È risaputo: le api sono importanti e minacciate di estinzione. Dal 1985, il loro numero si è ridotto del 25%. Ciononostante, in Svizzera ci sono circa 17'500 apicoltori che detengono circa 165'000 colonie di api. Uno di loro, Marc Latzel, ha documentato con delle fotografie un allevamento speciale.
Questo contenuto è stato pubblicato al
2 minuti
Marc Latzel (immagini) ed Ester Unterfinger (testo)
Nella valle di Kien, nel canton Berna, Peter Linder ha creato una stazione di allevamento di api regineCollegamento esterno. Attraverso un’attenta selezione e l’inseminazione strumentale, l’apicoltore alleva delle api regine di razza carnica. Un lavoro documentato dall’obiettivo del fotografo e apicoltore Marc Latzel.
Per lanciare l’allevamento, Peter Linder preleva dal favo delle giovani larve (di al massimo un giorno e mezzo) e le nutre con della pappa reale. Soltanto le larve giovani e ben nutrite possono diventare delle preziose regine.
Marc Latzel / 13 Photo
Le larve sono collocate in speciali contenitori chiamati cupolini.
Marc Latzel / 13 Photo
Una larva di cinque giorni viene nutrita con della pappa reale. Tutte le larve nutrite in questo modo possono diventare delle api regine.
Marc Latzel / 13 Photo
Telaio con cupolini per le regine. Le celle vengono sigillate con un opercolo per evitare che, una volta cresciute, le api regine si pungano mortalmente a vicenda.
Marc Latzel / 13 Photo
Dopo 16 giorni si ottiene una giovane regina, la quale viene numerata e marcata con della colla colorata. Il colore indica l’anno dell’allevamento.
Marc Latzel / 13 Photo
Peter Linder riempie un alveare con un mestolo di api operaie (circa 100 grammi) e aggiunge un’ape regina. Tra gli insetti non ci possono essere dei fuchi.
Marc Latzel / 13 Photo
Prima che gli apicoltori interessati alle regine portino le loro colonie nella valle di Kien, Peter Linder controlla la salute della sua colonia di fuchi di razza carnica.
Marc Latzel
Il più presto possibile, e al più tardi due giorni dopo l’emersione della giovane regina, la nuova colonia raggiunge la stazione di fecondazione. La regina necessita di un paio di giorni per orientarsi.
Marc Latzel / 13 Photo
La regina procede al volo nuziale quando la temperatura esterna è di 12 gradi. Si accoppia con numerosi fuchi fino al riempimento completo della sua vescicola seminale. Dopo un accoppiamento riuscito, il fuco muore. Il suo unico ruolo nella vita è di fecondare le giovani regine in primavera.
Marc Latzel / 13 Photo
Alcuni giorni dopo l’accoppiamento, l’ape regina cresce notevolmente e inizia a deporre uova. Durante questa fase, la regina è costantemente accompagnata e nutrita da una decina di api operaie.
Marc Latzel / 13 Photo
Una nuova colonia con una regina, delle uova fecondate e un favo riempito di cera. Il cerchio si chiude.
Marc Latzel / 13 Photo
Le remote valli delle Alpi svizzere sono il luogo ideale per l’allevamentoCollegamento esterno. Grazie all’isolamento geografico è possibile evitare un mescolamento genetico e allevare api regine di razza pura. Gli apicoltori arrivano da lontano per far accoppiare le loro regine.
Una colonia di api è composta da api operaie, fuchi e una sola regina. A seconda della stagione, la colonia è formata dai 5’000 ai 40’000 insetti. L’ape regina assomiglia molto alle operaie, sebbene sia un po’ più grande e più lunga.
Senza la regina, le api non possono sopravvivere. La madre di tutte le api depone uova in continuazione. I suoi geni, assieme a quelli dei fuchi che si accoppiano con lei, determinano il comportamento della sua colonia: docile o aggressiva, produttiva o meno, resistente alle malattie o vulnerabile.
Un’ape regina vive dai due ai cinque anni. Governa la sua colonia tramite i feromoni che sprigiona. Grazie a questi, ogni ape sa così a quale alveare appartiene e quale compito deve svolgere. I feromoni influenzano anche l’impulso sessuale dei fuchi.
Le operaie nate in estate lavorano per l’intera durata della loro vita, dalle sei alle otto settimane. Si occupano dapprima di pulire l’alveare, di nutrire le larve e la regina e di costruire nuovi favi. In un secondo tempo, difendono l’alveare e raccolgono nettare, polline e acqua, diventando di fatto delle vere produttrici di miele. Esauste, muoiono solitamente da qualche parte all’esterno dell’alveare, proprio come ne muoiono ogni giorno migliaia di altre.
Le arnie da allevamento sono severamente controllate. Prima di collocarle nel bosco, gli apicoltori devono accertare che non contengano fuchi di altre razze.
Marc Latzel / 13 Photo
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.
Per saperne di più
Altri sviluppi
Miele amaro
Questo contenuto è stato pubblicato al
Uno studio svizzero pubblicato su Science rileva che i tre quarti dei mieli prodotti nel mondo contengono tracce di pesticidi. C'è da preoccuparsi?
Questo contenuto è stato pubblicato al
Come frenare il declino degli insetti in Svizzera? L'interrogativo è al centro della prima giornata nazionale dedicata agli insetti.
Questo contenuto è stato pubblicato al
La scomparsa delle api è un fenomeno conosciuto già da qualche anno. Nel 2007 gli Stati Uniti avevano denunciato uno spopolamento massiccio. Quest’anno però la situazione in Svizzera ha preso una piega catastrofica. Uno studio realizzato su un campione di mille alveari ha mostrato che durante l’inverno 2011-2012, la metà delle api non è sopravvissuta. La…
Questo contenuto è stato pubblicato al
Il 30% della nostra alimentazione e il 70% dei foraggi alimentari dipendono dall’impollinazione fatta dagli insetti. Le api mellifere svolgono un ruolo centrale. Benché in Svizzera vi sia ancora una delle densità più elevate al mondo di api mellifere, il loro numero è in continuo calo. Malattie e parassiti, in particolare la varroa destructor, le…
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.