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Dei dati svizzeri serviranno a smascherare gli imbroglioni?

Jungfraujoch research station in the Swiss alps
La stazione di monitoraggio dello Jungfraujoch, sede di numerosi progetti di ricerca, si trova nelle Alpi bernesi, a 3'466 metri di altitudine sopra il mare. © KEYSTONE / GAETAN BALLY

Degli scienziati svizzeri che registrano le emissioni di gas a effetto serra sulla stazione alpina dello Jungfraujoch si stanno dando da fare affinché i loro dati siano riconosciuti dai controllori dell'attuazione dell'accordo sul clima di Parigi. Ciò soprattutto perché a volte hanno registrato emissioni più elevate di quelle indicate dai singoli paesi. Tra questi anche l'Italia. Un nuovo studio è atteso per la fine del 2017.

La stazione di monitoraggio svizzera, situata sul punto più alto d’Europa raggiungibile in treno, è una delle uniche tre a livello mondiale in grado di misurare i gas a effetto serra in diversi paesi. Le altre due stazioni si trovano in Irlanda e in Australia.

Stefan Reimann è uno degli scienziati del laboratorio federale svizzero di prova dei materiali e di ricerca Empa che raccoglie i dati allo Jungfraujoch. La stazione alpina elvetica può controllare in modo affidabile le emissioni di Svizzera, Francia, Italia e Germania, a seconda delle forme di vento, afferma il ricercatore elvetico.

“Lo stesso vien fatto in Irlanda, dove si può osservare molto bene l’Inghilterra e la Francia. Così, spesso possiamo combinare i nostri rispettivi dati per ottenere un’immagine complessiva [europea]”, afferma. “Questo è il tipo di sistema che potrebbe essere replicato in tutto il mondo con molte stazioni diverse le cui misurazioni si sovrappongono”.


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Tuttavia, attualmente, le stazioni di monitoraggio delle emissioni globali di gas a effetto serra si basano principalmente sui dati forniti all’ONU dai singoli paesi, si rammarica Reimann. Dati quali, per esempio, quante automobili percorrono le strade o quanto combustibile consuma un determinato settore. Una sorta di sistema di revisione tra pari assicura che i dati siano accuratamente riportati.

I funzionari delle Nazioni Unite che gestiscono l’applicazione dei termini dell’accordo sul clima di Parigi, hanno finora considerato i dati dello Jungfraujoch e delle altre stazioni di monitoraggio solo come “qualcosa che è bello avere”, dice Reimann. “Al momento ci sono dibattiti su come dovremmo controllare queste emissioni e stiamo cercando di far riconoscere il nostro sistema di misurazione come un metodo di monitoraggio ufficiale”, spiega.

In Italia si bara?

Alcune ricerche effettuate in passato del suo team, i cui risultati sono stati pubblicati nel 2011, hanno evidenziato delle discrepanze tra i dati sulle emissioni forniti dai singoli paesi e quelli raccolti dai ricercatori dello Jungfraujoch e delle altre due stazioni di monitoraggio.

Si è così scoperto che la Cina emetteva ancora decine di migliaia di tonnellate di tetracloruro di carbonio, un gas ad effetto serra altamente dannoso, che era già stato vietato.

La stazione dello Jungfraujoch continua a constatare che l’Italia dichiara quantità di trifluormetano (HFC-23), proveniente dalle industrie di refrigerazione e raffreddamento, dieci volte inferiori a quelli reali.

A titolo di paragone, anche tra i dati forniti dal governo svizzero e quelli rilevati dalla stazione dello Jungfraujoch capita talvolta che vi siano discrepanze. Queste devono poi essere esaminate con l’Ufficio federale dell’ambiente. Ma le differenze “non sono mai di un livello tale come quello che vediamo dall’Italia”, sottolinea Stefan Reimann.

Reimann ritiene che la situazione italiana sia più un problema isolato dell’industria del paese che di una crassa elusione intenzionale di protocolli internazionali. In ogni caso lui e i suoi colleghi scienziati che raccolgono dati nei siti di monitoraggio aereo globale pubblicheranno uno studio alla fine dell’anno. Secondo Reinmann, esso fornirà un’immagine delle emissioni in tutto il mondo più chiara e segnalerà incongruenze da parte dei singoli paesi.

(Traduzione dall’inglese: Sonia Fenazzi)

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