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I due decreti Tremonti

Il cosiddetto scudo fiscale, è stato introdotto dal governo Berlusconi nell'autunno del 2001.

Una misura, si disse, che avrebbe permesso ai molti evasori italiani di far rientrare i loro soldi pagando una penale pari al 2,5 %.

L’operazione ha permesso il rientro o la semplice regolarizzazione (per chi ha mantenuto i soldi all’estero) di circa 60 miliardi di euro.

Lo Stato ha incassato circa 1.5 miliardi di euro. Lo scudo aveva anche lo scopo di rilanciare l’economia permettendo a piccoli e medi imprenditori di ristrutturarsi con i soldi regolarizzati, rilanciando produzione e occupazione.

Effetti questi, che comunque non si sono per il momento visti. C’è chi afferma, come ci dice il professor Giacomo Vaciago della Cattolica di Milano, che la maggior parte delle persone che hanno regolarizzato i loro capitali, li hanno immediatamente riesportati su mercati piu’ remunerativi rispetto a quello italiano.

Decreto bis per le imprese

Dal primo gennaio 2003, è partita la seconda fase dello scudo fiscale, lo scudo bis, che durerà fino a giugno 2003. Questa volta la regolarizzazione è stata allargata anche alle imprese.

Singoli e imprese dovranno pagare, come nel primo caso, una penale del 2,5%. Un tasso ingiusto secondo alcuni, che penalizza gli evasori che si sono messi in regola già con il primo scudo.

Inoltre, allargando l’amnistia anche alle imprese, di fatto si legittima il falso in bilancio, afferma il centro-sinistra. Si prevede che lo scudo fiscale bis favorisca la regolarizzazione di almeno 90 miliardi di euro. Lo Stato ne incasserebbe circa 3 miliardi.

swissinfo, Paolo Bertossa, Roma

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