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Naturalizzazione tra giustizia e politica

Tocca al popolo decidere a chi spetta il passaporto rossocrociato? Keystone

La prossima settimana si discuterà in parlamento sulla modifica della procedura di naturalizzazione, chiamata in causa da un verdetto del Tribunale federale.

La proposta, avanzata dalla destra, prevede che a cantoni e comuni sia attribuita piena autonomia in questo ambito. Se accettata, si scontrerebbe con la decisione della Corte suprema elvetica.

Nel 2003, il Tribunale federale (TF) aveva deciso che i candidati all’ottenimento della nazionalità elvetica la cui richiesta è stata respinta hanno il diritto di conoscere i motivi del rifiuto. La più alta istanza giudiziaria elvetica intendeva così evitare le eventuali decisioni arbitrarie.

In pratica, la decisione dei giudici ha come conseguenza di rendere implicitamente illegali i rifiuti di accordare la naturalizzazione decisi in votazione popolare. Assemblee comunali e cittadini si vedono così privati della loro competenza decisionale in materia.

Il verdetto dei giudici riguardava uno scrutinio avvenuto nel comune lucernese di Emmen, durante il quale i cittadini avevano rifiutato a un centinaio di candidati d’origine balcanica la possibilità di ottenere un passaporto rossocrociato. A questo voto, dalle tinte xenofobe, ne erano seguiti altri simili in alcune regioni della Svizzera centrale, che avevano suscitato numerose proteste in tutto il Paese.

Autonomia locale

Ora il Consiglio nazionale (camera del popolo) deve dibattere una proposta del deputato dell’Unione democratica di centro (UDC) Rudolf Joder. A suo avviso la decisione del Tribunale federale lascia aperte molte domande a cui il legislatore deve dare una risposta.

Joder vuole che le autorità cantonali e locali possano decidere se la cittadinanza può essere conferita attraverso il voto popolare o dalle assemblee legislative. E intende impedire ai candidati respinti un ricorso contro la decisione.

«La cittadinanza è una questione politica che deve essere affrontata dai cittadini o dai parlamenti e non da un organo amministrativo, che si tratti di politici o di giudici», afferma il deputato.

Joder aggiunge che la sua proposta si affianca a progetti simili lanciati dal suo partito, che mira a provocare un voto popolare a livello nazionale sulla questione. Un comitato dovrebbe consegnare le firme necessarie per un’iniziativa popolare in novembre.

Secondo il parlamentare UDC, il recente voto nel canton Berna che ha conferito al governo cantonale e agli esecutivi comunali il diritto esclusivo di decidere su questioni relative all’acquisto della cittadinanza non rappresenta una minaccia per i suoi propositi. «Io non credo che il voto bernese sia indicativo. La tendenza in altre regioni del paese sembra piuttosto favorevole ai nostri obiettivi».

Decisione arbitraria

Il Partito socialista svizzero (PS) si oppone con decisione ai propositi dell’UDC. «Sarebbe disastroso se i candidati alla cittadinanza fossero di nuovo alla mercè dei votanti, dei parlamenti o delle assemblee comunali», dice Vreni Hubmann.

La deputata socialista al Consiglio nazionale ritiene del resto che per ragioni di protezione dei dati personali sarebbe impossibile fornire a tutti i membri di un parlamento le informazioni necessarie sui candidati alla naturalizzazione.

A suo avviso, è assolutamente sensato limitare l’autonomia locale rispetto alla questione della cittadinanza. «I comuni possono definire il proprio catalogo di criteri per i candidati. Ma se i richiedenti rispettano queste condizioni devono ricevere il passaporto svizzero».

L’ultima parola

Hans Geser, professore di sociologia all’università di Zurigo, ritiene tuttavia che la proposta dell’UDC sia un tentativo legittimo di lanciare un dibattito politico su un tema molto controverso. «La politica in Svizzera non è solo una questione legale. Il popolo ha l’ultima parola».

Nel settembre del 2004, i votanti svizzeri hanno respinto una proposta, sostenuta dal parlamento, che mirava a rendere più facile per i giovani stranieri l’acquisto della cittadinanza elvetica.

Si tratta della seconda volta in un decennio che il popolo svizzero si rifiuta di agevolare le condizioni per la naturalizzazione. Attualmente gli stranieri che vivono in Svizzera sono un milione e mezzo – circa il 20% della popolazione.

Per ottenere la cittadinanza svizzera, i richiedenti devono ottenere l’approvazione di tre autorità diverse, compreso l’esecutivo del comune di residenza. Si tratta di una procedura costosa, senza garanzie che la domanda sia accolta. Per questo la Svizzera ha uno dei tassi di naturalizzazione più bassi d’Europa.

swissinfo, Urs Geiser
(traduzione: Andrea Tognina)

La procedura normale di naturalizzazione si basa su un’approvazione della richiesta da parte delle autorità federali, cantonali e comunali, le quali fissano autonomamente le loro tariffe e le loro regole.
I candidati devono aver vissuto nel paese per un certo numero di anni e devono provare di essere ben integrati nella società svizzera.
La Svizzera ha uno dei tassi di naturalizzazione più bassi d’Europa.

Il Tribunale federale ha stabilito nel 2003 che la naturalizzazione non può essere decisa alle urne o in un’assemblea legislativa.

L’Unione democratica di centro (UDC) sta racogliendo le firme per sfidare la decisione del tribunale in una votazione popolare.

Un parlamentare dell’UDC ha inoltrato una proposta analoga al Consiglio nazionale (camera del popolo), che ne discuterà la prossima settimana.

Entrambe le proposte mirano a dare alle autorità cantonali e comunali piena autonomia nelle questioni relative alla cittadinanza.

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