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Olocausto, la lunga attesa per i risarcimenti

Una vittima dell'Olocausto riceve un'assegno di risarcimento da parte delle banche svizzere Keystone

Solo un terzo dei fondi, messi a disposizione dalle banche per risarcire le vittime dell’Olocausto, è arrivato a destinazione.

Cinque anni fa le banche svizzere avevano firmato un accordo extragiudiziario con le organizzazioni ebraiche: un risarcimento per oltre un miliardo di dollari.

Cinque anni dopo l’accordo globale sui fondi ebraici, solo una piccola parte degli 1,25 miliardi di dollari versati dalle banche svizzere è stato distribuito. Inoltre l’indennizzo dei titolari di conti in giacenza pone problemi di identificazione.

Accordo con le banche

L’accordo globale tra i principali istituti bancari – UBS e Credit Suisse – e le associazioni ebraiche è stato firmato il 12 agosto 1998 a New York. Esso prevedeva l’assegnazione di 800 milioni a titolari e discendenti di conti «dimenticati» nelle banche elvetiche, mentre la somma rimanente doveva essere destinata alle altre vittime del regime nazista, in particolare ai lavoratori coatti che a suo tempo furono impiegati in aziende svizzere e coloro che furono respinti alle frontiere.

A luglio il tribunale arbitrale con sede a Zurigo aveva indennizzato 999 persone per un ammontare di 125,9 milioni di dollari, ha reso noto il responsabile del tribunale Michael Bradfield. Tra di esse, soltanto 27 risultavano proprietarie di un conto all’epoca del nazismo.

I figli di titolari rintracciati sono stati finora 3254 e i nipoti 204. La maggior parte delle persone che hanno usufruito di un indennizzo risiedono negli USA (399) o in Israele (146), mentre 29 risiedono in Svizzera e 82 in Francia.

Sono state 33 000 le richieste di indennizzo avanzate alla Svizzera, ma il numero di coloro che effettivamente hanno diritto è limitato, sebbene i criteri di assegnazione siano stati resi meno severi, con conseguenti critiche all’interno del tribunale arbitrale.

Soluzione non sempre ideale

Per lo storico lucernese Thomas Maissen, la pratica attuale non è esente da problemi: accade infatti che venga dato del denaro a parenti lontani che nulla hanno a che vedere con l’Olocausto, mentre certi discendenti diretti che si trovano in situazione di bisogno non possono ottenere nulla poiché non è possibile stabilire alcun legame con una banca svizzera.

Lo storico è convinto che i responsabili del tribunale dovranno mettere in discussione i loro criteri di ripartizione del denaro, visto che secondo lui non ci sono abbastanza eredi di vittime del nazismo con diritti da far valere.

Si ritiene che la cifra di 800 milioni fissata nell’accordo, destinata a risarcire chi non ha più avuto notizia dei propri conti bancari, sia troppo alta. Gli avvocati coinvolti parlano ora di 300, forse 400 milioni. Per questo il dibattito è acceso: cosa succederà con i soldi che rimarranno a disposizione?

Le altre vittime dell’Olocausto


Una parte della somma potrebbe semplicemente venir distribuita ad organizzazioni ebraiche, come propone Israel Singer, ex-segretario generale del Congresso mondiale ebraico.

L’accordo globale prevedeva anche 425 milioni di dollari destinati a quelle vittime la cui sorte è stata in qualche modo compromessa dall’atteggiamento svizzero. L’assegnazione di questa somma è assicurata dalla «Claims Conference», una fondazione privata israelo-americana, ma anche qui i problemi non mancano.

Finora sono stati distribuiti 208,1 milioni. Di questi 196 sono andati a persone costrette con la forza a lavorare in filiali di aziende elvetiche situate in zone controllate dai nazisti. Ogni vittima ha ricevuto 1’450 dollari.

Inoltre, 2,8 milioni di dollari sono stati versati a rifugiati espulsi dalla Svizzera durante la Seconda guerra mondiale e a persone respinte alla frontiera.

swissinfo e agenzie

L’accordo globale fra banche e organizzazioni ebraiche ha creato un fondo di risarcimento di 1,25 miliardi di dollari
A cinque anni dall’accordo solo un terzo della somma è stato distribuito
I fondi in giacenza si sono dimostrati meno ricchi e la ricerca degli eredi più difficile del previsto
Adesso si discute sulla distribuzione dei fondi rimanenti

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