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Schengen e Dublino verso il sì popolare

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Se si votasse oggi, il popolo svizzero direbbe sì a due cardini della seconda tornata di accordi bilaterali fra Svizzera e Europa: i trattati sulla sicurezza (Schengen) e sull'asilo (Dublino).

Il secondo sondaggio, realizzato dall’istituto gfs.bern per la SRG SSR idée suisse, indica un ampio consenso alle urne.

Fra il 18 e il 24 ottobre, l’istituto demoscopico gfs.bern ha interpellato 1213 aventi diritto di voto. Ne risulta un’immagine chiara: il 46% degli interpellati è favorevole agli accordi e il 23% è piuttosto favorevole. Questo vuol dire che il 69% ha un approccio positivo a questo avvicinamento all’Europa unita.

Sul fronte degli avversari, solo l’8% si dice ferocemente contrario; un ulteriore 9% è piuttosto contrario. Si arriva dunque al 17% di no potenziali nell’urna.

Destra conservatrice divisa

Per una volta, i risultati non sembrano indicare delle divisioni importanti fra le regioni linguistiche. Tedeschi e romandi si ritrovano sulla stessa lunghezza d’onda. Nelle due regioni i favori raggiungono quasi il 70%.

Le regioni di lingua italiana si dimostrano per contro un po’ più reticenti. Ma il sì prevale comunque con un 54% di favori.

A livello politico, i simpatizzanti di tre dei quattro patiti di governo si dicono chiaramente partigiani degli accordi. Fra i socialisti il sì raggiunge l’86%, fra i liberali-radicali l’85%, nelle file democristiane il 72% sostiene gli accordi.

Non sorprende invece che gli oppositori si concentrino nel quarto partito di governo, l’euroscettica Unione democratica di centro (UDC) che rappresenta la destra conservatrice in parlamento.

Eppure anche questo fronte sembra diviso. In effetti ben il 38% dei militanti UDC si dice pronto a dire sì ai due accordi strategici e il 15% si dice indeciso.

Margine per i fautori

Rispetto al primo sondaggio, presentato nell’agosto scorso, partigiani e oppositori hanno conquistato nuovi punti, erodendo la percentuale degli indecisi. Attualmente è solo il 14% degli interpellati a non sapere che cosa pensare di questo nuovo passo verso l’Unione europea.

Il tasso di chi si dice convinto di voler andare a votare è invece rimasto invariato al 44%. Ma la campagna politica in vista del voto non è ancora cominciata. Data l’importanza dell’appuntamento bisogna prevedere una discesa in campo agguerrita di partigiani e oppositori.

Per il momento i sostenitori godono di un «margine evidente», notano gli esperti del gfs.bern. I tre partiti di governo, che sostengono la via bilaterale per avvicinarsi all’Europa politica, possono guardare all’appuntamento con un certo ottimismo.

Minaccia di referendum

Qualche giorno fa, l’Europa e la Svizzera hanno firmato il secondo pacchetto di nove accordi bilaterali (Bilaterali II), come un protocollo sull’estensione della libera circolazione delle persone.

Il processo è ormai nella fasi di ratifica. In Svizzera il parlamento si pronuncerà il 17 dicembre.

L’opposizione si cristallizza particolarmente su due temi: quello di Schengen e e quello di Dublino. I due accordi, già in vigore nell’Unione europea, prevedono un maggiore collaborazione nella sicurezza e nell’asilo politico.

L’UDC non vuole questa collaborazione stretta fra autorità. Sostenuta dall’Azione per una Svizzera neutrale e indipendente (ASNI), ha già annunciato di voler lanciare il referendum.

Se riuscirà a raccogliere le necessarie 50’000 firme – cosa di cui nessuno dubita – la votazione avrà luogo al più presto nel giugno dell’anno prossimo.

Nel maggio del 2000, il popolo svizzero si era pronunciato su un primo pacchetto di accordi bilaterali. Il sì aveva prevalso con un netto 67,2% dei voti.

swissinfo, Olivier Pauchard (traduzione: Daniele Papacella)

Il 69% degli intervistati voterebbe a favore degli accordi di Schengen e Dublino.
Il 17% rifiutano i trattati.
Il 14% è ancora indeciso.
Il 44% intende partecipare allo scrutinio.

Il sondaggio è stato realizzato fra il 18 e il 22 ottobre del 2004.

Sono state contattate telefonicamente 1213 persone, di cui 305 nella Svizzera romanda.

Il margine d’errore è fissato dai realizzatori al 2,9%.

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