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Swisscoy, rientrato il primo contingente

Il presidente della Confederazione Adolph Ogi ha accolto a Berna i primi militi elvetici di ritorno dal Kosovo. Nella provinvia hanno costruito strade e dighe, nonché diretto la ricostruzione di una scuola.

Il presidente della Confederazione e ministro della difesa, Adolf Ogi, ha accolto venerdì a Berna il primo contingente della Swisscoy di ritorno dal Kosovo. Ogi ha lodato l’impegno dei soldati durante sei mesi e ha loro consegnato una medaglia ricordo.

Il consigliere federale ha dichiarato che il primo impegno dell’esercito svizzero all’estero in un ambito multilaterale è stato una tappa importante verso l’apertura del paese al mondo.
L’armamento dei militari elvetici a fini di autoprotezione è una questione di sopravvivenza e un punto d’onore, ha sottolineato.

Il capo dello Stato maggiore generale dell’esercito, Hans-Ulrich Scherrer, ha fatto un bilancio del primo impegno Swisscoy: la truppa ha percorso complessivamente 356 mila chilometri e ha preparato quasi 15,8 milioni di litri d’acqua per 2’200 soldati e civili, come pure 237 mila litri di carburante per i veicoli utilizzati. Con macchine da cantiere, il contingente elvetico ha inoltre contribuito alla costruzione di strade e dighe e alla rimessa in buono stato di infrastrutture danneggiate. Su mandato della Brigata multinazionale Sud, la Swisscoy ha pure diretto la costruzione di una scuola.

Il contingente di 91 militi era giunto ieri con un Airbus a Payerne, nel canton Vaud. Il distaccamento, del quale hanno fatto parte quattro donne, era entrato in servizio lo scorso ottobre a Suva Reka, a nord-est della cittadina meridionale di Prizren. I soldati svizzeri vi hanno soprattutto svolto attività logistiche.
Non tutti i militi sono tornati: una quindicina di quadri hanno accettato di prolungare la loro missione di sei mesi, per assistere il secondo contingente di 145 uomini e nove donne, appena giunto sul posto. Il loro soggiorno terminerà a fine settembre.


nella foto: militi della Swisscoy al rientro dal Kosovo, dopo l’atterraggio all’aeroporto di Payerne

swissinfo e agenzie

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