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Ucraina: una pedina sullo scacchiere russo del potere

La bandiera russa sventola a Sebastopoli. Keystone

Per la stampa svizzera, il dispiegamento delle truppe russe in Crimea ha un chiaro obiettivo: garantire a Vladimir Putin il controllo del Mar Nero ed impedire a Kiev di volgere il proprio sguardo all’Europa. Una destabilizzazione della regione potrebbe però avere «conseguenze incalcolabili» per la stessa Russia, l’Ucraina e l’Europa.

«Una settimana fa, Putin festeggiava ancora a Sochi la sua vittoria sul campo da gioco, ora si tratta di tutt’altra vittoria», scrive l’editorialista di Tages Anzeiger e Bund. «È vero che il presidente russo non recita la parte del generale in Crimea, non ha pronunciato alcun discorso marziale alla nazione, non ha fatto alcuna dichiarazione di guerra al mondo. Ma il Cremlino non ne ha bisogno, perché di fatto ha già raggiunto il suo scopo: la Russia ha preso il controllo della Crimea».

Diversi siti strategici della penisola ucraina a maggioranza russofona – come le basi militari, gli aeroporti e gli edifici ufficiali – sono infatti già sotto il controllo di uomini armati, la cui uniforme non porta alcun segno distintivo, ma che gli osservatori assimilano a soldati russi. Quanti siano non è dato a sapere, ma poco importa, scrivono Tages Anzeiger e Bund. «E come segno di avvertimento per chi ancora dubitasse, Vladimir Putin ha ottenuto il via libera del parlamento per poter inviare le truppe in Ucraina, e non “solo” in Crimea. Di più non ha bisogno».

 

Mosca ha così messo in stato d’allerta l’esercito e mobilitato i riservisti, mentre il primo ministro ucraino, Arnei Iatseniouk, ha accusato Mosca di aver “dichiarato guerra all’Ucraina” e ha denunciato “l’invasione” della Crimea e il mancato rispetto della “sovranità nazionale”.

Un’inchiesta del quotidiano domenicale Sonntagszeitung ha portato alla luce «il ruolo tragico che le armi svizzere» hanno svolto nel conflitto ucraino.

Stando a un video che circola su Youtube, le unità speciali ucraine che hanno sparato contro i manifestanti della piazza Maïdan, avrebbero utilizzato armi su licenza svizzera, prodotte dalla società B&T.

Contattato dalla SonntagsZeitung, il direttore della ditta con sede a Thun – Karl Brügger – ha dichiarato: «Possiamo garantire che le esportazioni di componenti di armamenti o di licenze sono state autorizzate dalla Segreteria di Stato per l’economia». Un modo per dire che tutto ciò che la società ha esportato verso l’Ucraina è stato fatto nel rispetto della legge. 

Dal 2009 al 2012, l’esportazione in Ucraina di armi leggere svizzere – come fucili e pistole, e delle relative munizioni – ha raggiunto la somma di 2 milioni di franchi, di cui 700’000 soltanto nel 2012.

Mostrare i muscoli

Cosa spinge Vladimir Putin ad agire in questo modo, si chiede la Südostschweiz. «Vuole rischiare una guerra o semplicemente mostrare i muscoli? Le manifestazioni dei russi nelle città dell’Ucraina orientale e in Crimea si erano fatte più importanti. La Russia ha certamente dato un colpo di mano, ma non bisogna dimenticare la paura reale degli otto milioni di Russi in Ucraina che temono di vedersi trattati come cittadini di seconda classe dai nazionalisti di Kiev».

Per la stampa svizzera, l’obiettivo di Vladimir Putin è alquanto chiaro. «Mosca vuole indebolire il nuovo governo ucraino, che punta a un’integrazione nell’Unione europea e nella NATO», prosegue la Südostschweiz. E per farlo potrebbe “accontentarsi” di rafforzare la presenza militare russa in vista del referendum sull’autonomia della penisola previsto il 30 marzo. «Se la popolazione dovesse esprimersi a favore di uno statuto autonomo, senza però togliere la penisola dai confini dell’Ucraina, Putin avrebbe raggiunto il suo obiettivo più importante. Il cammino dell’Ucraina verso la NATO sarebbe infatti sbarrato, dato che l’alleanza atlantica ammette unicamente i paesi che non hanno conflitti territoriali».

Per il quotidiano Le Temps, il Cremlino ha assunto il ruolo di «pompiere piromane», ossia «esacerbare le tensioni per meglio apparire in seguito come il salvatore designato». Obiettivo? «Tagliare le ali all’Ucraina e trasformala in perpetuo vassallo».

«Il vecchio lupo ha perso il pelo ma non il vizio».

La strategia della Russia non è nuova, sottolinea dal canto suo il Corriere del Ticino. In Ucraina, la Russia ha riproposto gli schemi del passato, «la logica del revanscismo e dei carri armati. È così che Mosca richiamava all’ordine i paesi “dissidenti”. Ed è così che oggi sente il dovere di far sentire la sua voce». In altre parole: «Il vecchio lupo ha perso il pelo ma non il vizio».

