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Raid dell’esercito israeliano contro una nave umanitaria

Alcuni attivisti sono stati ricoverati in un ospedale di Tel Aviv. Reuters

Almeno 10 persone hanno perso la vita nell’assalto israeliano contro una flottiglia di navi umanitarie diretta verso Gaza. Reazioni di condanna giungono da tutto il mondo e alcuni paesi – tra cui la Svizzera – chiedono l’istituzione di un'inchiesta internazionale per far luce sui fatti.

L’assalto è avvenuto nella notte in acque internazionali, a qualche decina di miglia dalla costa. L’esercito israeliano aveva ripetutamente minacciato un intervento armato nel caso in cui gli attivisti avessero cercato di forzare il blocco imposto attorno alla Striscia dall’avvento al potere di Hamas, nel 2007.

E così, non appena la nave turca ha ignorato l’alt, l’esercito israeliano ha dato il via all’assalto. I membri di un commando sono scesi da un elicottero e hanno aperto il fuoco. Il bilancio è ancora incerto: la televisione israeliana, che aveva parlato inizialmente di 19 morti, ha poi corretto il totale ad almeno 10 vittime, mentre i feriti – tra i quali ci sono anche alcuni militari israeliani – sono una trentina. La nave turca, assieme a cinque altre appartenenti alla “Freedom Flotilla”, trasportava 10.000 tonnellate di aiuti umanitari e 700 persone.

Stando a un portavoce militare dello Stato ebraico, a innescare il caos sarebbe stato il tentativo di alcuni attivisti di resistere all’abbordaggio con bastoni, coltelli e un’arma strappata a un soldato israeliano. Il ministero degli esteri ha fatto sapere di aver trovato armi a bordo della flotta e di aver trasportato le navi verso il porto di Ashdod, a sud di Israele.

Tensione alle stelle

Israele ha intanto elevato il livello di allerta sul fronte nord con il Libano e su quello sud con la Striscia di Gaza. Ma a ribollire è pure il fronte interno degli arabo-israeliani: un leader radicale, lo sceicco Saleh, dirigente del Movimento Islamico in Galilea, partecipava alla spedizione e risulta essere stato ferito.

Dalla Cisgiordania, il presidente palestinese Mahmud Abbas ha definito l’accaduto «un massacro», dichiarando tre giorni di lutto nazionale. Da Gaza, invece, i dirigenti di Hamas hanno parlato di un «crimine» commesso da Israele, preannunciando reazioni.

La tensione è già salita alle stelle anche in Turchia, dove migliaia di persone sono scese in piazza a Istanbul in segno di protesta contro l’assalto della marina israeliana. Il primo ministro Recep
Tayyip Erdogan ha accusato Israele di aver commesso un atto «di terrorismo di stato inumano». Il governo di Ankara ha ^poi chiesto la liberazione immediata degli attivisti feriti nell’assalto. Manifestazioni di protesta sono state indette anche in altri paesi, quali Giordania, Egitto, Iran e Libano.

Sconcerto della comunità internazionale

L’Alto commissario dell’ONU per i diritti umani Navi Pillay si è dichiarata «profondamente turbata» per l’accaduto, mentre gli Stati Uniti hanno espresso un «grande rammarico» per la perdita di vite umane.

Reazioni di condanna sono giunte anche dall’Unione Europea che ha chiesto l’avvio di «un’inchiesta completa» sulle circostanze del raid e ha ribadito la necessità di autorizzare «immediatamente il passaggio degli aiuti umanitari, delle persone e del commercio di beni materiali nella Striscia di Gaza».

La Spagna, presidente di turno dell’UE, ha definito «inaccettabile» e «completamente sproporzionato» l’assalto dell’esercito israeliano. Francia e Germania si sono dette «profondamente turbate», mentre il ministro degli esteri italiano Franco Frattini ha «deplorato in modo assoluto l’uccisione di civili». «Israele – ha detto ancora Frattini – deve dare spiegazioni alla comunità internazionale. E lo dice l’Italia che in Europa è senza dubbio il migliore amico di Israele».

