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La violenza minaccia la cooperazione svizzera in Nepal

Forze di polizia pattugliano le strade di Kathmandu dopo i disordini degli ultimi giorni Keystone Archive

I programmi svizzeri di aiuto allo sviluppo nel paese asiatico rischiano di venir interrotti in seguito ad una nuova ondata di violenza.

Gravi sommosse, costate la vita a due persone, sono scoppiate la settimana scorsa dopo l’esecuzione di dodici lavoratori nepalesi in Iraq.

Secondo Jörg Frieden, responsabile dell’ufficio della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) a Kathmandu, tra il suo personale serpeggiava la settimana scorsa un sentimento di paura.

L’uccisione di dodici lavoratori nepalesi in Iraq aveva scatenato violente manifestazioni anti-islamiche nella capitale del paese asiatico. Moschee ed altri centri mussulmani erano stati attaccati dai manifestanti.

L’ufficio dell’agenzia svizzera per la cooperazione – che sostiene numerosi programmi di sviluppo rurale, costruzione di strade e formazione – era stato chiuso temporaneamente in seguito al coprifuoco decretato dalle autorità.

“Per la prima volta, da quando sono giunto in Nepal, ho avuto l’impressione di essere confrontato ad un vero pericolo”, dichiara Frieden a swissinfo.

“Ci siamo trovati di fronte ad una violenza anarchica e incontrollabile. Almeno per alcune ore, anche le forze dello Stato erano completamente assenti”.

Incapace di porre fine alle sommosse, nei giorni scorsi il governo è stato duramente criticato dagli stessi nepalesi.

“I poliziotti si sono limitati a guardare, mentre case e negozi venivano attaccati”, racconta un testimone a swissinfo.

Guerriglia maoista

Da quasi una decina di anni, il lavoro della DSC in Nepal è già stato continuamente ostacolato dalle azioni della guerriglia maoista che cerca di rovesciare il regime monarchico.

Attualmente, secondo i guerriglieri, due terzi del paese asiatico si troverebbero nelle loro mani.

“Abbiamo dovuto istituire un buon sistema di sicurezza per garantire l’incolumità del nostro personale”, sottolinea Jörg Frieden.

“La rivolta dei guerriglieri maoisti ha sicuramente rallentato le nostre attività in favore della popolazione nepalese”.

Permesso per lavorare

A volte, i collaboratori della DSC sono addirittura obbligati a chiedere l’autorizzazione dei ribelli maoisti per poter lavorare nelle zone controllate dalla guerriglia.

I guerriglieri non esitano neppure a chiedere ai cooperanti di versare del denaro per svolgere le loro attività.

“Sono richieste che non possiamo accettare. In alcuni casi, abbiamo così dovuto interrompere i nostri lavori per settimane e perfino per mesi”, si rammarica Frieden.

Finora, la ribellione non ha comunque costretto la DSC ha abbandonare completamente un progetto nel paese dell’Himalaya. Negli ultimi mesi la situazione sembrava addirittura in fase di miglioramento.

Nessun sostegno governativo

Secondo il responsabile della DSC, le attività della cooperazione svizzera sono ostacolate anche dalla mancanza di sostegni da parte del governo.

“Oggi cerchiamo di condurre i nostri progetti grazie all’assistenza delle collettività locali che operano in zone nelle quali la presenza del governo è molto limitata o in cui il controllo statale è addirittura assente”.

La Svizzera fornisce già da 40 anni aiuti al Nepal, destinati soprattutto a ridurre la povertà e a promuovere uno sviluppo sostenibile.

Primi negoziati di pace

“Questi ultimi episodi di violenza riflettono la situazione in cui si trovano migliaia di giovani in Nepal, privi di educazione e di prospettive. In queste condizioni può emergere soltanto frustrazione e violenza”, afferma Jörg Frieden.

Le autorità svizzere hanno offerto a più riprese la loro assistenza al Nepal.

Nel marzo del 2003 hanno organizzato a Berna dei negoziati di pace tra rappresentati del governo e della guerriglia maoista.

Questo primo incontro ha permesso di concordare un cessate il fuoco. Ma, già nell’agosto dell’anno scorso, gli scontri sono ripresi.

“La DSC sta cercando di fare del suo meglio per migliorare la situazione in Nepal. Ma, evidentemente, il nostro lavoro rimane soltanto un piccolo contributo di fronte ad un problema enorme”, osserva il cooperante svizzero.

swissinfo, Billi Bierling, Kathmandu
(traduzione Armando Mombelli)

Già da una quarantina di anni, la DSC fornisce aiuti al Nepal nell’ambito di programmi di silvicoltura, costruzione della rete viaria, formazione e promozione delle piccole imprese.
La guerriglia maoista ha cominciato nel 1996 a combattere per rovesciare il regime monarchico.
I combattimenti sono già costati la vita a circa 9’000 persone.

L’esecuzione di 12 lavoratori nepalesi in Iraq ha scatenato la settimana scorsa violente manifestazioni anti-islamiche a Kathmandu.

Almeno due persone sono morte nel corso delle sommosse e degli attacchi a moschee ed altri centri mussulmani.

Per ripristinare la calma, le autorità nepalesi sono state costrette ad imporre il coprifuoco.

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