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Sì alla Convenzione dell’Onu contro la criminalità organizzata transnazionale

Per combattere la criminalità organizzata trasnazionale oltre alle convenzioni sono indispensabili metodi scientifici di ricerca all'avanguardia come quello dell'analisi del DNA Keystone

La Svizzera ha approvato la Convenzione delle Nazioni Unite contro la crimininalità organizzata transnazionale. Lo ha reso noto lunedì il Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP). La firma della Convenzione il 12 dicembre a Palermo.

Berna intende dunque rafforzare la lotta internazionale contro la criminalità organizzata transnazionale. Il grave problema del crimine organizzato non dà tregua alla comunità internazionale che, grazie ad una nuova intesa, punta a migliorare l’azione per contrastare il fenomeno, un’azione alla quale anche la Svizzera ha deciso di associarsi.

La Convenzione delle Nazioni Unite ha infatti lo scopo di rendere più efficace la collaborazione tra Stati nella lotta contro il riciclaggio di denaro sporco, nei reati di corruzione e di ostacolo della giustizia, nonché contro crimini gravi che prevedono almeno quattro anni di prigione. Nel mirino della convenzione vi sono reati che hanno ripercussioni in diversi Stati, commessi da un gruppo criminale organizzato.

In base a questo nuovo accordo i diversi Paesi si impegneranno ad adottare tutta una serie di misure per prevenire un’ulteriore espansione del fenomeno e, soprattutto, per spezzare il meccanismo finanziario che l’accompagna. Oltre a punire la partecipazione a queste organizzazioni e il riciclaggio internazionale, il singolo Stato dovrà intervenire anche in caso di corruzione, sia attiva sia passiva, dei propri funzionari pubblici e prevedere sanzioni anche per quelli stranieri. Provvedimenti di natura penale, civile ed amministrativa dovranno essere presi anche contro le persone giuridiche coinvolte, mentre gli oggetti serviti per portare a compimento un delitto o destinati a tale scopo, nonché i proventi del delitto stesso, dovranno essere confiscati.

La Convenzione, che verrà sottoscritta dalla consigliera federale Ruth Metzler il prossimo 12 dicembre a Palermo, luogo che probabilmente non è stato scelto a caso, dovrà essere ratificata dalle Camere federali. Secondo il Dipartimento di giustizia e polizia, la legislazione svizzera è in “ampia misura compatibile con le disposizioni della Convenzione e, in alcuni punti, vi è addirittura uno standard superiore”. Anche le norme in materia di estradizione e di assistenza giudiziaria sarebbero in sintonia con le disposizioni della Confederazione.

Il governo, e in particolare il Dipartimento della ministra Metzler, dovrà però cercare di risolvere un problema se vorrà che la Convenzione possa essere applicata con successo: fermare la recente emorragia di personale dai diversi uffici federali che si occupano di queste questioni e rafforzarne le strutture. Nella maggioranza dei casi le partenze, avvenute anche in blocchi, sono state motivate dall’insufficienza di risorse tecniche, finanziarie e di personale a disposizione per combattere questi reati.

Luca Hoderas

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