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Kosovo: la Svizzera ribadisce la sua posizione

Micheline Calmy-Rey effettuerà la sua prima visita in Kosovo Keystone

Alla vigilia della sua visita in Kosovo, la ministra elvetica degli affari esteri riafferma che Berna auspica un certa indipendenza per la provincia balcanica.

In un’intervista a swissinfo, Micheline Calmy-Rey ha tuttavia precisato che una decisione sul futuro statuto del Kosovo potrà essere presa soltanto con l’accordo del governo di Belgrado.

La visita di Micheline Calmy-Rey in Kosovo si svolge in un momento delicato per le relazioni tra la Svizzera e la Serbia e Montenegro.

Il mese scorso, il presidente serbo Boris Tadic aveva infatti chiaramente riferito alla responsabile elvetica degli affari esteri che non era disposto ad entrare in trattative per un’eventuale indipendenza del Kosovo.

A più riprese, Belgrado aveva inoltre chiamato la Svizzera a rimanere neutrale e a non assumere nessuna posizione in merito al futuro della provincia balcanica.

Ufficialmente, il Kosovo fa parte della Serbia e Montenegro, l’unione statale che ha preso il posto dell’ex Jugoslavia.

Dalla fine della guerra del Kosovo nel 1999 – che ha visto la NATO intervenire con raid aerei (durati 78 giorni) per interrompere la pulizia etnica che le forze serbe stavano compiendo nei confronti della popolazione albanese – la piccola provincia con capitale Pristina è però amministrata dalla stessa NATO (Organizzazione del Trattato Nord Atlantico) e dall’ONU.

Prima del suo rientro in Svizzera il 2 agosto, Micheline Calmy-Rey celebrerà la Festa nazionale in compagnia dei soldati svizzeri stazionati in loco. Il contingente elvetico (Swisscoy), che fa parte della Forza multinazionale per il mantenimento della pace in Kosovo, è presente nella regione dal 1999.

swissinfo: Quali sono gli obiettivi della sua visita in Kosovo?

Micheline Calmy-Rey: Il mio scopo è di presentare alle autorità kosovare la posizione elvetica in merito al futuro politico della provincia. Ribadirò inoltre l’importanza dell’impegno svizzero in Kosovo – che comprende un’assistenza finanziaria e tecnica – quale contributo in favore della stabilità e del promovimento della pace.

Vorrei sottolineare che il Kosovo rappresenta una regione molto importante per il nostro paese. Il 10% della popolazione kosovara vive infatti in Svizzera. Gli interessi del Kosovo sono quindi anche i nostri, in particolare nell’ambito della sicurezza.

swissinfo: Senza mezzi termini, la Serbia ha manifestato il suo disaccordo con la visione di Berna, che per il futuro auspica una forma di indipendenza per il Kosovo. Come sono possibili progressi in questo senso, se manca l’appoggio del governo di Belgrado?

M. C-R.: Continueremo a comunicare la nostra posizione ad entrambe le parti. La nostra idea è chiara, imparziale e senza ambiguità: l’evoluzione verso una forma di indipendenza deve avvenire sulla base di un controllo internazionale ravvicinato e attraverso negoziati con le autorità di Belgrado, senza il cui consenso l’indipendenza non è attuabile.

Anche la nostra posizione sul conseguimento di standard minimi in Kosovo è immutata: in questo ambito, non siamo disposti a compromessi, in particolare quando sono in gioco la condizione delle minoranze e gli aspetti legati alla sicurezza.

Fino a quando questi standard non saranno raggiunti, una presenza internazionale significativa nella regione continuerà ad essere necessaria. La Svizzera è determinata a proseguire nel suo impegno, in collaborazione con gli altri membri della comunità internazionale.

swissinfo: Il presidente serbo Boris Tadic ha affermato che non accetterà mai l’indipendenza del Kosovo e che farà tutto ciò che è in suo potere per impedire la secessione della provincia. Con quali argomenti crede di cambiare la sua visione?

M. C-R.: Non eserciteremo nessuna pressione in nessuna direzione. Quello che stiamo tentando di fare è convincere le due parti che è ora di intraprendere un dialogo politico sulla questione tra esponenti di alto livello.

swissinfo: Alcuni parlamentari elvetici hanno criticato la sua presa di posizione sul Kosovo, dichiarando che si tratta di una svolta importante nella politica estera svizzera e in quanto tale deve essere discussa dal parlamento. Quale è la sua risposta?

M. C.R.: Quello che posso dire è che la nostra posizione sul Kosovo è obiettiva e coerente con la nostra politica nei Paesi balcanici, oltre ad essere stata accettata dal governo in maggio.

swissinfo: Il fatto di esporre fermamente la propria posizione sul futuro statuto del Kosovo, non rischia di mettere in discussione il ruolo della Svizzera in quanto paese neutrale?

M. C.R.: Concordemente alla nostra politica di neutralità, abbiamo sempre assunto posizioni univoche basate sulle valutazioni degli interessi delle parti in causa.

Abbiamo chiaramente affermato l’importanza di tener conto dei desideri di ognuno, entrambi legittimi: da una parte, il diritto delle minoranze di vivere in un contesto sicuro, di avere le stesse opportunità di sviluppo economico, di avere il medesimo accesso ai servizi sociali e all’educazione e di poter esercitare il diritto di ritornare nella terra d’origine. Dall’altra, il desiderio della maggioranza della popolazione di esercitare il proprio diritto all’auto-determinazione.

swissinfo, intervista di Ramsey Zarifeh
(traduzione: Luigi Jorio)

Micheline Calmy-Rey inizierà sabato il suo viaggio di 4 giorni nel Kosovo, la provincia balcanica della Serbia e Montenegro amministrata dall’ONU.

Il programma prevede incontri con il presidente Ibrahim Rugova e il primo ministro Bajram Kosumi.

Calmy-Rey si intratterrà inoltre con rappresentanti di organizzazioni non governative e dei partiti d’opposizione.

La visita sarà anche un’occasione per inaugurare l’unità psichiatrica dell’ospedale universitario di Pristina finanziata dalla Svizzera.

La Svizzera è un Paese di forte immigrazione per gli albanesi del Kosovo.
Molti di loro sono giunti nella Confederazione come lavoratori stagionali, ben prima dello scoppio della guerra del 1999.
Dopo il conflitto, alcuni sono arrivati in Svizzera in quanto rifugiati, spesso per ritrovare i famigliari già installati.
Non esistono dati ufficiali, ma si stima che siano 150’000 i kosovari in Svizzera.

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