Falò in tutto l’arco alpino per un ecosistema fragile
Come ormai accade da 15 anni, il secondo sabato di agosto sull'arco alpino sono stati accesi numerosi falò a rammentare che la montagna va protetta e salvaguardata dai pericoli rappresentati più che mai dal traffico e dall'inquinamento.
I fuochi in montagna – dalla Slovenia al Mediterraneo – servono a destare l’attenzione sulle minacce che gravano sulle Alpi e il loro ecosistema. L’iniziativa è coordinata dall’associazione «Fuochi nelle Alpi». I falò, in particolare in Svizzera, ricordano quelli che nei secoli passati servivano alle popolazioni montane per segnalare pericoli e sciagure.
In Ticino, invece dell’usuale fuoco sul Monte Generoso, si è preferita la pianura ed è stata scelta la località di Mendrisio, in segno di protesta contro il traffico dei camion sulla A2.
Gli ambientalisti vorrebbero ridurre la velocità a 100 km/h proprio sull’autostrada nella regione di Chiasso, quale misura per contenere e abbassare il tasso di ozono. Ai manifestanti hanno portato il loro sostegno i socialisti ticinesi Fabio Pedrina, in qualità di presidente dell’Iniziativa delle Alpi, e la consigliera di Stato Patrizia Pesenti.
Falò anche contro il raddoppio della galleria autostradale del San Gottardo: sono stati accesi a Hochalp ob Urnäsch (AI) e ad Alpe Fieud (TI). Altre fiamme di sensibilizzazione si sono levate a Belalp e Riederalp (VS), Marbach (LU), Rossberg ob Goldau (SZ), Sidelhorn (BE), Sissach (BL) e al passo Bernina (GR).
Gli ambientalisti dei paesi dell’arco alpino vogliono trasmettere, con questa loro iniziativa, anche un messaggio simbolico di resistenza e speranza. In questo modo, dal 1986, protestano contro il turismo di massa e l’aumento del traffico di transito nelle Alpi. Stigmatizzando la «follia della mobilità», propongono come alternativa una «regionalizzazione dell’economia». Condannano inoltre i danni causati dagli eserciti e lo sfruttamento abusivo di risorse idriche.
swissinfo e agenzie
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