Il conflitto in Ucraina riporta alla memoria quello in Ossezia. «La retorica del potere denunciava allora i fascisti di Tbilissi, come oggi accade con quelli di Kiev», scrive l’editorialista dei quotidiani romandi Tribune de Genève e 24heures.

«Nel 2008, Putin voleva dissuadere la Georgia dall’entrata nella NATO. Ci era riuscito senza altre conseguenze. Quest’anno vuole impedire all’Ucraina di volgere lo sguardo all’Europa. La reazione ferma della Casa Bianca, le minacce d’esclusione dal G8 e le riunioni d’urgenza del Consiglio di sicurezza dell’ONU e della NATO mostrano tuttavia che, questa volta, il prezzo del militarismo russo potrebbe essere più alto».

Destabilizzazione della regione

Se per la Neue Zürcher Zeitung la grande perdente di questo conflitto è senza dubbio l’Ucraina, anche Putin ha però molto da perdere. «La destabilizzazione di un paese in transizione e di un partner commerciale importante non servirebbe nemmeno gli interessi russi. Già oggi, l’insistenza di Putin sul principio di non ingerenza, che ha sottolineato a più riprese nel quadro della crisi siriana, ha perso ogni credibilità. Il presidente russo mostra il suo vero volto, quello di un uomo che maltratta senza scrupoli le norme internazionali».

«Lo “strappo” di una nazione immensa e immensamente importante fragilizza tutto il disegno “putiano”, gli fa eco La Regione Ticino. La credibilità del progetto di una Russia potente e portabandiera dei valori ultra-conservatori; la volontà di creare una Comunità euroasiatica da contrapporre alla Comunità occidentale (Unione europea e Stati Uniti); il proposito di creare così un ulteriore sbarramento contro le spinte dell’islamismo indipendentista del Caucaso. Prospettive che farebbero di Vladimir Putin un leader dimezzato, nelle ambizioni e nella popolarità interna».

Mentre i militari russi continuano a sbarcare in Crimea, a Ginevra Didier Burkhalter ha lanciato un appello al dialogo e ha chiesto che venga rispettata l’integrità territoriale dell’Ucraina.

«I tragici avvenimenti in Ucraina ci hanno mostrato come la sicurezza, la pace e i diritti umani non siano ormai più scontati in Europa», ha dichiarato il ministro svizzero degli affari esteri, che quest’anno presiede anche l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE). Burkhalter ha poi aggiunto di voler inviare una missione in Ucraina per far luce su quanto accaduto finora e sulle possibili violazioni dei diritti umani.

«Un’Ucraina unita, democratica e stabile è nell’interesse di tutti ed è in tale contesto che la presidenza svizzera dell’OSCE ha proposto di convocare un gruppo di contatto internazionale sull’Ucraina», il cui compito essenziale sarà «sostenere Kiev e l’intero Paese in questo periodo di transizione».

A margine di una riunione del Consiglio permanente dell’OSCE a Vienna, il rappresentante speciale per l’Ucraina, lo svizzero Tim Guldimann, ha dichiarato dal canto suo che la creazione di un gruppo di contatto è possibile. Angela Merkel e Vladimir Putin sarebbero favorevoli all’idea.

(Fonte: Agenzia telegrafica svizzera)

Impotenza dell’Occidente?

Allo stato attuale, tuttavia, la Russia è tatticamente nella posizione migliore, scrive l’Argauer Zeitung. «Ha la possibilità – senza lanciare un colpo – di lasciare tutto allo status quo. L’ucraina cercherà nel frattempo di organizzare una pressione internazionale. Militarmente, l’Occidente probabilmente non interverrà».

Anche per Tages Anzeiger e Bund, Putin può essere sicuro che né gli europei né gli americani inizieranno una guerra con la Russia per la Crimea. «Il presidente Obama ha dichiarato che Mosca potrebbe pagare un intervento armato in Crimea. Ma il Cremlino ha già sentito questo tipo di parole. Nel caso della Georgia, le pressioni americane hanno dimostrato di essere modeste. (…) Se i gruppi armati ucraini tenteranno di riprendere la preda, la situazione potrebbe sfuggire al controllo e Putin essere costretto a fare ciò che vuole evitare: una guerra aperta in Crimea. E non c’è dubbio che potrebbe avere conseguenze incalcolabili per la Russia, l’Ucraina e l’Europa».

Morire per l’Ucraina allora, si chiede Le Temps. «La crisi mette gli Occidentali di fronte alle proprie contraddizioni (…). Finora gli Stati Uniti di Barack Obama avevano preferito guardare altrove. E gli Stati dell’Unione europea sono in cerca di una coesione e di una strategia globale che fanno ancora difetto. In un teatro del terrore, in Siria, l’Occidente ha lasciato agire la Russia. Forse non aveva altra scelta? Ma oggi in Ucraina, come domani altrove nell’ex blocco sovietico, non potrà fare economia di un’azione concertata e decisa».

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