
Valeria Paduano, un cuore spartito tra la Sicilia e la Svizzera

Il Consiglio degli Svizzeri all’estero si riunisce a Berna a fine agosto per la prima sessione della legislatura 2025-2029. Tra i tanti volti nuovi nel cosiddetto Parlamento della Quinta Svizzera vi è anche quello di Valeria Paduano, presidente del Circolo svizzero di Palermo e della Sicilia occidentale. L’abbiamo incontrata in occasione del Congresso del Collegamento svizzero in Italia, tenutosi in maggio a Lecce.
Pur essendo nata e cresciuta a Palermo da una madre originaria di Berna e da un padre siciliano, Valeria Paduano ha sempre mantenuto legami molto forti con la Svizzera: “Soprattutto da giovane andavo spesso in vacanza a trovare la famiglia e volevo anche iniziare un percorso universitario in Svizzera. Poi, però, ho conosciuto colui che sarebbe diventato mio marito, un palermitano, e sono rimasta in Sicilia”.
Dopo aver studiato relazioni internazionali, la sua idea era quella di lavorare in ambito diplomatico, come il fratello Giancarlo, oggi vice capo missione presso l’Ambasciata di Svizzera in Lussemburgo. Il suo percorso professionale l’ha portata invece a lavorare all’Assemblea Regionale Siciliana, un Parlamento con una storia antichissima, poiché – afferma con una certa fierezza Valeria Paduano – affonda le radici nel XII secolo.
Il sogno di una carriera diplomatica è rimasto così nel cassetto. “Un piccolo rimpianto ce l’ho, ma è stato rimpiazzato da tante belle cose e quindi va bene così”, ci dice. Il lavoro al Legislativo siciliano le ha permesso di approcciarsi “a un bell’ambiente formativo e sociale” e di far suo il pensiero di Aristotele, secondo cui l’essere umano è per essenza Zoon Politikon, un animale politico e sociale, portato per natura a vivere in comunità.
Ed è forse proprio questo desiderio di socialità che l’ha spinta già diversi anni fa ad avvicinarsi al Circolo svizzero attivo nel capoluogo siciliano.
Poco meno di due anni fa, quando la presidente uscente del circolo ha deciso di lasciare l’incarico, le è stato chiesto se volesse riprendere in mano le redini del club. Essendo ormai in pensione e avendo così un po’ più di tempo libero, Valeria Paduano si è messa a disposizione. “Abbiamo fatto un incontro con gli svizzeri e le svizzere del circolo e alla fine la scelta è caduta su di me”, racconta.
Non solo cene

Contrariamente ad altre realtà associative elvetiche nella Penisola, il Circolo di Palermo e della Sicilia occidentale non ha mai avuto una sua sede. Valeria Paduano ha così deciso di organizzare attività nella sua casa e ha cercato di allargare la cerchia delle persone partecipanti.
“Abbiamo naturalmente fatto delle cene, con cibi tipici svizzeri, ad esempio delle serate fondue. Ma soprattutto abbiamo organizzato degli incontri – racconta. In particolare, uno di cui sono particolarmente fiera è stata la proiezione del documentario Stai fermo lì, che ha ricevuto il Premio della Pace conferito dall’Ambasciata svizzera in Italia. Alla serata erano presenti, tra gli altri, il protagonista della storia, Babak Monazzami, un iraniano fuggito dal suo Paese dopo aver subito torture, la regista Clementina Speranza e una cantante palermitana”.
Il difficile ricambio generazionale
La maggior parte delle persone che partecipano alle attività del circolo vive in Sicilia già da diversi anni, rileva Valeria Paduano.
Contrariamente a Catania, dove esiste una Scuola svizzera, a Palermo non vi è un’istituzione attorno alla quale è forse più facile far coagulare la comunità elvetica.
“Il nostro vantaggio è però che casa mia si trova in posizione centrale ed è quindi facile raggiungerla, contrariamente ad altri circoli che pur magari disponendo di una sede sono più decentrati”, osserva la presidente del Circolo svizzero di Palermo.
Come la maggior parte dei circoli svizzeri, anche quello del capoluogo siciliano è confrontato con il problema del ricambio generazionale. Le persone che partecipano a queste attività hanno un’età media piuttosto alta.
Un problema che in Sicilia, e più in generale al sud, è forse ancora più acuto che altrove. “I giovani svizzeri e le giovani svizzere che si trovano in Sicilia, non rimangono qui a lavorare, preferiscono partire all’estero”, sottolinea Valeria Paduano.
Allargare gli orizzonti
Oltre che occuparsi di far vivere il circolo, da fine agosto Valeria Paduano sarà anche una delle sei ‘voci’ italiane nel Consiglio degli Svizzeri all’estero (CSE), l’organo supremo di SwissCommunity, l’istituzione che rappresenta e difende gli interessi di chi è espatriato.
>>> La nomina dei sei rappresentanti svizzeri in Italia al CSE si è svolta lo scorso maggio a Lecce:

Altri sviluppi
Anche l’Italia ha eletto i suoi rappresentanti nel Parlamento della Quinta Svizzera
Un incarico attraverso il quale spera di poter allargare i suoi orizzonti e di tessere relazioni proficue con altre realtà e con le istituzioni elvetiche.
“A Palermo i nostri incontri sono prima di tutto conviviali. Ci ritroviamo per passare un bel momento assieme. Tuttavia, il mio compito di presidente del circolo non è solo di essere una buona anfitriona. Devo anche poter dare informazioni e, se necessario, fare da tramite per trasmettere dei problemi o delle questioni a un livello più alto. Ad esempio, se qualcuno mi fa delle domande sul desiderio del figlio di andare a studiare o a lavorare in Svizzera, devo essere in grado di dare delle risposte”, spiega.
Per ora, Valeria Paduano non ha rivendicazioni particolari che vuole portare all’attenzione del CSE. “Sono ancora in una fase embrionale, in cui si tratta prima di tutto di conoscere non solo i meccanismi di questo organo, ma anche le persone”, osserva.
La prima occasione l’avrà il 22 e il 23 agosto prossimi, quando a Berna si terranno gli SwissCommunity DaysCollegamento esterno e il CSE si riunirà per la prima sessione della sua nuova legislatura.

Altri sviluppi
“Swisscommunity Days”: il Consiglio degli Svizzeri all’estero si rinnova
Efficienza e indisciplina
Se voleva approfittare dell’occasione per sfuggire al caldo della Sicilia, rischia probabilmente di essere delusa. Anche nella capitale svizzera questo mese di agosto è contraddistinto dalla canicola. “In Sicilia mi prendono un po’ per pazza, perché molti invidiano il nostro clima. Ma non amo il caldo e quindi una delle cose che preferisco della Svizzera è proprio il suo clima”.
E se dovesse prendere qualcosa della Svizzera e portarla in Sicilia e fare lo stesso in senso inverso? “Beh, forse invierei i nostri politici nella Confederazione per mostrare loro l’efficienza e il civismo elvetici e, rispettivamente, inoculerei anche un po’ della nostra indisciplina siciliana nei geni della popolazione svizzera. Perché questa indisciplina può anche essere una risorsa, nel senso che fa sì che siamo meno schematici”.
Attenzione però a criticare le sue due patrie: “Quando sono in Svizzera, guai a chi mi tocca la Sicilia e quando sono in Sicilia guai a chi mi tocca la Svizzera. Sono cresciuta in una famiglia che mi ha sempre insegnato a vedere le cose belle di queste due realtà”.

In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Partecipa alla discussione!