SG: bielorusso a processo per sparizioni forzate, è una prima
(Keystone-ATS) Un ex membro di un’unità di intervento rapido del presidente bielorusso Alexander Lukashenko sarà a processo nel canton San Gallo nel mese di settembre per il suo coinvolgimento in alcune sparizioni forzate.
Si tratta di una prima sotto diversi punti di vista, tanto che l’ong TRIAL International parla di evento “storico”.
Yuri Harauski dovrà presentarsi il 19 e il 20 settembre davanti al Tribunale distrettuale di Rorschach, comunica oggi TRIAL International, che insieme alla Federazione internazionale dei diritti umani (FIDH) e all’organizzazione bielorussa Viasna, il cui fondatore Ales Bialiatski ha vinto il Nobel per la pace l’anno scorso, sostiene le denunce sporte dai familiari di due vittime. Le tre istituzioni ne avevano a loro volta depositata una. Il processo si svolgerà eccezionalmente nei locali del Tribunale cantonale.
La vicenda non è legata all’attuale crisi politica nel Paese dell’est Europa, seguita alla repressione delle manifestazioni al momento della controversa rielezione del padre padrone Lukashenko, al potere dal 1994, nel 2020. Membro della squadra speciale di reazione rapida SOBR, l’imputato, che ha poi chiesto asilo nel canton San Gallo, è accusato di aver preso parte alla sparizione forzata di tre oppositori politici nel 1999: i ministri Yuri Zakharenko e Viktor Gonchar e l’uomo d’affari Anatoly Krasovski. Di loro non si hanno più notizie da allora.
Questo processo costituirà una prima per svariate ragioni. Mai un bielorusso è stato giudicato per sparizione forzata in applicazione del principio della competenza universale e mai tale reato è stato perseguito in Svizzera con questo approccio. La procura sangallese si basa su un articolo del codice penale, esistente dal 2017, che consente di accusare qualcuno di questo crimine se compiuto su mandato di uno Stato o di un’organizzazione politica, anche se l’atto è stato commesso all’estero.
“Mandiamo un segnale forte”, ha dichiarato l’avvocato di Viasna, Pavel Sapelko, citato in una nota odierna. “La giustizia in materia di crimini internazionali può essere e sarà fatta, indipendentemente dai confini statali o da quanto tempo sia passato”, aggiunge.
Le famiglie delle vittime hanno tentato ripetutamente di ottenere informazioni sui loro parenti. Ma le autorità di Minsk hanno sistematicamente rifiutato di perseguire i responsabili, spiega TRIAL International. Quanto verrà fatto in Svizzera “servirà da esempio al mondo intero”, si dice convinta l’ong ginevrina.
Stando alla FIDH, questo processo potrebbe essere utilizzato per incriminare altri colpevoli di azioni simili, persino il presidente. “È una tappa decisiva nella lotta all’impunità” riguardo a quanto succede in Bielorussia, afferma dal canto suo l’avvocato dei famigliari Severin Walz.
Dopo la repressione iniziata nel 2020, le ong hanno parlato di crimini contro l’umanità perpetrati nell’ex Repubblica sovietica. Per l’ONU almeno 37’000 persone sono state detenute in relazione alle elezioni fra maggio 2020 e maggio 2021. Oltre 13’000 sono state incarcerate arbitrariamente solamente nel periodo fra il 9 agosto 2020, data dello scrutinio, e la settimana successiva. In Bielorussia, i detenuti per motivi politici, tra cui il già citato Bialiatski (condannato a dieci anni di prigione), sono attualmente quasi 1500.