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La Under 17 in Toscana per fare esperienza

Si ripeteranno quest'anno le scene di giubilo del 2002? Keystone Archive

Per Yves Debonnaire, l'allenatore delle promesse elvetiche, vincere il titolo non è l'obiettivo numero uno del campionato europeo di calcio che inizia martedì.

Dopo il trionfo di tre anni fa in Danimarca e visti i successi dei giovani calciatori elvetici, la selezione rossocrociata nutre però legittime ambizioni.

Era il mese di maggio di tre anni fa. Per la prima volta nella storia, una squadra di calcio svizzera riusciva a trionfare in una competizione ufficiale organizzata dall’UEFA.

Dopo aver sconfitto Ucraina, Portogallo, Francia, Georgia ed Inghilterra, la Under 17 si imponeva in finale ai rigori contro la Francia. I giovani elvetici erano campioni d’Europa.

Dal 3 al 14 maggio, i successori dei vari Barnetta, Senderos e Ziegler, oggi approdati in nazionale maggiore, cercheranno di ripetersi in Toscana.

Dal 2002 la fisionomia della squadra è naturalmente cambiata. Non è però cambiata la sete di vittorie delle promesse rossocrociate. Ne testimonia il bel percorso della fase di qualificazione per questa finale del Campionato europeo: la Under 17 è riuscita ad eliminare Irlanda del Nord, Slovacchia, Danimarca, Polonia e Spagna.

Per Yves Debonnaire, che ha preso il posto di Markus Frei alla testa della Under 17, la vittoria è senza dubbio importante, ma i traguardi principali sono altri.

swissinfo: Tre anni fa in Danimarca, la Under 17 creava la sorpresa, imponendosi in finale contro la Francia. Quali sono gli obiettivi per questo Europeo?

Yves Debonnaire: Tra i 16 e i 17 anni ciò che conta è soprattutto l’aspetto formativo. L’obiettivo di questo campionato europeo è che i giocatori facciano esperienza, che progrediscano.

Naturalmente però l’obiettivo è anche che diano prova d’ambizione e l’ambizione è chiara: vincere!

swissinfo: Siete in un gruppo con Israele, Croazia e Paesi Bassi. A prima vista il vostro compito non è insormontabile.

Y.D.: È una convizione che cerco sempre di smentire. La gerarchia tra gli Under 17 non è uguale a quella delle prime squadre. Se la gerarchia fosse identica, troveremmo in questa fase finale anche la Francia, la Germania, la Spagna o il Portogallo. Per quanto ne so, è possibilissimo che quest’anno la migliore selezione sia Israele.

swissinfo: Si è spesso parlato di una mancanza della cultura della vittoria dei calciatori svizzeri. Da qualche anno i giovani elvetici sembrano però voler smentire questo stereotipo. C’è stato un cambiamento di mentalità?

Y.D.: Sì, ma non parlerei tanto di cultura della vittoria quanto piuttosto di cultura della fiducia.

Da 10 anni grazie al sistema di formazione messo in piedi dall’Associazione svizzera di calcio si lavora molto di più sull’aspetto mentale.

Cerchiamo soprattutto di far sì che i giovani siano coscienti del loro potenziale, che sviluppino appunto una cultura della fiducia.

Per quanto mi concerne, tra i giovani di 16-17 anni cerco di sviluppare anche una cultura dell’ambizione: prima di tutto l’ambizione di far parte della nazionale elvetica e di voler andare il più lontano possibile in un campionato d’Europa e poi l’ambizione di diventare professionista.

swissinfo: Le squadre svizzere ricordano sempre più la Francia multiculturale del 1998. Cosa portano questi giovani di origini molto diverse?

Y.D.: Prima di tutto un cambiamento di mentalità. Questi giovani hanno voglia di riuscire.

Quando si mettono insieme ragazzi che vengono dai paesi del sud o dai paesi dell’est con degli svizzeri automaticamente è arricchente. Ognuno porta qualcosa che è benefico per la squadra.

swissinfo: Il campionato svizzero di serie A, con solo dieci squadre, può veramente aiutare questi giovani giocatori a sbocciare?

Y.D.: Quando io ero un giovane calciatore, c’erano 16 squadre in serie A e al massimo tre stranieri per club. Io avevo una possibilità di giocare.

Oggi ci sono solo 10 squadre che in teoria possono giocare con 11 stranieri. Per i giovani è diventato difficile. Se i calciatori stranieri fossero tutti degli Henry o degli Zidane nessuno avrebbe nulla da ridire. Molti di loro non sono però di certo dei giocatori di classe internazionale.

swissinfo: I giovani rossocrociati partono sempre più spesso molto presto all’estero. Ad esempio, nella vostra selezione due giocano nel Brescia, tre in Germania. È positivo?

Y.D.: Alcuni pensano che la formazione sia migliore altrove, ciò di cui non sono assolutamente sicuro. Nei nostri club si lavora bene, altrimenti i successi delle nostre squadre giovanili non si spiegherebbero.

Inoltre, tutti i giocatori che oggi si sono affermati, prima di emigrare hanno giocato nella serie A svizzera. Ad esempio, Philippe Senderos (oggi uno di pilastri della difesa dell’Arsenal, ndr) ha disputato una trentina di partite col Servette di Ginevra.

Una parola va spesa pure sul ruolo degli agenti, che spesso sono senza scrupoli e non hanno nessun piano di carriera per i loro calciatori. A 17 anni quando qualcuno arriva dicendoti ‘ho dei contatti con il Chelsea’ è chiaro che fa sognare. Il vero sogno è però quando è la squadra stessa che ti vuole, quando è uno come Arsène Wenger (allenatore dell’Arsenal, ndr) che viene a cercarti, uno che il calcio lo conosce non attraverso il suo conto in banca.

swissinfo, intervista di Daniele Mariani

I campionati europei di calcio Under 17 si svolgono dal 3 al 14 maggio in provincia di Pisa, in Toscana.
Gruppo A: Italia, Bielorussia, Inghilterra e Turchia
Gruppo B: Svizzera, Israele, Croazia, Paesi Bassi
La Svizzera affronterà il 3 maggio Israele, il 5 i Paesi Bassi e l’8 la Croazia.

Da metà degli anni ’90, in Svizzera è stato messo in piedi un nuovo sistema di formazione per i giovani calciatori; sia a livello di club che a livello nazionale, sono state create strutture con a capo dei professionisti. Le selezioni nazionali giovanili dispongono di sei allenatori a tempo pieno.

Il progetto ha dato finora i suoi frutti, poiché, oltre al titolo europeo conquistato dalla Under 17 tre anni fa in Danimarca, negli ultimi anni anche le altre compagini giovanili hanno ben figurato. Alcuni campioni d’Europa del 2002 oggi giocano in squadre prestigiose; ad esempio Philippe Senderos è diventato un pilastro dell’Arsenal, Reto Ziegler brilla nel Tottenham e Tranquillo Barnetta gioca nell’Hannover 96.

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