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Formazione professionale all’estero

La concentrazione dell'apprendista. Keystone

Il sistema della formazione duale praticato in Svizzera è anche tipicamente tedesco. E i problemi sono di natura analoga.

Il sistema opposto, con una netta separazione tra scuola e azienda, è adottato in Italia, Francia e Stati Uniti.

I sindacati tedeschi rivendicano ormai da anni la creazione di un fondo alimentato dai datori di lavoro che non offrono posti di apprendistato.

Una richiesta tutto sommato molto simile alla proposta sulla quale è chiamato a votare il popolo svizzero il prossimo 18 maggio: creare un fondo per la formazione alimentato da tutti i datori di lavoro, di cui però potranno beneficiare solo le aziende che non si sottraggono alla formazione di apprendisti.

Così, sostengono i rappresentanti dei lavoratori, potrebbero essere finanziati i 60’000 posti di tirocinio che attualmente vengono pagati con le imposte dei contribuenti.

Le difficoltà dei Länder orientali

In Germania esistono 560’000 posti di apprendistato aziendali ed extra-aziendali. Questi ultimi sono stati creati per ovviare alla penuria di posti offerti dalle aziende. Due terzi di questi posti “statali” si trovano nell’ex Germania dell’Est.

Il governo Schröder, prima di varare le misure drastiche chieste dai sindacati, intende incoraggiare le industrie mediante altre strategie. Sfoltire i regolamenti, ad esempio, che sembrano scoraggiare molti datori di lavoro.

Il ministero del lavoro di Berlino mira a ridurre la durata di alcuni apprendistati, portandoli a due anni, mettendo in risalto le abilità manuali e pratiche degli apprendisti piuttosto che gli aspetti teorici e scolastici. Una soluzione applicabile per chi sceglie di diventare imbianchino, meccanico di biciclette o altre professioni che richiedono meno nozioni teoriche.

C’è anche chi propone di abolire l’esame per maestri di tirocinio, dato che attualmente il 40% delle aziende non può formare apprendisti in quanto non dispone di maestri diplomati.

Le differenze fondamentali dell’Italia

«Il problema principale in Italia è la disoccupazione giovanile, non la penuria di posti di formazione», spiega Guglielmo Bozzolini, responsabile dell’Ecap di Zurigo, che si occupa della formazione professionale degli stranieri in Svizzera.

I posti di formazione nelle scuole italiane non mancano. Ciò nonostante circa il 30% dei giovani non continuano la formazione dopo la scuola dell’obbligo.

Metodologia diversa

Se in Svizzera, dopo la scuola dell’obbligo, l’apprendistato è il tipo di formazione più seguito (oltre il 70%), in Italia la maggioranza dei giovani si formano presso gli istituti tecnici, una formazione quindi finalizzata alla maturità.

Essa avviene completamente all’interno delle scuole. I circuiti sono due. Da un lato, quello nazionale, i cosiddetti istituti professionali statali per l’industria e l’artigianato (IPSIA). Il grosso della formazione tecnica è invece di competenza delle regioni.

La formazione professionale nelle imprese rappresenta piuttosto una soluzione di ripiego, meno prestigiosa rispetto all’apprendistato svizzero. Più che altro, nelle aziende della Penisola, l’apprendista viene utilizzato come forza lavorativa.

Il fenomeno dell’abbandono della formazione

In Italia è diffuso il pensiero che tutti facciano la maturità, poi però solo il 30% conclude la formazione regolarmente. Lo stesso vale per la formazione universitaria: tre studenti su dieci abbandonano.

Nell’Italia settentrionale, molti giovani lasciano la scuola e si formano sul lavoro. Diversa la situazione al Sud, dove la disoccupazione giovanile raggiunge il 30%. La maggioranza dei giovani meridionali termina gli studi con un livello di formazione medio-alto ma non trova sbocchi sul mercato del lavoro.

swissinfo, Rolando Stocker

Germania: 560mila posti di tirocinio, ma il 40% dei datori di lavoro non può offrire posti data la mancanza di maestri qualificati.
Italia: il 30% degli allievi si ferma dopo la scuola dell’obbligo; 3 studenti su 10 non concludono la formazione.

Italia e Germania: due sistemi di formazione fondamentalmente diversi. Quello italiano presenta una chiara divisione fra scuola e azienda, quello tedesco, come quello svizzero, una metodologia duale in cui scuola e azienda sono complementari.

Diverse anche le problematiche dei due paesi. Come la Svizzera, la Germania attraversa una crisi dei posti di tirocinio, più sentita nei Länder dell’Est, mentre in Italia non è la formazione che manca, ma i posti di lavoro per i giovani dopo gli studi. Preoccupanti anche i dati di coloro che abbandonano la formazione.

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