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Poco diffuso il lavoro nero in Svizzera

Uno studio dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) indica come l'incidenza del lavoro nero in Svizzera sia, con l'8.6 % del PIL, la più bassa rispetto a tutti gli altri 29 paesi membri, anche se nell'ultimo biennio tale percentuale è cresciuta dello 0.5 %. La Grecia (28.7 %) e l'Italia (27.1 %) guidano la classifica, mentre la media nei paesi OCSE è del 16.7 %.

Sono queste le conclusioni a cui arriva un’indagine di Friedrich Schneider dell’Università di Linz, realizzata con il metodo della cosiddetta “domanda di moneta”: in pratica, dice lo studioso, se il circolante effettivo supera quello stimabile in via teorica, si imputa la maggior domanda di contanti alla forza dell’economia “nera”.

Secondo i dati forniti da Schneider, riportati oggi da “Il Sole 24 Ore”, nel biennio 1999-2000 il peso dell’economia sommersa è diminuito nei principali paesi continentali, in Canada e negli Usa, mentre è leggermente aumentato in Giappone, Australia e Nuova
Zelanda. Un lieve rialzo è stato indicato anche per la Svizzera. Un leggero miglioramento si è registrato in Italia, anche se il livello resta come detto tra i più alti in assoluto. Soprattutto, osserva lo studioso austriaco, in tutti i paesi OCSE l’economia nascosta cresce parallelamente al boom della pressione fiscale.

La storia degli anni Novanta lo dimostra: “L’aumento dell’economia sommersa – spiega Schneider – nasce dalla reazione di chi si sente schiacciato dal peso della tassazione e cerca una via di fuga. Ma questo volo verso il “nero” mina le basi dell’economia. Il risultato è un circolo vizioso di crescita del deficit statale con conseguente aumento della tassazione e del sommerso».

Secondo l’autore della ricerca, il caso svizzero ne è la conferma: il fenomeno del “nero”, ha individuato Schneider, ha cominciato ad alzare la testa proprio in concomitanza con un progressivo aumento della pressione fiscale.

Alle spalle di Grecia (28.7 %) e Italia (27.1 %), la classifica dell’economia sommersa presenta, tra gli altri paesi, Spagna e Portogallo (22.7 %), il blocco scandinavo composto da Svezia, Norvegia, Finlandia e Danimarca (tra il 19.2 % e il 18.0 %), Canada e Germania (16.0%), Francia (15.2 %), Gran Bretagna (12.7 %), Giappone (11.2 %), Austria (9.8 %) e Stati Uniti (8.7 %). Con l’8.6 %, la Svizzera si situa all’ultimo posto della statistica stilata da Friedrich Schneider.

swissinfo e agenzie

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