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Più trasparenza nel Consiglio di sicurezza Onu

L'ambasciatore Maurer deve attendersi una forte opposizione da Russia e Stati uniti Keystone

La Svizzera chiede più trasparenza e più attenzione per i paesi che non sono nel Consiglio di sicurezza. USA e Russia temono più controllo e si oppongono.

In seno all’Onu, la mozione inoltrata venerdì, è il primo atto politico della Svizzera che si scontra con una certa opposizione.

La Svizzera ha proposto agli Stati membri dell’Onu un progetto di risoluzione. Il testo invita il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite a migliorare i suoi metodi di lavoro.

In sostanza, i 18 punti del documento, chiedono al Consiglio di sicurezza più trasparenza ed efficienza. L’obiettivo – sottoscritto anche da Costa Rica, Giordania, Liechtenstein e Singapore – dovrebbe essere raggiunto senza modifiche della Carta dell’Onu.

Il testo rispecchia un desiderio che circola da lungo tempo tra i paesi che non fanno parte del Consiglio di sicurezza. Quest’ultimo dovrebbe coinvolgere maggiormente nei suoi processi decisionali stati, come la Svizzera, che contribuiscono al finanziamento delle missioni di pace Onu e che si vedono tenuti ad applicare delle sanzioni «delicate».

Consultazione

Il testo, scrive il corrispondente da New York del Tages Anzeiger (edizione di sabato), incontrerà molto probabilmente l’approvazione della maggioranza dei membri Onu, ma è ben lungi dall’essere indiscusso.

I cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza – che hanno diritto di veto – non vedono di buon occhio l’idea che paesi di piccola e media grandezza possano dire la loro. Se così fosse, il campo d’azione dei cinque «grandi» si restringerebbe. Un’idea difficile da accettare per chi finora ha goduto di una libertà quasi assoluta.

Proprio per questo problema «scottante» e per ottenere il maggior numero di consensi possibile, la missione permanente svizzera alle Nazioni unite (New York) ha rinunciato a mettere subito ai voti la sua proposta.

Il documento – accompagnato da un testo esplicativo – è stato inviato venerdì in consultazione ai membri delle Nazioni unite.

Critiche da Stati uniti e Russia

L’ambasciatore svizzero all’Onu, Peter Maurer, ha avuto un’eco positiva da Gran Bretagna e Francia. Dei restanti tre membri permanenti del Consiglio di sicurezza, la Cina sembra essere la meno ostile. Si oppongono in modo chiaro, invece, Stati uniti e Russia.

Le due superpotenze rifiutano di rinunciare ai loro privilegi e sono dell’avviso che il Consiglio di sicurezza debba organizzarsi da solo. L’assemblea generale delle Nazioni uniti non dovrebbe emanare delle disposizioni a questo proposito.

La proposta svizzera ora dovrà essere discussa ed elaborata per poi essere messa ai voti nel corso di un’assemblea generale. La Svizzera, ha detto l’ambasciatore Maurer, è aperta ad ogni proposta di modifica del testo.

In questo modo si spera di convincere la grande maggioranza degli Stati membri dell’Onu della bontà degli argomenti. Un sì alla proposta elvetica sarebbe un chiaro segnale al Consiglio di sicurezza, accusato di non riuscire a portare avanti le riforme necessarie ad un suo miglior funzionamento.

swissinfo e agenzie

Il Consiglio di sicurezza si occupa del mantenimento della pace e della sicurezza internazionale.
È formato da 15 Stati; 10 sono eletti dall’Assemblea generale per due anni, 5 sono membri permanenti (Russia, Francia, Gran Bretagna, Stati uniti e Cina).
I membri permanenti hanno diritto di veto, nessuna decisione può essere presa se uno di loro vi si oppone.
Membro dell’Onu dal 2002, la Svizzera non ha ancora fatto parte del Consiglio di sicurezza.

La Svizzera ha proposto una risoluzione che chiede più trasparenza, efficienza e coinvolgimento degli altri membri dell’Onu nei processi decisionali del Consiglio di sicurezza.

Secondo gli esperti, l’Assemblea generale delle Nazioni unite dovrebbe votare sulla proposta elvetica ad inizio del 2006.

Se la risoluzione venisse accettata – basta la maggioranza semplice, ovvero 96 voti – il Consiglio di sicurezza avrebbe tempo fino a settembre del 2006 per decidere quali delle proposte intende mettere in atto.

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