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Nuova retata per combattere la ciberpedofilia

Visionare siti internet con contenuti pedofili? In Svizzera è illegale solo se si conservano le immagini swissinfo.ch

Le forze di polizia svizzere hanno effettuato 400 perquisizioni, arrestato una decina di persone e confiscato una grande quantità di materiale pornografico.

Il messaggio inviato ai pedofili che si servono di internet è chiaro. Resta da verificare se è anche dissuasivo.

«Genesis» ha fatto scuola: per la seconda volta in due anni la Polizia giudiziaria federale (PGF) coadiuvata dalle forze di polizia di tutti i Cantoni e della città di Berna ha lanciato un’importante operazione contro i pedofili. Il risultato dell’operazione denominata «Falcon»? Più di 400 perquisizioni, l’apertura di procedure penali nei confronti di un numero altrettanto alto di persone, una decina di indagati messi in detenzione preventiva e una grande quantità di materiale sequestrato. Per analizzarlo ci vorranno mesi. I rapporti non sono attesi prima della primavera prossima.

Sono state aperte delle inchieste in tutto il paese, anche se indubbiamente il cantone più toccato è Zurigo. Sono ben 111 i fascicoli aperti dalla polizia zurighese. «Per la Svizzera, si tratta di un’operazione su ampia scala e molto importante», spiega Jürg Schäublin, portavoce di Fedpol. «In questo modo siamo sicuri di inviare un segnale chiaro: la Svizzera non tollera la pedopornografia».

Anche Pascal Seeger, un ex poliziotto che oggi lavora come esperto informatico per l’organizzazione «Action Innocence» di Ginevra, riconosce l’importanza di quest’operazione. «È un altro colpo inflitto alla comunità dei pedofili. Non resta che sperare che li spinga a trarne le debite conseguenze».

Ma proprio su quest’ultimo punto, Seeger ha dei dubbi: «Le conseguenze penali di queste operazioni sono troppo leggere per dissuadere veramente i criminali dal ricominciare. Nel caso di Genesis, ad esempio, i colpevoli sono stati puniti soprattutto con multe o con pene detentive sospese condizionalmente».

Lavoro da certosini

L’operazione è partita già a metà giugno, dopo mesi di preparativi e indagini preliminari, ma la maxiretata ha preso avvio solo il 6 settembre ed è durata due settimane. Le persone presso le quali sono avvenute le perquisizioni sono sospettate di essersi procurate materiale pornografico a sfondo pedofilo.

I casi di 47 persone che esercitavano una professione a contatto con bambini sono stati trattati prima degli altri, già in giugno. Fedpol costata che molti dei sospetti erano già noti per essere stati coinvolti in altre vicende. «I casi di recidività», commenta Pascal Seeger «provano che il valore repressivo di queste operazioni è insufficiente».

Gli inquirenti svolgono un buon lavoro, ma il loro cammino è irto d’ostacoli. «Dobbiamo essere molto pazienti», afferma Jürg Schäublin. «Monitorare i siti internet richiede tempo. E poi i sospettati spesso consumano materiale pornografico, ma noi non possiamo intervenire fino a quando non scaricano le immagini incriminate sul loro disco rigido». In Svizzera, infatti, il semplice fatto di cercare su internet dei contenuti illegali non comporta un’infrazione alla legge.

Operazione partita dagli Usa

Come per l’operazione Genesis, l’inchiesta è partita dagli Stati Uniti dove, nel 2003, le autorità hanno preso di mira numerosi siti internet contenenti foto di pornografia infantile. I documenti sequestrati hanno permesso di ottenere informazioni sui clienti che avevano avuto accesso a questi siti pagando con una carta di credito.

In una riunione svoltasi lo scorso febbraio a Lione, Interpol ha informato le polizie nazionali di più di 120 paesi. L’elaborazione della massa d’informazioni arrivata dagli USA ha richiesto a Fedpol un lavoro di diversi mesi. I 21 siti internet incriminati contenevano oltre 100’000 fotografie e video. Dopo un primo esame, i due terzi di questo materiale sono stati classificati come passibili di perseguimento penale.

La grande rete non conosce frontiere e il problema della diffusione via internet di materiale pedopornografico è certo un problema globale. Tuttavia, Pascal Seeger deplora il fatto che in Svizzera le inchieste vengano avviate solo su invito internazionale. «È vero che l’80% dei siti pedofili sono statunitensi e che è normale che le grandi inchieste partano da lì. Ma bisogna sperare che in futuro i pedofili elvetici vengano presi di mira da operazioni provenienti dalla Svizzera e non dall’estero».

swissinfo

Più di 400 perquisizioni e 10 arresti nel corso della retata partita il 6 settembre.
47 persone indagate già in giugno. Lavoravano con dei bambini o avevano dei precedenti.
Partita dagli Usa, l’operazione «Falcon» è la più importante in Svizzera dopo «Genesis» (autunno 2002).

La legge svizzera non proibisce di visionare dei siti a contenuto pedofilo, ma punisce chi registra questo tipo di materiale sul proprio computer con delle pene detentive di un anno al massimo e/o delle multe stabilite dal giudice.

La vendita d’immagini a sfondo pedofilo può essere punita con tre anni di detenzione.

L’abuso di minori costa fino a cinque anni di prigione (articolo 187 del codice penale).

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