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Le opinioni dei due schieramenti

A colloquio con Yves Perrin, consigliere nazionale dell'Unione democratica di centro, e Ueli Leuenberger, consigliere nazionale dei Verdi.

swissinfo: Uno degli argomenti che i fautori della revisione fanno spesso valere è quello della criminalità, che a loro dire sarebbe molto diffusa tra i richiedenti l’asilo. Sentiamo per cominciare, proprio a questo proposito, Yves Perrin.

Yves Perrin: Ammetto che i delinquenti in senso stretto sono una piccola parte dell’insieme. Il problema è che questa piccola proporzione costituisce poi una grande parte degli autori di delitti commessi nel paese.

Nel 2005, in tutta la Svizzera, sono stati arrestati 104 spacciatori. Soltanto sei erano svizzeri. La maggior parte degli spacciatori arrestati erano dunque stranieri, di cui una parte richiedenti l’asilo. Dunque, non possiamo ignorare questo fenomeno.

swissinfo: Un problema, quello della delinquenza, che gli oppositori della revisione non contestano, ma che intendono risolvere in un altro modo. Sentiamo Ueli Leuenberger.

Ueli Leuenberger: La criminalità, il traffico di droga sono qualcosa di molto grave e per combatterli abbiamo già delle leggi. È un’illusione credere che le due nuove leggi nel settore dell’asilo e degli stranieri siano più appropriate per combattere la criminalità. L’unico risultato sarà quello di colpire delle persone perseguitate che sono fuggite dal loro paese e che non dispongono di documenti. Che si puniscano invece i trafficanti, che li si buttino fuori dal paese.

Per i giovani richiedenti l’asilo bisognerebbe invece prendere misure preventive per evitare che diventino preda di trafficanti attivi in Svizzera. Questo significa dar loro la possibilità di lavorare durante la durata della procedura, perché se una persona è condannata all’inattività per settimane, mesi o anni, allora corre un grosso rischio.

swissinfo: La revisione della legge interviene in un momento in cui il flusso dei richiedenti l’asilo è in calo. In Svizzera nel 2005 la proporzione di profughi è calata di quasi il 30% rispetto all’anno precedente. Che bisogno c’è dunque di inasprire la legge proprio ora?

Y.P.: Ci siamo resi conto in questi anni che la situazione fluttua molto. Basta che un conflitto scoppi da qualche parte e subito i richiedenti si presentano alle nostre porte. Penso che sia importante legiferare proprio in questo momento, approfittando del fatto che la situazione è relativamente calma.

swissinfo: Ma la partecipazione della Svizzera all’accordo di Dublino, non potrebbe contribuire più di questa revisione al controllo dei flussi di profughi?

Y.P..: Dublino sarà un miglioramento, ma bisognerà che i paesi stiano al gioco. Temiamo che i paesi dello spazio Schengen non vorranno dimostrare molto zelo, per non rischiare di vedersi rispedire tutte le persone da loro registrate nella banca dati Eurodac.

Pensiamo a un paese come l’Italia, che si trova in prima linea. L’Italia rischia di vedersi recapitare tutti i profughi da lei registrati ai quali negli altri paesi è stato rifiutato l’asilo.

La Svizzera, fedele alla sua reputazione, farà il lavoro come si deve, ma sul rigore degli altri paesi non scommetterei. Ne potrebbero approfittare per trasferire da noi i loro problemi.

swissinfo: Ueli Leuenberger mette invece l’accento sul ruolo esemplare che la Svizzera, forte della sua tradizione umanitaria, dovrebbe svolgere in questo campo.

U.L.: Non è degno della Svizzera, sede dell’Alto Commissariato dell’ONU per i rifugiati, sede del Comitato internazionale della Croce rossa, adottare una legge fortemente criticata da tutti coloro che sono attivi nella difesa dei diritti umani. Questa legge farà della Svizzera uno dei paesi più restrittivi in Europa per l’accoglienza delle persone perseguitate.

È il frutto di una campagna fatta di menzogne e di cifre false che dura da anni. La xenofobia e il razzismo non sono valori svizzeri. Dobbiamo fermare questa frangia di populisti guidati dal ministro Blocher. La popolazione svizzera non è razzista, ma è informata male sui flussi migratori.

Questa campagna ci permetterà di fare circolare meglio l’informazione e di ricordare che in passato anche la Svizzera è stata un paese d’emigrazione, perché la situazione economica non era buona.

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