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L’ultimo zoccolaio

André Gaignat alla sega a nastro. swissinfo.ch

A settant’anni non è il vil denaro a farlo uscire di casa alle prime luci dell’alba. È la passione per una professione quasi scomparsa: lo zoccolaio. Ritratto di André Gaignat di Cornol, l’ultimo testimone di quest’arte, calzata anche al carnevale di Basilea.

Chiudi la porta e dietro lasci il mondo. Sei appena entrato in un angolo di terra che non credevi potesse ancora esistere. È una specie di favola, caotica, rumorosa, polverosa e profumata. Sa di legno, di passione, nostalgia e riconoscenza.

Ti trovi nell’atelier di André Gaignat, a Cornol, nel canton Giura. Minuto, con il viso segnato dalla vita, le mani ruvide di lavoro, ricorda vagamente uno gnomo, uno di quelli della fiaba dei fratelli Grimm. Anche lui realizza calzature, non di pelle ma zoccoli di legno. È l’ultimo zoccolaio in Svizzera. È Monsieur Sabotier.

«Già, proprio così, sono l’ultimo come lo era mio padre prima di me», racconta Gaignat. Poi indica una foto appesa a una trave del laboratorio, in cui lo si vede stringere a sé la figlia trentottenne Mauricette, l’erede designata dell’arte di cui lui è al momento l’unico custode. Sarà lei a continuare la tradizione di famiglia.

«Io ero il minore di dodici figli. Per crescerci, nostro padre si barcamenava come poteva. Nel 1929 ha acquistato a rate questi due torni, pagandoli 3700 franchi, una vera fortuna, allora. E così ha avuto inizio la storia dei sabotiers [zoccolai, in francese ndr.] di Cornol», narra Gaignat.

La sua infanzia e adolescenza sono state povere di divertimenti. Dopo la scuola, mentre i suoi amici scorrazzavano per i boschi e i prati o lungo le viottole del paese, si doveva chiudere nel polveroso atelier del padre a costruire zoccoli di legno. «Allora mi sembrava una grande ingiustizia. Non capivo perché dovessi lavorare tanto e lasciare i compiti per dopo cena, trascurando quindi la scuola. Oggi sono consapevole dei sacrifici che hanno fatto i miei genitori e sono riconoscente a mio padre per avermi insegnato l’arte di costruire zoccoli», ricorda Gaignat.

Giganti, minuti e per il carnevale di Basilea

Marcel Gaignat, il padre di André, ha fabbricato zoccoli per una vita, fino all’età di 86 anni, due anni prima di morire. «Ha smesso di andare al laboratorio soltanto quando non gli ho più procurato i pezzi di legno d’ontano. Lavorare ai torni, che ruotano a più di tremila giri al minuto, era davvero troppo pericoloso a quell’età», ricorda André.

Negli anni migliori suo padre fabbricava un migliaio di zoccoli all’anno. Se li infilavano ai piedi soprattutto agricoltori, giardinieri, operai nelle fonderie, nelle fabbriche o nei depositi di munizioni. «Oggi, non so quanti ne vendo all’anno, comunque molti meno. Nel frattempo, ho diversificato l’offerta: ce n’è per tutti i gusti», spiega il settantenne Gaignat.

Infatti, sparsi ovunque, su mensole, tavoli, davanzali, scaffali, ci sono vari modelli: zoccoli giganteschi da esporre in giardino, zoccoli in cui mettere bottiglie di vino, fiori, sale, pepe, zoccoli ricordo per un anniversario o un matrimonio. Di tutto e di più. Ma sul pavimento ci sono ancora loro, naturalmente, i classici, quelli da calzare.

«Alcuni giorni fa ne ho venduto una cinquantina a una clique, a un gruppo di partecipanti al carnevale di Basilea. Finora si recavano nel comune di Oltingue, in Alsazia. Da quando il mio collega ha chiuso il laboratorio, vengono da me», si rallegra Monsieur Sabotier. Gli zoccoli sono un elemento fondamentale, assieme a pifferi, lanterne e maschere, del carnevale della città sul Reno. Fanno parte, per esempio, del tradizionale costume dei Waggis, di coloro che impersonano i contadini alsaziani.

Per passione e riconoscenza

Oggi, l’atelier di André Gaignat è soprattutto un luogo di pellegrinaggio per nostalgici e amanti dell’artigianato di altri tempi. L’anno scorso gli hanno fatto visita quasi duemila persone. «Sono gruppi organizzati che giungono da ogni dove. Vogliono conoscere l’arte dello zoccolaio, dell’ultimo zoccolaio in Svizzera», si rallegra André, sottolineando che la visita è gratuita.

Lui non sa dire di no a nessuno, malgrado gli acciacchi dell’età. «Con il tempo mi sono guadagnato un soprannome: Pas de problème (nessun problema). Poi non è il lavoro che uccide», afferma André, sorridendo. Non dice di no nemmeno alla signora appena entrata. Vuole fare un regalo di matrimonio alla figlia: due zoccoli su un tagliere a forma di cuore.

A settant’anni non è certo il vil denaro a farlo uscire di casa alle prime luci dell’alba sei giorni su sette. È in memoria dei suoi genitori, è la passione per quest’arte. Arte che macchine e mani segnate dal tempo fanno rivivere in tre ore e mezzo. Arte che puoi portarti via per 48 franchi. Sono due zoccoli che sanno appunto di legno, passione, nostalgia e riconoscenza.

Inizia il lunedì seguente il mercoledì delle Ceneri (14 marzo 2011) e si protrae per tre giorni, fino al mercoledì. Alla festa prendono parte dalle 15’000 alle 20’000 persone mascherate.

Alle quattro di mattina, la città si risveglia con il Morgenstraich, ossia con il suono di tamburi e pifferi, e le buie vie del centro storico vengono illuminate dalle lanterne di legno e tela alte oltre tre metri, trascinate da gruppi in maschera: le clique.

Uno dei tipici personaggi carnevaleschi è il Waggis, il contadino della vicina Alsazia che veniva in città a vendere le verdure. Nonostante le numerose variazioni, alcune caratteristiche distinguono questo personaggio: porta una maschera con un nasone, indossa una camicia e pantaloni al ginocchio, calzettoni e zoccoli di legno, proprio quelli che realizza André Gaignat.

Negli anni Settanta e all’inizio degli anni Ottanta, gli zoccoli sono un accessorio indispensabile: non solo per gli amanti della moda, ma per tutti. Sono i clogs, termine inglese, e li calzano i figli dei fiori a Woodstock, le attrici Brigitte Bardot e Brooke Schields e gli Abba.

Poi, lo zoccolo ritorna ad indossare i panni modesti, quelli degli operai.

Nel 2002, entrano in scena i croc, sandali caleidoscopici di plastica leggera che vogliono riportare in auge gli zoccoli. Il tentativo fallisce.

Nel 2010, le case di moda portano di nuovo in passerella i clogs, un revival degli anni Settanta. Dall’estate 2011, l’inconfondibile suono degli zoccoli di legno dovrebbe riconquistare anche le strade.

(fonte: NZZ am Sonntag, 27 febbraio 2011)

È un comune del distretto di Porrentruy, nel canton Giura. Si trova a circa 500 metri sul livello del mare, tra Delémont e Porrentruy. Conta circa 900 abitanti.

Il villaggio si sviluppa su due chilometri, lungo il fiume Cornoline e la strada e si trova ai piedi della montagna  Mont Terri. Nel centro del villaggio ci sono gli edifici più importanti: la chiesa, il municipio e il ristorante del Lion d’Or.

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