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Molto lavoro nei campi, ma poca manodopera

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Lavoratori agricoli preparano un campo di asparagi il 1° aprile a Diepoldsau, nel canton San Gallo. Keystone / Gian Ehrenzeller

I contadini svizzeri devono darsi da fare per trovare un numero sufficiente di collaboratori per il raccolto primaverile in questi tempi di pandemia. In seguito alla carenza di manodopera sono pure costretti a cercare nuovi modi per far arrivare i prodotti al consumatore.

I germogli di asparagi sono ancora ricoperti di terra nell’azienda agricola Jucker a Rafz, una piccola località a nord-ovest della città di Zurigo. Come ogni anno, per il raccolto era atteso l’arrivo di un nutrito gruppo di lavoratori migranti, ma questa volta molti di loro non sono riusciti a raggiungere la Svizzera a causa della pandemia di coronavirus.

Altri sviluppi

“Molti si trovano tuttora nei loro paesi in attesa della riapertura delle frontiere”, conferma Nadine Gloor, responsabile del marketing dell’azienda agricola, che dà lavoro a 150 persone. Vengono impiegate tra l’altro per la semina e la raccolta di asparagi e zucche, come pure nei negozi di prodotti freschi o nei due ristoranti dell’azienda agricola.

18’000 lavoratori stagionali

L’agricoltura svizzera dipende dalla manodopera straniera, proveniente in gran parte dall’Europa orientale e dal Portogallo. Secondo le statistiche dell’Ufficio federale della migrazione, l’anno scorso il settore agricolo e forestale ha impiegato poco più di 18’000 lavoratori stagionali provenienti dall’estero.

Di solito, in questo periodo della primavera, ci sono già 80 persone – provenienti dalla Polonia e dalla Romania – che si occupano di raccogliere asparagi e fragole nei campi dell’azienda agricola.

Ma con la crisi del coronavirus sono stati chiusi i confini in tutto il Continente, compresi quelli tra la Svizzera e i paesi vicini, rendendo impossibile l’arrivo di lavoratori dall’Europa orientale o meridionale. Anche se potessero venire, molti di loro dovrebbero poi isolarsi al loro ritorno. In Portogallo, ad esempio, questa regola è in vigore dal 20 marzo.

Tuttavia, l’azienda agricola Jucker è stata fortunata, indica Nadine Gloor: alcuni dei suoi lavoratori si trovavano già in Svizzera quando le frontiere sono state chiuse. Inoltre, molte altre persone residenti in Svizzera hanno risposto agli annunci di lavoro pubblicati sul sito web della fattoria e su un sito creato appositamente dai produttori ortofrutticoli svizzeri per reclutare lavoratori agricoli, in collaborazione con l’agenzia di collocamento online Coople.

Lavoro pesante

Normalmente Coople si occupa soprattutto di cercare personale per attività temporanee e a orario flessibile nei settori della gastronomia, aviazione, organizzazione di eventi, come pure in altri rami economici che sono stati in gran parte chiusi. Ma ora l’agenzia sta indirizzando molte persone in cerca di lavoro verso l’agricoltura.  

Nelle ultime settimane, il blocco imposto dalle autorità per far fronte alla pandemia ha causato un aumento della disoccupazione e del cosiddetto lavoro a orario ridotto. Un terzo dell’intera forza lavoro svizzera è stata colpita da queste misure.

Altri sviluppi

Il lavoro agricolo non è però attraente perché è un’attività manuale con orari molto lunghi (fino a 55 ore alla settimana) per una retribuzione bassa (14,50 franchi all’ora). “Deve essere fatto al sole e sotto la pioggia, con qualsiasi tempo”, rammenta Nadine Gloor. “Il lavoro richiede anche una certa esperienza per piantare gli asparagi senza rovinarli, quindi non possiamo prendere tutti quelli che ne fanno domanda”. 

Nuovo approccio per l’agricoltura

Il settore agricolo spera che il governo federale contribuisca a rendere il lavoro più attraente. “Ci aspettiamo che la Confederazione prenda le misure necessarie per sovvenzionare i salari agricoli in linea con le condizioni di mercato in questa situazione eccezionale. In tal modo potrebbero beneficiarne le 315’000 persone attualmente interessate dal lavoro a orario ridotto”, ha dichiarato Viktor Calabrò a una rivista specializzata.

Anche nelle aziende agricole svizzere vengono applicate misure sanitarie speciali, tra cui la distanza sociale e il regolare lavaggio delle mani, come in altri settori in cui i dipendenti devono ancora lavorare in loco.

“Se il blocco continuerà ancora per molto tempo, gli agricoltori dovranno trovare un approccio diverso per gestire il raccolto”, ha detto Loïc Bardet, capo di Agora, un’associazione di agricoltori della Svizzera romanda. Bardet ha rilasciato questo commento prima della decisione del governo svizzero dell’8 aprile di prorogare il blocco almeno fino al 26 aprile. 

Ma le autorità federali non vedono alcun rischio per l’approvvigionamento alimentare del Paese. “Non credo che ci sarà una carenza di lavoratori agricoli stagionali. È ancora troppo presto per dire come evolverà la situazione”, ha replicato Florie Marion, portavoce dell’Ufficio federale dell’agricoltura, sottolineando che il governo ha varato diverse misure per aiutare l’economia, compreso per il settore agricolo. Tra queste, il permesso di lavoro temporaneo può ora essere concesso per sei mesi, rispetto ai tre precedenti.

Traduzione di Armando Mombelli

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