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Potenziare l’influenza della Svizzera nel mondo

Micheline Calmy-Rey vuole una Svizzera più forte sul piano internazionale Keystone

Micheline Calmy-Rey ha aperto lunedì a Berna la Conferenza annuale degli ambasciatori difendendo il concetto di neutralità attiva.

La ministra elvetica ha espresso il proprio rincrescimento per l’influenza limitata della Svizzera sul piano internazionale. Per rinforzarla prevede la candidatura della Confederazione al Consiglio di sicurezza dell’ONU.

«La neutralità elvetica è un messaggio di pace. Il miglior modo per rispettarla è essere attivi nella prevenzione e nella risoluzione dei conflitti», ha affermato lunedì a Berna la consigliera federale Micheline Calmy-Rey durante la tradizionale Conferenza annuale degli ambasciatori.

Tuttavia, da sola la Svizzera non dispone dell’influenza sufficiente per risolvere le crisi. Ad esempio, riferendosi alla guerra in Libano, la ministra degli affari esteri elvetica sostiene che «senza influenza in seno al Consiglio di sicurezza, senza i mezzi finanziari necessari o personalità di peso a disposizione, la voce della Confederazione non conta nella risoluzione i conflitti più acuti sul piano internazionale».

Scarsa visibilità

Micheline Calmy-Rey ha espresso il proprio rincrescimento per il fatto che la politica estera elvetica non sia sufficientemente visibile ed influente agli occhi delle altre nazioni. A suo parere i motivi sono da ricercarsi nei limiti strutturali del paese, come il fatto di non appartenere all’Unione europea, la scarsa esperienza a livello multilaterale o il debole impegno militare all’estero.

D’altro canto, la ministra socialista ha anche sottolineato alcuni successi registrati recentemente dalla diplomazia elvetica.

A tale proposito ha citato ad esempio il contributo della Confederazione per l’istituzione del Consiglio ONU dei diritti umani nonché l’adozione di un emblema addizionale per la Croce rossa.

Aderire al Consiglio di sicurezza

Per contare maggiormente nel mondo, la Svizzera deve, secondo Micheline Calmy-Rey, potenziare la propria posizione politica attraverso un miglioramento della cooperazione con alcuni attori-chiave da un lato, con i piccoli Stati dall’altro.

«Affinché ciò sia possibile occorrono dei cambiamenti nella coordinazione dei nostri sforzi bilaterali e multilaterali. Dobbiamo inoltre provare di essere disposti a mettere a disposizione le risorse necessarie», ha detto.

La consigliera federale ha inoltre sostenuto l’impegno dell’esercito svizzero all’estero nell’ambito delle missioni di mantenimento della pace, impegno che, afferma la ministra degli esteri, andrebbe ulteriormente rinforzato.

Una maggiore influenza sul piano internazionale può essere garantita, secondo Calmy-Rey, anche accedendo al Consiglio di sicurezza dell’ONU. Ciò avrebbe come conseguenza di rafforzare il peso e le competenze del Dipartimento federale degli affari esteri.

swissinfo e agenzie

Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) include l’aiuto allo sviluppo e alla cooperazione.
Il suo budget totale è di quasi 2 miliardi di franchi l’anno.
Il DFAE impiega circa 3000 persone in Svizzera e all’estero.

La Conferenza annuale degli ambasciatori riunisce per tre giorni i più influenti rappresentanti della Svizzera all’estero.

Vi partecipano ambasciatori, consoli generali e capi degli uffici di cooperazione della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC).

Il tema principale della conferenza del 2006 è «Politica d’influenza: opportunità e limiti».

Nel 1515, i confederati sono sconfitti a Marignano. La battaglia segna la fine della politica militare della Confederazione elvetica. Il 20 novembre 1815, la neutralità perpetua della Confederazione è ufficialmente sancita dal Congresso di Vienna.

Nei rapporti internazionali, neutralità significa la non partecipazione a conflitti armati tra Stati. La neutralità svizzera si contraddistingue per tre caratteristiche: è stata scelta liberamente, è permanente ed è armata.

Nel 1993, il Consiglio federale (governo svizzero) ha abbandonato il principio di neutralità “integrale”. Ciò significa che la Svizzera può prendere delle misure multilaterali economiche o anche militari.

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