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Le banche dovranno risolvere i loro problemi con gli Stati Uniti

La ministra delle finanze Eveline Widmer-Schlumpf auspica la creazione di basi legali ad hoc. Keystone

Il governo svizzero ha accettato le richieste di Washington relative agli averi americani non dichiarati depositati nelle banche svizzere. Il Consiglio federale intende creare le basi legali per consentire agli istituti elvetici di risolvere individualmente i contenziosi fiscali con gli Stati Uniti.

«Si trattava di un’offerta unilaterale che non potevamo negoziare», ha affermato mercoledì la ministra delle finanze Eveline Widmer-Schlumpf di fronte alla stampa.

Per risolvere la controversia fiscale con gli Stati Uniti, il Consiglio federale ha licenziato un disegno di legge che permetterà alle banche di raggiungere un’intesa con il Dipartimento di giustizia statunitense, si legge in un comunicato del governo.

La creazione di basi legali ad hoc, sottolinea la nota, «permetterà di ripristinare la pace giuridica senza che sia necessario creare norme con effetto retroattivo o adottare misure eccezionali». Le banche potranno inoltre partecipare al programma statunitense senza per questo violare il diritto elvetico.

Con la decisione odierna, il governo «adempie alla propria responsabilità nei confronti della piazza finanziaria, delle banche, dei loro collaboratori e dei loro clienti», indica l’esecutivo. Inoltre, viene scongiurato il rischio di azioni penali nei confronti di istituti bancari (come ad esempio avvenuto per la banca Wegelin, multata nel gennaio di quest’anno per avere aiutato clienti americani ad evadere il fisco).

Secondo Eveline Widmer-Schlumpf, la soluzione trovata è «buona e pragmatica. Speriamo che consentirà di chiudere il capitolo».

Gli Stati Uniti rimproverano alle banche svizzere di avere aiutato cittadini statunitensi ad evadere il fisco.

Non sono interessati solo gli istituti contro i quali è già stato avviato un procedimento penale, ma tutte le banche che hanno potenzialmente violato la legge degli Stati Uniti.

Senza una soluzione rapida, il governo svizzero teme che vi sia il rischio che la controversia si intensifichi e che le autorità americane prendano di mira nuove banche.

Il Dipartimento di giustizia statunitense ha infatti autorizzato un’inchiesta nei confronti di 14 banche e ha raccolto informazioni su numerosi altri istituti, sia tramite proprie indagini, sia grazie alla possibilità di autodenuncia offerta ai cittadini statunitensi.

La palla alle banche

Concretamente, tutte le banche che intendono regolarizzare le loro relazioni con le autorità statunitensi saranno autorizzate a fornire una serie di informazioni. Tra queste vi sono i dati relativi a relazioni d’affari con soggetti statunitensi e a persone coinvolte negli affari statunitensi delle banche in questione.

L’autorizzazione non comprende invece i dati di clienti e le informazioni sul conto, la cui trasmissione può avvenire esclusivamente nel quadro di una procedura di assistenza amministrativa.

Quest’ultima è certamente una buona notizia, reagisce la Camera di commercio Svizzera-Stati Uniti. «Non ci sono richieste irragionevoli concernenti la confidenzialità dei clienti. Non sappiamo però quale prezzo dovranno pagare le banche», afferma a swissinfo.ch il direttore Martin Naville.

A questo proposito, Eveline Widmer-Schlumpf non ha fornito dettagli. Spetta agli istituti interessati comunicare in merito alle multe, ha detto la ministra. Le banche che hanno basato gran parte della loro attività sui fondi non dichiarati di clienti americani, saranno confrontate a problemi, ha avvertito.

Per legge, le banche dovranno provvedere alla massima protezione dei loro collaboratori e saranno obbligate a concludere accordi su questa questione con le associazioni del personale. Dovranno informare i dipendenti in anticipo sul tipo e la quantità di informazioni trasmesse, garantire i loro diritti all’informazione, assisterli in base al diritto del lavoro e garantire la protezione dalle discriminazioni e dai licenziamenti.

