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Gli svizzeri non temono i ‘giudici stranieri’

palazzo di giustizia
Anche in futuro, la Svizzera accorderà per principio la priorità al diritto internazionale, anche se ciò non è esplicitamente previsto dalla Costituzione. Jean-Christophe Bott/Keystone

Pesante sconfitta per la destra conservatrice: l'iniziativa popolare che chiedeva di anteporre la Costituzione federale al diritto internazionale è stata respinta con oltre il 66% dei voti. Reazioni e analisi.

La democrazia diretta è uno dei pilastri del sistema politico della Svizzera. Le decisioni adottate dal popolo alle urne non devono però prevalere sul diritto internazionale: lo ha deciso domenica l’elettorato elvetico, bocciando con il 66,2% dei voti l’iniziativa popolare ‘Il diritto svizzero anziché giudici stranieri’ (Iniziativa per l’autodeterminazione)Collegamento esterno, lanciata dall’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice). Il testo è stato respinto in tutti i cantoni.

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La popolazione non vuole regole fisse per risolvere i problemi legati agli accordi internazionali, ha affermato di fronte ai media Simonetta Sommaruga, responsabile del Dipartimento federale di giustizia e polizia. “Parlamento, governo e tribunali dovranno continuare come finora a trovare soluzioni caso per caso”, ha detto.

Il servizio della Radiotelevisione svizzera:

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Una campagna “aggressiva e calunniosa”

“Eravamo preparati al no”, ha reagito il deputato dell’UDC Thomas Matter, secondo cui il suo partito – l’unico di governo a sostenere la proposta – nulla ha potuto contro la campagna dei contrari. Una campagna che secondo il presidente dell’UDC Albert Rösti è stata “aggressiva e calunniosa”.

Ad essere deluso è anche Hans-Ueli Vogt, il professore di diritto e deputato democentrista all’origine dell’iniziativa. A suo avviso, gli oppositori hanno avuto il vantaggio di poter proporre diversi argomenti contrari. “Noi invece abbiamo dovuto cercare di motivare in modo piuttosto astratto perché il diritto di voto era in pericolo”. Forse, ha aggiunto Vogt, “non era ancora arrivato il momento giusto per mostrare come la democrazia diretta stia lentamente morendo”.

Il dibattito sull’iniziativa ha comunque avuto il merito di “rinviare o di evitare” la firma del Patto mondiale dell’ONU sulle migrazioni, si è rallegrato Albert Rösti. Il partito promette che osserverà con attenzione come si terrà conto degli aspetti legati ai diritti popolari in dossier quali l’accordo quadro con l’Ue o appunto il patto migratorio.

L’iniziativa dell’UDC chiedeva di iscrivere nella Costituzione federaleCollegamento esterno che quest’ultima è la fonte suprema del diritto svizzero – e non il diritto internazionale. Per il principale partito svizzero, l’iniziativa rappresentava quindi un “sì alla democrazia diretta”.

Svizzeri sensibili ai diritti umani

Alla delusione dell’UDC si contrappone la gioia degli oppositori all’iniziativa, a iniziare dalla sinistra. L’esito del voto mostra che gli svizzeri sono stanchi dell’UDC, ha sostenuto il capogruppo socialista alle Camere federali Roger Nordmann. Questo è un buon segnale per gli altri partiti in vista delle elezioni federali del 2019, ha aggiunto.

Secondo Nordmann, si osserva “un netto riflusso del populismo”: i cittadini “ne hanno abbastanza della logica alla Trump” e hanno mandato a picco “la nave ammiraglia dell’UDC”.

La bocciatura dell’iniziativa dell’UDC “è un enorme sollievo” anche per la direttrice della sezione svizzera di Amnesty International, Manon Schick, per la quale il risultato odierno attesta il forte attaccamento degli svizzeri ai diritti umani. Secondo gli oppositori all’iniziativa, un sì all’autodeterminazione avrebbe portato alla disdetta elvetica della Convenzione europea dei diritti umani.

Intervistata dalla televisione svizzera di lingua tedesca, Laura Zimmermann di Operazione Libero (un raggruppamento che si era schierato contro l’iniziativa) ha dichiarato che “più un testo è pericoloso, più la gente si oppone”.

Per l’Unione svizzera delle arti e mestieri, il no scaturito dalle urne è un chiaro segnale contro l’isolamento in materia di politica estera, scrive in un comunicatoCollegamento esterno. Parlando di una vittoria del “pragmatismo”, l’associazione ombrello delle piccole e medie imprese commenta che “il popolo ha ancora una volta mostrato di essere per un’economia aperta e di non voler mettere in pericolo l’accordo con l’Ue sulla libera circolazione delle persone”.

Monika Rühl, direttrice di economiesuisse, ha dal canto suo rammentato che la Svizzera ha concluso numerosi accordi internazionali importanti, i quali offrono al paese un accesso al mercato e garantiscono gli investimenti.


Reazioni dei media online

Neue Zürcher ZeitungCollegamento esterno: una netta maggioranza dell’elettorato non si è fatta accecare dalle “false promesse dell’UDC”. Il popolo è consapevole che il diritto internazionale è indispensabile per un piccolo Stato così interconnesso a livello internazionale. La questione di sapere come la Svizzera, con la sua democrazia diretta, dovrà comportarsi di fronte a un diritto internazionale in continua espansione, continuerà ad occupare la politica. Le discussioni attorno alle conseguenze dei diritti globalizzati è appena iniziata.

Le TempsCollegamento esterno: quella odierna è “una delle peggiori sconfitte subite dal partito populista negli ultimi anni”. La minaccia dei ‘giudici stranieri’ è rimasta troppo astratta e gli effetti concreti dell’iniziativa “non erano chiari”. I timori sollevati dagli oppositori, senza dubbio esagerati, erano più concreti di quelli legati alla perdita di sovranità avanzati dall’UDC.

Le MatinCollegamento esterno: doveva essere il grande giorno dell’UDC e invece la lista delle sconfitte si è allungata. Dopo la vittoria nel 2014 (iniziativa contro l’immigrazione di massa), l’UDC ha perso le lotte sull’iniziativa per l’attuazione dell’espulsione degli stranieri che commettono reati (2016), sul referendum contro la legge sull’asilo (2016), sulla legge contro la naturalizzazione facilitata (2017) e sull’iniziativa per abolire il canone radiotelevisivo (2018).

Der BundCollegamento esterno: in Svizzera prevale la convinzione che per un piccolo paese è insensato applicare in linea di principio le proprie regole nello scambio con altri Stati. Il diritto internazionale o quello dell’Unione europea sono a volte in collisione con le decisioni popolari. La Svizzera ha però imparato ad evitare questi conflitti oppure a limitarli in modo pragmatico.

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