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La Svizzera vuole restituire 600 milioni alla Nigeria

Sani Abacha aveva diretto la Nigeria con un pugno di ferro tra il 1993 e il 1998 Keystone Archive

Secondo le autorità elvetiche, la maggior parte dei fondi depositati dall’ex-dittatore Sani Abacha sono di provenienza illecita.

Oltre 600 milioni di franchi congelati nelle banche svizzere saranno quindi resi alla Nigeria, dove dovrebbero venir impiegati per finanziare progetti di sviluppo.

La Svizzera è pronta a restituire gli ingenti capitali sottratti dal defunto presidente nigeriano Sani Abacha e da tempo bloccati su conti bancari elvetici.

Lo ha deciso l’Ufficio federale di giustizia (UFG), le cui indagini hanno permesso di concludere che “la maggior parte dei valori patrimoniali è di provenienza manifestamente illecita”.

Sul caso, il più importante di questo genere da quello dei fondi Marcos restituiti alle Filippine, dovrà probabilmente ancora esprimersi il Tribunale federale.

Ricorso quasi sicuro

Contro la decisione dell’UFG verrà quasi sicuramente presentato un ricorso.

Pur non avendo ancora potuto prendere visione delle motivazioni dell’UFG, l’avvocato della famiglia Abacha, Bruno de Preux, insiste sul fatto che i suoi mandanti contestano la presunta origine illecita dei fondi.

“Parto dal principio che i miei clienti intendono inoltrare un ricorso dinnanzi al Tribunale federale”, ha dichiarato de Preux.

In tal caso, i giudici di Losanna rappresenteranno la seconda e ultima istanza chiamata a statuire sul contenzioso.

Ruolo positivo per l’immagine elvetica

Da parte sua, Enrico Monfrini, avvocato che rappresenta lo Stato nigeranio, ha parlato di “decisione storica”, che permette la restituzione dei fondi bloccati senza passare per una condanna dei membri del clan Abacha.

Monfrini ha sottolineato il ruolo guida assunto dalla giustizia elvetica nell’ambito della vicenda dei fondi dell’ex-dittatore nigeriano. Un ruolo che avrebbe permesso alla Svizzera di ottenere una “grande eco mondiale”.

Interrogato sul probabile ricorso della controparte al Tribunale federale, Monfrini ha parlato di tattica dilatoria. “Gli avvocati hanno impugnato tutte le decisioni della procura ginevrina e dell’UFG, il loro scopo è guadagnare tempo”.

Paese saccheggiato

Assieme al suo clan, Sani Abacha aveva assunto le redini in Nigeria nel 1993 ed era rimasto al potere fino alla sua morte nel 1998.

Le autorità nigeriane accusano l’ex-dittatore e diversi membri della sua famiglia di aver sistematicamente saccheggiato il paese africano durante questo periodo. In particolare la Banca centrale nigeriana, cui sarebbero stati sottratti circa 3 miliardi di franchi fra il 1993 e il 1998.

A partire dal 1999, il governo di Abuja aveva chiesto alla Svizzera e ad altri Stati assistenza giudiziaria. Nel 2002-2003 Berna ha consegnato alla Nigeria diversi atti rogatori, tra cui anche documenti bancari.

Finora, in base ad accordi tra le persone interessate e le autorità nigeriane, nonché in base a decisioni di confisca del Ministero pubblico del canton Ginevra, la Svizzera ha già potuto restituire circa 250 milioni di franchi.

Ricostituito l’iter dei soldi

Sulla base dei documenti nigeriani e di quelli in mano alla procura di Ginevra, l’UFG afferma di aver potuto ricostituire l’iter del denaro ancora attualmente bloccato in Svizzera, pari a 500 milioni di dollari (620 milioni di franchi).

In una decisione di oltre 50 pagine, l’Ufficio federale di giustizia ha illustrato in dettaglio come la maggior parte dei fondi provenga da reati.

Questi valori saranno pertanto trasferiti alla Banca dei regolamenti internazionali (BRI), a favore della Nigeria.

Non è invece stata provata l’origine illecita di circa 7 milioni di dollari: questi soldi dovrebbero quindi essere versati su un conto bloccato in Nigeria e le autorità di Abuja potranno disporne solo dopo una decisione di confisca.

La legge sull’assistenza internazionale in materia penale – spiega la nota dell’UFG – prevede la restituzione di valori patrimoniali sulla base di una decisione di confisca, passata in giudicato ed esecutiva, emessa dallo Stato richiedente.

Quando però l’origine del denaro è chiaramente delittuosa, la restituzione è possibile anche senza decisione di confisca.

Denaro a fin di bene

La scorsa primavera, il presidente Olusengu Obasanjo e la ministra delle finanze Ngozi Okonjo-Iweala hanno assicurato alle autorità svizzere che i fondi Abacha versati alla Nigeria saranno destinati a progetti di sviluppo.

Le autorità nigeriane intendono utilizzare questi soldi a favore delle fasce di popolazione più povere e rurali nell’ambito di programmi di sanità, educazione e infrastrutture (strade, approvvigionamento idrico ed elettrico).

La rappresentanza elvetica ad Abuja veglierà affinché i fondi vengano effettivamente impiegati in tal senso, precisa l’UFG.

swissinfo e agenzie

Tra il 1993 e il 1998, Sani Abacha avrebbe sottratto circa 3 miliardi di franchi alla Nigeria.
In Svizzera, l’ex-dittatore e il suo clan hanno depositato circa 870 milioni di franchi.
Dopo aver già restituito 250 milioni di franchi, la giustizia elvetica intende ritornare anche i 620 milioni tuttora congelati.

I fondi di Sani Abacha e del suo clan famigliare sono stati ritrovati in ben 19 banche svizzere.

Secondo l’Ufficio federale della giustizia, questi soldi avrebbero una provenienza illecita.

I 620 milioni di franchi bloccati in Svizzera dovrebbero venir versati alla Banca dei regolamenti internazionali, a favore della Nigeria.

In caso di ricorso del famigliari di Abacha, la decisione finale spetterà al Tribunale federale.

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