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Mario Corti attacca le banche

Mario Corti e Jacqualyn Fouse mentre lasciano il tribunale distrettuale di Bülach Keystone

L'ultimo patron del gruppo ha respinto ogni addebito per il "grounding" che il 2 ottobre 2001 costrinse a terra la flotta ed ha fatto ricadere la responsabilità sulle grandi banche.

Davanti alla Corte è comparsa pure l’ex responsabile delle finanze Jacqualyn Fouse, che ha negato di aver tardato ad avviare la procedura di moratoria concordataria.

L’ultimo presidente della direzione di SAirGroup Mario Corti ha deposto una seconda volta martedì davanti al tribunale di Bülach per evocare i giorni precedenti il cosiddetto “grounding” di Swissair.

Accusato in particolare di amministrazione infedele, Corti ha negato ogni responsabilità nell’immobilizzazione della flotta il 2 ottobre 2001 ed ha puntato il dito contro le banche.

Sono state loro, ha in sostanza dichiarato l’ultimo patron di SAirGroup, ad aver “strangolato” il gruppo, orchestrando a sua insaputa il piano Phoenix, che prevedeva la ripresa delle attività aeree di Swissair da parte di Crossair. Questa variante era “la peggior soluzione possibile”.

Rimproveri “infondati”

“Ho avvertito il governo dell’incongruità di questo piano”, ha affermato Corti, dicendosi persuaso che la sua strategia avrebbe permesso di salvare il gruppo.

Accusato con Jacqualyn Fouse – responsabile delle finanze di SAirGroup da giugno ad ottobre 2001 – di aver tardato ad avviare la procedura di moratoria concordataria, Corti ha dichiarato che questi rimproveri “sono infondati”.

Il procuratore pubblico deplora che la richiesta di moratoria concordataria sia stata effettuata solo il 4 ottobre, quando la situazione per Swissair era già drammatica il 17 settembre, data in cui la Confederazione le negò un credito ponte di un miliardo di franchi.

Secondo Corti, tuttavia, SAirGroup a metà settembre non era insolvente e disponeva ancora di 300 milioni di franchi di liquidità.

“Credevamo di poter ottenere una soluzione costruttiva”, ha dal canto suo detto Jacqualyn Fouse, attualmente direttrice delle finanze del gruppo farmaceutico Alcon negli Stati Uniti – che non ha lesinato critiche all’operato di UBS.

Una strategia “realista”

L’ultimo patron di SAirGroup ha sottolineato che aveva elaborato una strategia che, contrariamente all’operazione Phoenix, era “realista”.

Corti voleva cedere le società Nuance (negozi duty-free) e Swissport (assistenza a terra) e ricapitalizzare Flighlease. Secondo lui, questo piano avrebbe permesso di salvare il gruppo e di rimborsare il credito ponte richiesto alla Confederazione per la fine del 2001.

A detta di Corti, fino all’immobilizzazione della flotta il risanamento del gruppo era possibile. Tuttavia il giorno precedente il grounding i bisogni di liquidità sono improvvisamente aumentati (a 750 milioni di franchi) a causa della dissoluzione di un conto di SAirGroup, da parte dell’UBS.

La somma poteva ancora essere riunita grazie alla vendita delle azioni di Crossair, a un credito ponte e a un credito urgente. “Mi avevano promesso che i fondi necessari sarebbero stati trasferiti, ma le banche hanno tardato a sbloccarli”, ha dichiarato Corti.

L’UBS ha dal canto suo respinto tutte le critiche mosse da Mario Corti davanti alla giustizia zurighese. Il Credit Suisse non ha per ora voluto esprimersi.

swissinfo e agenzie

Il processo, iniziato il 16 gennaio, si svolge presso il Tribunale distrettuale di Bülach (canton Zurigo). Dovrebbe terminare il 9 marzo.

Il Tribunale si riunisce nella sala multiuso della cittadina alle porte di Zurigo che può ospitare fino a 1500 persone. I dibattimenti sono pubblici.

Gli interrogatori dei 19 imputati devono essere realizzati entro il 5 febbraio. A partire dal 15 febbraio seguono la requisitoria della procura pubblica e le difese degli avvocati.

Il progetto “Phoenix” è stato adottato dal consiglio d’amministrazione di SAirGroup durante il fine settimana del 29 e 30 settembre, alcuni giorni prima del “grounding” di Swissair.

Il piano, elaborato sotto la direzione delle grandi banche svizzere, prevedeva la ripresa da parte della compagnia Crossair di diverse attività aeree di Swissair e il riacquisto della partecipazione del 70% detenuta da Swissair nella Crossair da parte di UBS e Credit Suisse.

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