«Se le banche non si faranno carico della difesa dei loro collaboratori, sarà la Confederazione a farlo», ha precisato Eveline Widmer-Schlumpf.

In un comunicato odierno, l’Associazione svizzera degli impiegati di banca indica di essere giunta a un accordo con l’Associazione svizzera dei banchieri e con l’Associazione padronale delle banche, che garantisce i diritti dei salariati nella Confederazione. In particolare, esso protegge i collaboratori i cui nomi saranno trasmessi alle autorità statunitensi.

Contenuto ignoto

Il messaggio concernente la legge federale sulle misure per risolvere la controversia fiscale tra banche e Stati Uniti sarà discusso dalle due camere del parlamento svizzero già durante la sessione estiva, che inizierà il 3 giugno. Se accettata, la legge entrerà subito in vigore e sarà limitata a un anno.

Il motivo di tale urgenza, spiega il governo elvetico, è che gli Stati Uniti non sono disposti ad attendere ulteriormente una regolarizzazione del passato da parte delle banche svizzere.

Da notare che gli Stati Uniti presenteranno il contenuto del programma proposto alle banche soltanto dopo il voto alle camere federali. Non spetta al governo svizzero divulgare l’offerta americana, ha commentato Eveline Widmer-Schlumpf.

Partiti scettici

Il dibattito in parlamento si annuncia acceso, almeno stando alle reazioni dei principali partiti. Il Partito socialista, che predilige l’idea di uno scambio automatico delle informazioni, ha già annunciato che non voterà il progetto di legge.

«Non è normale sostenere degli istituti che si sono messi loro stessi in difficoltà di fronte alla giustizia americana», ritiene Christian Levrat, presidente dei socialisti.

Per l’Unione democratica di centro (UDC), la soluzione presentata dal governo rappresenta «una disfatta». È impossibile che il parlamento invalidi il diritto svizzero in una situazione così confusa e in un lasso di tempo così corto, senza nemmeno sapere il contenuto del programma americano, scrive l’UDC in un comunicato.

Il Partito liberale radicale (PLR) sottolinea che non si tratta di un accordo globale come aveva invece promesso l’esecutivo. «Il Consiglio federale addossa la responsabilità al parlamento senza che quest’ultimo sia a conoscenza del contenuto della soluzione», osserva il parlamentare PLR Ruedi Noser.

Autorizzare le banche a trovare un accordo con gli Stati Uniti è una buona idea, sostiene Pirmin Bischof, senatore del Partito popolare democratico. Tuttavia, il politico è più reticente per ciò che riguarda la procedura d’urgenza voluta dal governo. «Ci vogliono buone ragioni per ribaltare la procedura legislativa. Ma per il momento non ne intravvedo».

Soltanto il Partito borghese democratico sostiene la soluzione proposta da Eveline Widmer-Schlumpf, membra del partito, ritenendo che è giunto il momento di mettere una pietra sopra al conflitto fiscale con Washington.

Nel 2010, il Congresso americano ha adottato la normativa FATCA (Foreign Account Tax Compliance Act) per combattere l’evasione fiscale offshore dei propri cittadini.
 
Con questa normativa, Washington pretende da tutti gli istituti finanziari esteri (banche, assicurazioni sulla vita, fondi d’investimento, fondazioni ecc.) – compresi quelli che non operano negli Stati uniti – nomi e dati dei loro clienti assoggettati al fisco americano.
 
In base alla legislazione degli Stati uniti, sono assoggettati all’obbligo fiscale i cittadini americani o stranieri residenti negli Stati uniti, gli americani espatriati e gli stranieri all’estero con importanti averi negli Stati uniti.
 
Tutti gli istituti finanziari esteri sono tenuti a registrarsi presso l’autorità fiscale statunitense (Internal Revenue Service, IRS) e a stipulare un accordo, in cui si impegnano a identificare i clienti assoggettati al fisco americano e a comunicare nomi e dati bancari all’IRS.

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