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Legge sugli stranieri: le norme europee

Immigranti illegali in fila a Milano per mettersi in regola. Reuters

I paesi membri dell'Unione europea (UE) continuano a definire individualmente la loro politica degli stranieri, tranne alcune regole minime comuni riguardanti il raggruppamento famigliare.

La Commissione europea auspica tuttavia pratiche più omogenee. Alle quali, presto o tardi, anche la Svizzera dovrà adattarsi.

Nel 2004, la legalizzazione di centinaia di migliaia di stranieri in Spagna aveva suscitato i mugugni degli altri membri dell’Unione. Dopo cinque anni, queste persone potranno infatti circolare liberamente in tutta Europa.

Quest’anno, in marzo, l’Italia ha invece messo a disposizione dei “kit” per distribuire delle autorizzazioni di lavoro. Una soluzione letteralmente presa d’assalto da migliaia e migliaia di stranieri che hanno così regolarizzato il loro statuto nella penisola.

Queste soluzioni “ad hoc” non piacciono a tutti i Venticinque. La Germania, soprattutto, vorrebbe poter decidere quali stranieri residenti in un paese terzo saranno autorizzati ad immigrare sul suo territorio.

L’indirizzo generale della politica migratoria è però simile in tutta Europa. L’arrivo d’immigrati non qualificati viene limitato ma la porta viene lasciata socchiusa per soddisfare il fabbisogno di manodopera.

Per questo motivo, Bruxelles ritiene che non occorra soltanto una lotta unificata contro l’immigrazione illegale, ma pure delle norme comuni di sicurezza concernenti l’immigrazione legale. Sul tema, la Commissione europea sta avanzando a piccoli passi.

Esigenze minime

Il terreno viene sondato tramite dei piani d’azione, per capire che tipo di progetti di legge potrebbero avere delle possibilità. Sulla base dell’esempio della “Green Card” americana, sarà analizzata pure l’idea di un permesso di lavoro per l’intera UE destinato alle persone molto qualificate.

Per quel che riguarda gli studenti stranieri ed il diritto al raggruppamento famigliare sono inoltre già state approvate delle misure d’armonizzazione.

La linea direttrice dell’UE prevede soltanto delle esigenze minime e lascia parecchio spazio di manovra agli Stati membri che possono ad esempio decidere se richiedere o meno delle prove riguardanti gli spazi abitativi e dei dati sui redditi disponibili.

Gli Stati possono ugualmente prevedere dei criteri d’integrazione per i ragazzi di più di 12 anni che accedono non accompagnati al loro territorio. L’UE non definisce dei termini per il raggruppamento famigliare di questi giovani. I singoli membri possono tuttavia esigere che la domanda di raggruppamento famigliare sia depositata prima del 15esimo anno del figlio in questione.

Standard comuni sulle espulsioni?

Per quel che riguarda le norme d’espulsione ed i relativi periodi di detenzione massima, la Commissione europea auspica degli standard comuni per tutto lo spazio di Schengen/Dublino.

La proposta del governo europeo, che è attualmente nelle mani dei rappresentanti degli Stati aderenti a Schengen (e della Svizzera) e delle commissioni del parlamento dell’Unione, prevede una durata massima di sei mesi. L’eventualità di questa armonizzazione e la sua entrata in vigore restano tuttavia ancora in sospeso.

Nel caso in cui l’UE dovesse adottare delle norme non conformi a quelle svizzere, Berna dovrà modificare le sue misure conformemente all’accordo di Schengen e Dublino.

swissinfo e agenzie

Alla fine del 2005 vivevano in Svizzera 1’511’937 stranieri, il 20,3% della popolazione residente.
Di questi, cica 700’000 provengono da paesi non appartenenti all’Unione europea o all’Associazione europea di libero scambio.

1917: Durante la prima guerra mondiale, il Consiglio federale assume il controllo sull’entrata ed il soggiorno di stranieri in Svizzera.

1931: Entra in vigore la legge federale sulla dimora e il domicilio degli stranieri. Il loro soggiorno in Svizzera necessita di un permesso.

1965-68: I cittadini rifiutano cinque iniziative popolari contro la “sovrappopolazione” straniera.

1982: Il 50.4% del popolo rifiuta una revisione totale della legge. L’azione nazionale aveva lanciato il referendum, ritenendola troppo generosa.

1991: Il Consiglio federale introduce il concetto dei “tre cerchi” per il reclutamento di personale: libera circolazione con l’UE, restrizioni per alcuni altri paesi e chiusura nei confronti del resto del mondo.

1998: I “tre cerchi” vengono abbandonati. Solo le persone particolarmente qualificate possono essere reclutate al di fuori dell’UE o dell’AELS.

2000: Il 21 maggio gli svizzeri accettano gli accordi bilaterali con l’UE, che prevedono la libera circolazione delle persone (in vigore dal 2002).

2005: Il 25 settembre, il popolo accetta di estendere la libera circolazione ai nuovi Stati membri dell’UE.

2006: il 24 settembre si vota su un nuovo testo di legge.

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