Diversi paesi, tra cui Grecia, Irlanda, Spagna, hanno convocato gli ambasciatori israeliani, mentre la Turchia ha richiamato il proprio rappresentante diplomatico in Israele.

La Svizzera chiede un’inchiesta internazionale

Nel pomeriggio di lunedì è giunta anche la reazione del governo svizzero, che chiede l’istituzione di un’inchiesta internazionale sui «gravi incidenti» avvenuti al largo di Gaza ed esprime «viva preoccupazione» per l’assalto delle forze militari israeliane contro un convoglio navale internazionale, che cercava di portare aiuti umanitari alla popolazione.

Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) deplora la morte e il ferimento di numerosi civili, anche tra le forze israeliane, ed esprime la proprie condoglianze alle famiglie delle vittime.

Inoltre, a titolo informativo, ha invitato l’ambasciatore israeliano in Svizzera, al quale ha espresso la propria preoccupazione. In conformità alle Convenzioni di Ginevra, Israele ha l’obbligo di assicurare il rifornimento in viveri, medicinali e altri beni umanitari necessari.

La Svizzera ritiene «necessario trovare una soluzione per migliorare in modo duraturo i rifornimenti e la ricostruzione di Gaza». In questo contesto Berna ricorda di aver proposto a più riprese la creazione di un meccanismo internazionale che permetta l’accesso regolare alla Striscia di Gaza, «tenendo conto dei bisogni di sicurezza di Israele».

Preoccupazione e condanna tra i parlamentari svizzeri

Le reazioni all’attacco israeliano non sono mancate nemmeno tra le file dei parlamentari elvetici. Diversi deputati del gruppo Svizzera-Palestina si sono detti «scandalizzati» e hanno invitato il governo svizzero a condannare fermamente l’atto e a convocare l’ambasciatore israeliano a Berna.

Secondo il consigliere nazionale Josef Zisyadis, intervistato da swissinfo.ch, lo Stato ebraico «ha voluto dare un esempio, per impedire qualsiasi azione umanitaria della società civile» a favore dei palestinesi. Gli ha fatto eco il socialista Andrea Hämmerle, presidente del gruppo parlamentare Svizzera-Palestina, che ha definito l’intervento armato «spaventoso, drammatico e inaccettabile».

Anche tra le organizzazioni non governative l’indignazione è grande. Secondo Adrien-Claude Zoller, direttore di “Ginevra per i Diritti dell’Uomo”, l’intervento è stato «un’esecuzione sommaria, contraria ai diritti umani e al diritto internazionale umanitario». Ai microfoni di swissinfo.ch, Adrien-Claude Zoller ha dichiarato che «non si può in alcun modo giustificare un attacco contro una flottiglia umanitaria che cerca di aiutare una popolazione confinata in un campo di concentramento».

Diversa invece la posizione del deputato democentrista Theophil Pfister, presidente del gruppo parlamentare Svizzera-Israele, che punta il dito contro gli attivisti filopalestinesi. «Israele li aveva sicuramente avvertiti: i capitani delle navi hanno agito in modo irresponsabile».

swissinfo.ch e agenzie (con la collaborazione di Mohammed Cherif, Ginevra)

Regime: democrazia parlamentare con sede a Ramallah

Territorio: 5’860 km2 (Cisgiordania) e 360 km2 (Striscia di Gaza).

Demografia: circa 2,71 milioni (Cisgiordania) e circa 1,42 milioni (Striscia di Gaza)

Popolazione: 83% arabo-palestinesi, 17% ebrei (Cisgiordania); 99.4% arabo-palestinesi (striscia di Gaza)

Religioni: 75% musulmani (soprattutto sunniti), 17% ebrei, 8% cristiani (Cisgiordania); 98.7% musulmani (soprattutto sunniti), 0.7% cristiani (striscia di Gaza)

Lingua: arabo

(Fonte, Dipartimento federale degli affari esteri)

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