsioni di Resilio, entro il 2035 i data center incideranno nella misura del 56% sull’impronta digitale complessiva.
Questa evoluzione è dovuta alla rapida espansione del cloud computingCollegamento esterno e alla crescita dell’intelligenza artificiale ad alta intensità di calcolo. Anche la diffusione dei servizi digitali in tutti i settori dell’economia – in particolare sanità, finanza, industria, energia e trasporti – contribuirà ad aumentare il peso dei data center.
Secondo l’Ufficio federale di statistica, il 43% della popolazione svizzera utilizza regolarmente l’IA generativa per creare testi, immagini o audio. Tra i giovani di 15–24 anni, la quota è del 79%.
Allo stesso tempo, i sistemi basati sull’IA possono ottimizzare i processi industriali e migliorare l’efficienza energetica, anche nel settore ICT, riducendone l’impatto sul clima e sulle risorse naturali. “L’IA è solo uno strumento: se ridurrà o aumenterà le emissioni, dipende da come lo usiamo”, dice a Swissinfo Gudrun Gudmundsdottir, ricercatrice dell’Università tecnica della Danimarca e revisora dello studio di Resilio.
Tuttavia, aggiunge, “è chiaro che le aspettative di crescita dell’uso dell’IA spingeranno aziende e Paesi a costruire più data center, indurranno gli operatori di rete ad aumentare la capacità e i fabbricanti di hardware a intensificare la produzione”.
Come ridurre l’impatto della tecnologia digitale?
Le soluzioni per ridurre l’impronta delle tecnologie digitali non mancano e coinvolgono tutti gli attori del settore. Nel 2020, l’Unione internazionale delle telecomunicazioni ha fissato l’obiettivo di tagliare le emissioni complessive del settore ICT del 45% entro il 2030Collegamento esterno.
Secondo Gudmundsdottir, i data center possono diminuire il consumo energetico per il raffreddamento dei server adottando sistemi a immersione invece di ventilatori e aria condizionata. In questi sistemi, i server e le altre apparecchiature informatiche sono immersi in un liquido che dissipa il calore. I data center dovrebbero inoltre aumentare la quota di energie rinnovabili nel loro mix elettrico.
“L’IA è solo uno strumento: dipende da come lo usiamo se ridurrà o aumenterà le emissioni.”
Gudrun Gudmundsdottir, Università tecnica della Danimarca
I produttori di hardware, dal canto loro, dovrebbero puntare a ridurre la dissipazione di calore e il consumo dei dispositivi quando sono accesi, ma non eseguono attività significative. Le aziende di software dovrebbero sviluppare programmi più snelli ed efficienti dal punto di vista energetico, spiega Gudmundsdottir.
Per la ricercatrice, servono una collaborazione e una visione condivisa affinché tutte le imprese del settore perseguano lo stesso obiettivo di riduzione delle emissioni. “La condivisione dei dati sulle emissioni è una soluzione centrale per aiutare le aziende a offrire prodotti competitivi a basse emissioni e creare catene di approvvigionamento tracciabili e a basso impatto”, dice.
Fare meno, ma meglio
Anche i consumatori e le consumatrici possono fare la loro parte. “Una pratica semplice è evitare di acquistare dispositivi non necessari, prolungare la durata di vita dei propri apparecchi, scollegarli quando non sono in uso e assicurarsi che vengano riciclati”, sottolinea Gudmundsdottir.
Secondo un rapportoCollegamento esterno della Scuola universitaria professionale di scienze applicate di Zurigo e Swisscom, nel 2022 otto giovani su dieci in Svizzera possedevano uno smartphone nuovo. Tuttavia, lo hanno utilizzato leggermente più a lungo (2,7 anni) rispetto al 2016 (1,9 anni).
Jan Bieser, professore di digitalizzazione e sostenibilità presso la Scuola universitaria professionale di Berna, ritiene che sia anche necessario pensare a come minimizzare il flusso di dati. Ad esempio, una grande parte del traffico dati su Internet è costituita da contenuti video e social media, che non devono necessariamente essere trasmessi in risoluzioni sempre più elevate, soprattutto quando l’utenza non percepisce una differenza nella qualità, afferma.
La sola efficienza tecnologica non basta, conclude lo studio di Resilio. La sobrietà digitale – fare meno, ma meglio – deve essere al centro della politica digitale della Svizzera.
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A cura di Gabe Bullard/Vdv
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