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Crociata dei cantoni per Schengen e Dublino

Con il trattato di Schengen non ci sarebbero più molti controlli alle frontiere Keystone

I direttori cantonali di giustizia e polizia dicono sì agli accordi di Schengen e Dublino, perché - sostengono - ne va della sicurezza della Svizzera.

I cantoni hanno deciso di lanciarsi nella battaglia, in vista di un eventuale votazione sugli accordi di cooperazione in materia di polizia.

La Svizzera ha bisogno dei trattati di Schengen e Dublino per accedere al sistema d’informazione europeo e per combattere più efficacemente il contrabbando di stupefacenti e gli abusi in materia di asilo.

Ne sono convinti i direttori cantonali di giustizia e polizia che hanno presentato, giovedì a Berna, i vantaggi di un’eventuale adesione ai due accordi relativi alla cooperazione in materia di giustizia e polizia a livello europeo.

Sulle due convenzioni si aggirano gli spettri del referendum, evocati ultimamente dall’UDC e dall’Azione per una Svizzera neutrale e indipendente (ASNI).

«Schengen e Dublino sono troppo importanti per noi, perché vengano sacrificati sull’altare delle polemiche a corto termine di un eventuale scontro in votazione», ha avvertito Dora Andres, responsabile del Dipartimento bernese di polizia e militare.

Le ha fatto eco Monika Dusong, consigliera di Stato neocastellana, la quale ha criticato aspramente i politici che hanno come sola visione «l’isola svizzera» e che con argomenti dubbi ingannano i cittadini.

Strumenti attuali insufficienti

«Contro la criminalità odierna i metodi e gli strumenti di ieri non sono più sufficienti», ha dichiarato la Andres. I direttori cantonali sono convinti che oggi la Svizzera rappresenti «il paese dell’ultima chance» per una buona parte di richiedenti l’asilo già respinti in altri stati.

«Senza una partecipazione allo Spazio di Dublino dobbiamo attenderci un’immigrazione crescente e incontrollata di persone la cui domanda d’asilo è stata bocciata dall’UE», ha aggiunto la Dusong.

La Andres ritiene inoltre che la razionalizzazione e lo snellimento delle procedure amministrative, oltre che la diminuzione del «turismo dell’asilo» farebbero risparmiare alle casse statali tra gli 80 e i 100 milioni di franchi all’anno.

Da parte loro, i comandanti delle Polizie cantonali di Zurigo e Ginevra, Peter Grütter e Urs Rechsteiner, reclamano l’accesso alla banca dati SIS (Sistema d’informazione di Schengen), «che semplificherà l’arresto di criminali internazionali particolarmente pericolosi.»

Procedure troppo complicate

Attualmente, per perseguire i malviventi provenienti dall’estero o per accedere alle schede sui sospetti, le autorità cantonali devono passare attraverso il Dipartimento federale di Giustizia e Polizia, che a sua volta deve inoltrare una richiesta precisa a Europol.

«Una procedura complicata e troppo lunga, che spesso permette ai sospetti di sparire», ha detto Grütter.

Il SIS consentirebbe agli inquirenti elvetici di accedere ad una fonte contenente 11 milioni di dati su persone e oggetti ricercati, tra cui automobili e armi.

«Il cantone di Ginevra ha già siglato un accordo bilaterale con la Francia per lo scambio di informazioni e per il diritto di eseguire azioni giudiziare su cittadini francesi», ha detto Rechsteiner, precisando che il trattato di Schengen permetterebbe di migliorare queste pratiche in Svizzera e nell’UE.

«Da quando la Germania ha accesso al SIS gli arresti di criminali pericolosi sono quadruplicati», ha aggiunto Grütter.

Un forum con 15 cantoni

Riguardo ai limitati controlli alle frontiere, il comandante di polizia ginevrino ha spiegato che già oggi su un centinaio di valichi di confine presenti nel canton Ginevra, solo quattro sono sorvegliati in permanenza.

Riferendosi alle lunghe code e ai severi controlli avvenuti la scorsa primavera alla dogana tra Germania e Svizzera, il consigliere di Stato turgoviese Claudius Graf-Schelling ha avvertito: «Abbiamo già avuto un assaggio di quel che potrebbe capitare se i nostri vicini dovessero applicare strettamente le regole, cosa che in caso di rifiuto ai bilaterali farebbero certamente.»

La campagna lanciata giovedì è promossa dal Forum di giustizia e polizia «Sicurezza dei cittadini con Schengen/Dublino», che vede impegnati 15 direttori cantonali, tra cui il ticinese Luigi Pedrazzini e il grigionese Martin Schmid.

swissinfo e agenzie

I trattati di Schengen e Dublino fanno parte degli Accordi bilaterali II tra la Svizzera e l’Ue, che saranno firmati entro la fine di questo mese, mentre il parlamento ne dibatterà nel corso della sessione invernale.

Dopo di che, gli accordi potranno essere singolarmente contestati tramite referendum popolare facoltativo.

L’UDC ha già annunciato che lancerà il referendum contro l’accordo sui trattati di Schengen e Dublino.

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