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Reati che producono capitali

Bernard Bertossa, Fulvio Pelli e Gherardo Colombo (da sinistra) swissinfo.ch

La Chaux-de-Fonds: frequentatissimo dibattito su evasione fiscale, crimine organizzato e segreto bancario al Club 44.

Invitati Gherardo Colombo, giudice di Mani pulite, gli ex procuratori Bernard Bertossa, Dick Marty e il parlamentare Fulvio Pelli.

L’istituzionalizzazione della lentezza

Nel febbraio di quest’anno in Italia si è ricordato il decimo anniversario di Mani pulite, un’operazione giudiziaria senza precedenti in Europa sulla corruzione dei partiti e delle imprese, che ha determinato una trasformazione fondamentale del panorama politico italiano.

Un’inchiesta che ha coinvolto migliaia di persone e che non sarebbe stata possibile senza la collaborazione giudiziaria della Svizzera. Gherardo Colombo, che era uno dei giudici principali dell’inchiesta, ha sottolineato però che su più di tremila richieste di giudizio, solo la metà dei processi sono stati effettuati. Gli altri stanno cadendo in proscrizione. “Due sentenze su tre alla fine saranno arrivate troppo tardi”.

A ciò si è arrivati, oltre che per colpa della lentezza del sistema giudiziario italiano, anche a causa della altrettanto lenta risposta delle autorità svizzere agli appelli dei magistrati italiani. “A volte passavano otto mesi dalla richiesta di controllo di un conto bancario. Sapete quanti movimenti di persone e di denaro possono avvenire in un periodo così lungo?” ha spiegato Gherardo Colombo.

Punto di vista confermato dall’ex procuratore Bernard Bertossa: “Il sistema svizzero ha permesso l’istituzionalizzazione della lentezza”.

I progressi

È vero però che dal 1992 in poi le cose sono migliorate: in proposito il deputato radicale Fulvio Pelli, ha sottolineato che le procedure sono diventate molto più rapide e i controlli più severi.

Un impiegato di banca presente in sala ha confermato: “Lavoro in banca da trenta anni e non abbiamo mai fatto così tanti controlli come ora.”

Fulvio Pelli, ha detto che se è vero che la Svizzera attira capitali di dubbia provenienza, è anche la piazza finanziaria dove questi capitali è possibile ritrovarli, cosa che non succede altrove, dove i controlli proprio non esistono.

Pelli ha citato come esempio i fondi Marcos, Abacha e i fondi di Licio Gelli, legati al crack del Banco Ambrosiano, uno degli scandali finanziari più clamorosi del dopoguerra in Italia.

Evasione fiscale e falso in bilancio: reati o no?

Pelli ha provocatoriamente affermato che non è colpa della Svizzera se in Italia ci sono troppi evasori fiscali. “L’imposizione è doppia rispetto alla Svizzera, e questo è un problema dell’Italia”.

Il settore bancario è vitale per la Svizzera e in particolare per il Ticino ed è quindi comprensibile una certa reticenza a lasciarlo cadere, ha detto il deputato radicale.

“Ma allora sarebbe come dire che anche gli orologieri de La-Chaux-de Fonds si possono mettere a fabbricare orologi falsi perché c’è una crisi nel settore”, gli risponde Bernard Bertossa tra le risate del pubblico.

Per l’ex-procuratore Dick Marty, la difesa ad oltranza del segreto bancario da parte delle autorità elvetiche è piuttosto imbarazzante. D’altro canto, anche la pressione che la piazza finanziaria londinese fa in seno all’Ue perché la Svizzera rinunci al segreto bancario, non è dettata da sentimenti onorevoli. Per Dick Marty: “Londra vuole semplicemente attirare nella City la gestione delle fortune private che si trovano in Svizzera”.

Fondi neri

“Nessuno pretende di sopprimere completamente il segreto bancario che resta legittimo in molti casi”, ha concluso Bernard Bertossa. Ma il fatto che l’evasione fiscale non sia considerata reato, è una grave lacuna legale del sistema elvetico.

“Lo scenario cui ci troviamo di fronte, chiarisce l’ex procuratore di Ginevra, in nove casi su dieci è quello di un intermediario finanziario svizzero che dice: ‘Sì, effettivamente mi sembrava che la somma provenisse da attività poco chiare, ma credevo si trattasse di evasione fiscale. Dato che l’evasione fiscale non è un reato in Svizzera, non potete incriminarmi.'”

Proprio l’evasione fiscale in molti casi contribuisce invece alla creazione di fondi neri da parte di imprese o partiti. “Si creano delle società off-shore con sede in Svizzera, o delle società anonime svizzere e le mazzette sono pagate tramite questi fondi neri”, spiega Bertossa.

Dieci anni e ci vuole ancora pazienza

Molto parco di commenti che potrebbero causargli dei guai in Italia, dove riveste ruoli istituzionali per la procura della repubblica, Gherardo Colombo non si esprime sull’eredità politica di Mani pulite.

Ma ci pensa Bernard Bertossa a fare commenti sulla situazione attuale in Italia: “Il governo Berlusconi rappresenta una battuta d’arresto nel movimento di lotta alla corruzione e all’evasione fiscale. Tant’è vero che la Svizzera ha perfino rifiutato di ratificare il trattato di collaborazione con l’Italia, a causa di tutte le restrizione poste.”

“Ma nessuno è eterno, nemmeno Berlusconi.” Una battuta molto apprezzata soprattutto dai tanti lavoratori italiani presenti alla tavola rotonda pubblica.

Raffaella Rossello, swissinfo

Fino al 2000 in Svizzera non era considerata come reato la corruzione di funzionari esteri da parte di aziende svizzere.
Il reato di riciclaggio di denaro è punibile in Svizzera solo se è provata l’intenzionalità.
In Italia l’azione penale è obbligatoria: il procuratore della Repubblica deve perseguire tutti i reati di cui viene a conoscenza.
Mani pulite debuttò dieci anni fa. Migliaia di rogatorie furono inviate in 29 paesi, tra cui anche la Svizzera.

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